La Colazione dei Canottieri di Renoir: la gioia della compagnia

Se c’è un quadro nel quale, grazie a una magia, vorrei entrare è proprio questo. Colazione dei Canottieri è uno dei dipinti più noti della pittura impressionista: Pierre-Auguste Renoir lo ha realizzato nel 1880 ritraendo alcuni suoi amici e conoscenti. Avete in mente quando ad un pranzo all’aria aperta improvvisamente uno degli amici tira fuori la macchina fotografica (oggi probabilmente un cellulare) e scatta a sorpresa una foto? Renoir ha fatto in un certo senso una istantanea su tela.

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“Quanto basta”. Perchè abbiamo bisogno di un incontro per trovare la soluzione

Quando ho deciso di imparare a cucinare ero un po’ preoccupata e ansiosa. Mi sono lanciata nell’impresa praticamente da autodidatta, consultando Il cucchiaio d’argento, Bibbia della cucina italiana, e nelle ricette c’era quasi sempre un ingrediente del quale non si diceva la dose precisa ma c’era scritto q.b. Appunto: quanto basta. Per questo ho sorriso allo scambio di battute tra i due protagonisti di questo film a proposito della preoccupazione di fronte al q.b. Perché nella vita non tutto è chiaro e pianificato dagli altri, c’è un momento nel quale devo affrontare quello spazio di libertà, devo trovare la misura giusta, la quantità necessaria, né troppo né poco. Ancora una volta, la cucina è metafora della vita.

Il film si gioca tutto nel rapporto tra Arturo, chef talentuoso ma con un problema nel controllare la sua aggressività, e Guido, un ragazzo con la sindrome di Asperger. Arturo è appena uscito di prigione e finisce di scontare la pena ai servizi sociali insegnando a cucinare ad un gruppo di ragazzi problematici tra i quali c’è proprio Guido, che dimostra grande talento ai fornelli e vuole partecipare ad un concorso culinario. Tra i due personaggi si instaura un legame che diventerà fruttuoso per entrambi, portandoli a cambiare positivamente il proprio destino. La partecipazione al concorso li porta a partire insieme, a vivere varie avventure, come nei più classici “road movie”, dove il viaggio dei due protagonisti diventa percorso esistenziale.

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“La cena perfetta”: quando la cucina è anche cuore e speranza

Un film ambientato in un ristorante: ancora! direte voi. La trama presenta effettivamente qualche cliché, ma ci sono alcuni elementi di novità e un finale davvero ad effetto. Il protagonista, Carmine, è interpretato da Salvatore Esposito, volto già noto al pubblico per il ruolo di Genny Savastano nella serie TV Gomorra. Ancora una volta veste i panni di un camorrista: un giovane cresciuto sotto l’ala protettiva di un boss al quale suo padre ha salvato la vita. L’appartenenza al clan sembra il suo destino ma lui è buono nell’animo e manifesta un evidente disagio quando è chiamato a compiere atti criminali.  

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La cuoca del Presidente

Sempre più spesso il cinema si infila in cucina per raccontare storie di passioni, di amicizie, di sfide e di difficili relazioni interpersonali: la tavola è specchio della vita e rivela molto dell’animo umano. Questo film francese è ispirato alla storia vera della cuoca di Mitterand. La vicenda parte dal Périgord, regione della Francia dove personalmente ho lasciato un pezzetto del mio cuore, nota per la sua ottima gastronomia: Hortence è una cuoca rinomata che gestisce un agriturismo, nel quale tiene anche corsi di cucina. Con sua grande sorpresa viene chiamata a lavorare per la cucina personale del Presidente della Repubblica. Donna dal carattere forte e deciso, poco incline ai compromessi, si scontra ben presto con le regole del palazzo del potere e con i colleghi della cucina centrale dell’Eliseo, tra rivalità e atteggiamenti di vero e proprio ostruzionismo.

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Musica a tavola: sì o no?

