Si allunga la lista degli insetti che la Commissione Europea contempla tra i cosiddetti “nuovi cibi” di cui viene autorizzata la produzione e commercializzazione negli Stati dell’Unione. Che ne penso? Che la materia è molto complessa e non credo che si possa emettere un giudizio senza appello solo limitandoci a considerazioni emotive. Ci sono questioni serie sul tappeto: ad esempio non ci sono ancora certezze su possibili reazioni allergiche, sono ignote le possibili conseguenze sulla nostra salute, e basterebbe questo per essere prudenti. Se poi mi dite che l’insetto fa ribrezzo per il suo aspetto, sono d’accordo con voi, ma ricordiamo che i gamberi, i granchi, le aragoste, che sono contemplati da tempo nei nostri menu, non sono proprio graziosi: provate a digitare su un motore di ricerca le parole “crostacei in cucina”, guardate le immagini che appaiono e poi ne riparliamo. C’è chi dice che basta che l’etichetta mi dica chiaramente che quel prodotto contiene insetti e così la libertà di scelta del consumatore è tutelata.
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“La cena perfetta”: quando la cucina è anche cuore e speranza
Un film ambientato in un ristorante: ancora! direte voi. La trama presenta effettivamente qualche cliché, ma ci sono alcuni elementi di novità e un finale davvero ad effetto. Il protagonista, Carmine, è interpretato da Salvatore Esposito, volto già noto al pubblico per il ruolo di Genny Savastano nella serie TV Gomorra. Ancora una volta veste i panni di un camorrista: un giovane cresciuto sotto l’ala protettiva di un boss al quale suo padre ha salvato la vita. L’appartenenza al clan sembra il suo destino ma lui è buono nell’animo e manifesta un evidente disagio quando è chiamato a compiere atti criminali.
Continua a leggereD’Avenia: “Il cibo deve essere arte e grazia”
«Quest’anno il pranzo di Natale sarà in tono minore, ma rimane fermo che almeno in questa occasione il cibo debba essere arte e grazia, perché noi umani non stiamo a tavola solo per nutrirci ma per le relazioni che stringiamo a tavola.» Standing ovation per Alessandro D’Avenia, lo scrittore e insegnante che sulle colonne del Corriere della Sera sottolinea l’importanza del pranzo della festa e lo fa ricordando il messaggio di un film, Il Pranzo di Babette, che come sapete (ne ho già parlato nel mio blog, leggete qui) è uno dei miei film preferiti ed è stato anche citato più volte da Papa Francesco (leggete qui). Continua a leggere
Casa Santa Marta: la tavola del Papa e la sua idea di convivialità
Oggi è Santa Marta, protettrice di casalinghe, albergatori e cuochi: simbolo di ospitalità e operosità, non poteva che essere lei la protettrice del mio blog. Come sapete, Papa Francesco ha scelto di vivere a Casa Santa Marta, anziché nello storico appartamento papale nel Palazzo Apostolico. L’edificio venne inaugurato da san Giovanni Paolo II il 31 maggio 1996, per dare un alloggio ai cardinali durante i Conclavi e quando non c’è il Conclave (cioè praticamente sempre) accogliere altri religiosi e ospiti. Il giorno dell’inaugurazione il grande Papa santo ricordò che era stato scelto quel nome «per indicare nella evangelica casa di Betania – dove vivevano Lazzaro e le sorelle, e dove Gesù con i discepoli si rifugiava spesso durante il soggiorno a Gerusalemme – un esempio di ospitalità a cui la Casa da lui eretta doveva ispirarsi. La fede e l’affetto di Maria, la generosità di Lazzaro, lo spirito di servizio di Marta costituiscono nel loro insieme un modello di dedizione verso gli ospiti veramente suggestivo». Continua a leggere
Il Papa cita ancora una volta “Il Pranzo di Babette”
E’ decisamente il suo film preferito: per Papa Francesco è uno strumento efficace per trasmettere concetti importanti e profondi e lo cita ogni volta che ne ha l’occasione. Lo conoscete, vero, questo film? Vi ho già parlato de “Il pranzo di Babette”, a questo link potete leggere il mio post.
Narra la storia della cuoca parigina ospitata a casa di due sorelle protestanti, Martina e Filippa, che, come disse Bergoglio in occasione di un’intervista, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires Continua a leggere
Il Pranzo di Babette citato dal Papa nel suo documento sull’amore nella famiglia
Una bella sorpresa: nell’esortazione apostolica post sinodale sull’amore nella famiglia Amoris laetitia, Papa Francesco non cita solo San Tommaso, Padri della Chiesa, Catechismo e Concilio Vaticano II ma anche un film: Il Pranzo di Babette. Già sapevamo che è uno dei film preferiti del Pontefice, ma non vi nascondo il mio piacevole stupore nello scoprire che è stato addirittura citato in questo importante documento. Continua a leggere
Clos de Vougeot: storia, tradizione e bellezza
Il 30 e 31 gennaio 2016 a Irancy, in Borgogna, si è tenuta la tradizionale Saint Vincent Tournante. E’ una festa antica, che affonda la sua storia nel Medioevo francese e che è stata riportata in auge nel XX secolo dalla Confrérie des Chevaliers du Tastevin. Si tratta di una confraternita legata al Clos de Vougeot, un nome che per gli amanti del vino è quasi mitico. E’ come la Ferrari per gli amanti delle auto sportive, Armani per la moda.
Vi ricordate il film Il pranzo di Babette? All’arrivo dei cibi per il pranzo, Martina è preoccupata per l’eccessivo sfarzo. Improvvisamente vede una bottiglia e chiede con un filo di voce: “Sicuro che quello non è vino?” Babette risponde con entusiasmo: “E’ un Clos de Vougeot 1846!”. E guarda un po’, la storia del Clos de Vougeot affonda le radici nel monachesimo. Continua a leggere
Il pranzo di Babette: cibo per il corpo e per l’anima
Vi avevo promesso che in questo blog avreste trovato anche qualche recensione di film. Non si può cominciare che da “Il pranzo di Babette”, il film preferito di papa Francesco.
E’ un film danese del 1987, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero. Babette è una cuoca parigina che fugge dalla sua città per i gravi disordini causati dalla Comune di Parigi; trova rifugio e fraterna accoglienza da due sorelle zitelle, Martina e Filippa, che vivono in un piccolo villaggio danese. Figlie di un pastore protestante, dopo la sua morte hanno ereditato la direzione della comunità religiosa. Come dice papa Francesco, «appartengono a un mondo calvinista e puritano talmente austero che anche la redenzione di Cristo viene vista come una negazione delle cose di questo mondo. Era una comunità che non sapeva che cosa fosse la felicità. Viveva schiacciata dal dolore. Stava attaccata a una parvenza di vita. Aveva paura dell’amore». Continua a leggere