Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Ecco cosa ne pensa Petrini di Slow food

Il Governo di Giorgia Meloni cambia il nome del Ministero dell’Agricoltura che diventa: Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Anche su questa decisione si apre il fronte delle polemiche: cosa vorrà dire “sovranità alimentare”? Si tratta di una idea che richiama il “sovranismo” o addirittura l’autarchia? Si sono scatenate le ironie e c’è già chi teme che non si possa più bere il caffè o mangiare le banane. A chiarire le cose, con competenza ed equilibrio, è sceso in campo Carlo Petrini di Slow Food, spiegando che il concetto di sovranità alimentare ha a che fare con la volontà di ridare il giusto valore al cibo nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali, tutelando la biodiversità, costruendo relazioni tra produttori e consumatori, migliorando la consapevolezza sul sistema che regola la produzione alimentare.

Sono concetti molto importanti. Vi segnalo dunque volentieri, nella mia rubrica “Distillati di sapienza” questo articolo di Carlo Petrini, pubblicato sul quotidiano La Stampa e ripreso dal sito di Slow food, per capire cosa vuol dire Sovranità alimentare e perché questa scelta del nuovo governo è degna di apprezzamento.

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Ritmi frenetici: e si consuma il lunch in piedi come i cavalli

Vi presento un passo tratto dal libro scritto da Marco Niada, giornalista economico al Sole 24 Ore, intitolato in modo chiaro e illuminante: Il tempo breve. Nell’era della frenesia: la fine della memoria e la morte dell’attenzione (Garzanti, 2010). E’ un’impietosa descrizione dei rischi che sta correndo la nostra società, che ci costringe a ritmi di lavoro sempre più accelerati, bombardati da notifiche e informazioni da internet, e-mail e social network, senza un tempo adeguato per riflettere e per metabolizzare quello che ci viene comunicato. Anche il momento del pasto ne risente: mangiare diventa solo nutrirsi e nel minor tempo possibile. Addio bellezza della convivialità. Con tristi conseguenze non solo per la salute ma anche per le relazioni umane. Ecco come descrive Niada i pasti nella City londinese. Amici del blog, corriamo ai ripari! Teniamo alta la bandiera della buona cucina e del tempo che si trascorre a tavola con i nostri familiari e gli amici!

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Il cibo: un modo per esprimere e comunicare l’amore

Per la rubrica Distillati di sapienza, vi presento un brano tratto dal libro di don Luigi Maria Epicoco: “La luce in fondo. Attraversare i passaggi difficili della vita” (Ed. Rizzoli). Sono sempre contenta quando, leggendo qua e là, trovo in libri autorevoli la conferma di tutto quanto vi sto raccontando ormai da molti anni. Buona lettura.

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L’uomo mangia fondamentalmente per vivere. Il gesto di prendere del cibo è legato soprattutto alla funzione biologica della sopravvivenza. Eppure, intuiamo da subito che il semplice nutrirsi è cosa diversa dalla capacità di mangiare. L’uomo infatti ha intriso di relazionalità anche la funzione primaria e biologica della nutrizione come sopravvivenza. In questo senso, l’atto di mangiare non è mai un atto ingenuo, innocente, ha sempre al suo interno una motivazione altra. Esso è sempre il sintomo di un’interiorità. Questo è il motivo per cui a volte i disturbi alimentari non sono semplicemente riducibili a disfunzioni meccaniche della funzionalità del nostro corpo, ma sono invece il campanello d’allarme che ci racconta il groviglio complicato che ci portiamo dentro.

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La civiltà della buona tavola contro l’idolatria del cibo: una riflessione di Nembrini sul VI canto dell’Inferno