Entro in pizzeria e vengo sommersa non solo dalle voci della clientela, amplificate dalla cattiva acustica del locale, ma anche da una musica martellante. Sono a tavola con amici e non si riesce a parlare: per essere capiti bisogna gridare e così diamo anche noi il nostro contributo a quel caos infernale. La cameriera parla illustrandoci i piatti fuori menu ma non si riesce a capire cosa stia dicendo. Passa circa un mese, vado in un’altra pizzeria e noto con piacere che si tratta di un locale molto tranquillo, anche se affollato, e soprattutto non c’è musica. La mia giornata era stata impegnativa, ero stanca e avevo proprio bisogno di rilassarmi e anche grazie all’atmosfera di quiete presente nel locale ho un ricordo molto piacevole di quella serata. La prossima volta, so quale locale sceglierò.

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Quattro film che parlano di vino e delle radici di famiglia

Mi è capitato di recente di vedere alcuni film nei quali i protagonisti, persone stressate, deluse dalla carriera nella quale avevano riposto molte aspettative, in crisi perché hanno perso il senso della vita, ritornano nei luoghi della loro infanzia e recuperano la serenità perduta. Attraverso i ricordi dei loro nonni o del padre, tornano a galla le cose importanti, i veri valori che danno gioia e solidità. Si tratta di film ambientati in Italia o in Francia e il vino, la buona tavola e la bellezza della vita di campagna sono un filo conduttore delle vicende. Quando si tratta di produzioni inglesi o americane, fa piacere scoprire che nell’immaginario anglosassone noi e i nostri cugini d’Oltralpe siamo i fortunati detentori di luoghi paradisiaci, non solo grazie ai magnifici panorami ma anche grazie ai valori umani che si respirano quando si è immersi in quella cultura.

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“Pranzo a Posillipo” di De Nittis: la gioia e la bellezza della tavola

Voglia di primavera, voglia di pranzi all’aria aperta. Il pittore Giuseppe De Nittis in questo quadro dipinge una tavolata di amici: fa da sfondo il mare alla luce del tramonto, in cielo fa capolino una piccola luna. Alcuni musicisti intrattengono i commensali, che guardano ammirati la bella ed elegante signora a capotavola, la moglie francese di De Nittis, Léontine. E’ lo stesso pittore a raccontare nei suoi diari: Continua a leggere

Un dipinto: The Lady of the house

William Henry Margetson è un pittore inglese (1860-1940), noto soprattutto per i suoi quadri che ritraggono la bellezza della quotidianità, la serenità della vita familiare e figure femminili eleganti e dolcissime. Il dipinto che vi propongo oggi si chiama “The Lady of the house“. Nella apparente semplicità di un ritratto di donna che condisce un’insalata, emerge tutta la bellezza del contesto e dei particolari, con l’effetto di trasmettere a chi guarda questa immagine una sensazione di raffinatezza, pace e serenità. Continua a leggere

La mia casetta di pan di zenzero

Da tempo desideravo realizzare una casetta di pan di zenzero. Non sono un’esperta di cake design e cimentarmi da totale dilettante in quest’impresa poteva sembrare un azzardo: tra l’altro alcune amiche me lo avevano sconsigliato, presentandomela come una specie di “mission impossible” o comunque una fatica non da poco. Ma il desiderio, accantonato di anno in anno, si è fatto realtà quando mi è capitato di vedere in un negozio di un centro commerciale la scatola con i pezzi di biscotto già pronti e tagliati nella misura giusta, solo da assemblare. Ecco, quel “solo” non rende però bene l’idea: è vero che metà del lavoro è già fatto, ma vi assicuro che unire saldamente i pezzi e decorarli non è cosa da poco, soprattutto per chi è alle prime armi. Continua a leggere

Bere in pigiama sul divano … e la chiamano moda!

Immaginate la scena: siete tornati a casa, siete soli, vi mettete in pigiama o comunque in abbigliamento comodo, stappate una birra, vi stendete mollemente sul divano a non fare nulla, al massimo guardate un film o la vostra serie Tv preferita. Scena un po’ alla Bridget Jones, tanto per intenderci. Io penso che sia più bello trascorrere la serata in buona compagnia, con una bella cenetta preparata con cura. Oppure uscire con gli amici, alla ricerca di un ristorante o di un pub dove si bevono ottime birre d’abbazia. Comunque, sarà capitato a tutti di rientrare a casa la sera con il miraggio di metterci in libertà e stramazzare sul divano con il solo desiderio di relax: che c’è di male? Ma non ci è mai venuta l’idea di fare diventare quella situazione addirittura una specie di moda, anzi quasi un’arte. Continua a leggere