Franco Nembrini, insegnante, educatore, scrittore e grande divulgatore, già da tempo si dedica alla diffusione della Divina Commedia, facendo risaltare la profondità ma soprattutto l’attualità del capolavoro di Dante Alighieri. L’ultima sua pubblicazione è un’opera ponderosa, dove ogni canto è preceduto da un suo commento, sempre profondo e geniale. Le illustrazioni del famoso disegnatore Gabriele Dell’Otto completano un lavoro davvero di grande pregio. Per ora sono usciti i due volumi dell’Inferno e del Purgatorio, attendo con ansia il Paradiso. Nel VI Canto dell’Inferno troviamo il girone dei golosi: è l’occasione per Nembrini per fare alcune considerazioni sul valore del cibo, sull’attenzione del Cristianesimo al tema della convivialità. E allora i golosi? Leggete con attenzione: troverete molte cose che ripeto da tempo nel mio blog, ma sentirle raccontare da lui ha riempito il mio cuore di soddisfazione. Con questo autorevole alleato, proseguo con ancora maggiore convinzione nella diffusione di una bella e santa cultura della convivialità. Continua a leggere

La cucina? Un luogo che ci salva – La parola a Franca Malagò

La prima volta che Franca Malagò è venuta a cena a casa mia ha portato una focaccia con la salvia assolutamente strepitosa. Seguo sempre volentieri i suoi podcast “Ragazze, diamoci da fare”, fatti per le donne che vogliono prendere in mano la propria vita. Mi piacciono, un po’ perché quel “ragazze” mi mette di buon umore, ma soprattutto perché sono riflessioni motivazionali originali e ricche di spunti interessanti.

Il podcast che vi suggerisco di ascoltare “Gli italiani, un paese di cuochi, panettieri e pasticceri” parla di cucina come attività terapeutica ma anche come occasione di team building, attitudine al lavoro di squadra, creatività, problem solving: improvvisare una cena non è forse problem solving? Continua a leggere

Distillati di sapienza – La tavola dell’infanzia di Brunello Cucinelli

Nel libro autobiografico “Il sogno di Solomeo”, l’imprenditore Brunello Cucinelli racconta la sua vita, l’infanzia nella famiglia contadina e poi l’avvio dell’attività di produttore di maglieria in cashmere, che grazie alla sua creatività e alle sue capacità manageriali lo ha portato ad avere oggi un’azienda di alta moda nota in tutto il mondo. Cucinelli sottolinea spesso quanta importanza abbiano avuto e continuino ad avere nella sua vita la filosofia e il pensiero greco e romano, la religiosità e in particolare la Regola di san Benedetto. Qualche conseguenza concreta? Nella sua azienda alle 17.30 si finisce di lavorare, perché per Cucinelli il lavoro ha un ruolo importante nella vita, ma bisogna dare il giusto spazio a tutto il resto. Dopo quell’orario e nel fine settimana i suoi collaboratori non possono inviare email di lavoro. Continua a leggere

Gli avanzi del re – Quando cucinare non era uno show ma una liturgia

Pubblico volentieri questo breve post dell’amico Mario Verna, che su facebook ci tiene compagnia con le sue #pallinedinaftalina, brevi ma profonde riflessioni sulla famiglia e sulla vita. Una brillante carriera lo ha portato ai vertici di una grande azienda automobilistica; ma senza perdere di vista i veri valori che scaldano le nostre esistenze. Oppure è proprio la bussola di quei valori a non far perdere la rotta e condurre nel porto sicuro?

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La cena della domenica sera era quella degli avanzi.

Nel giorno della festa, a pranzo, non erano previste mezze misure, perché, quando si fa festa, c’è bisogno di abbondanza.

E per questo i preparativi iniziavano al mattino presto, con spianatoie, mattarelli e braccia forti (delle nonne) ad impastare, e l’odore di soffritto e pomodoro che accompagnava la colazione. Continua a leggere

Distillati di sapienza – Cibo e rituali sociali

Per la rubrica “Distillati di sapienza“, vi suggerisco la lettura di questo articolo della dott.ssa Cristina Rubano, Psicologa, Psicoterapeuta specialista in Psicologia della Salute.

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Il cibo riassume in sé significati simbolici e relazionali che vanno oltre le semplici necessità fisiologiche che il nutrimento va a soddisfare. In tal senso possiamo parlare di cibo e rituali sociali trasversalmente alle epoche e alle culture, nel costruire e tramandare identità, ruoli, significati e istituzioni collettive. Continua a leggere

Distillati di sapienza – Ma che cos’è un terroir?

E’ un’espressione molto utilizzata e per saperne di più mi affido ad un libro istruttivo e piacevole: “Il desiderio del vino. Storia di una passione antica” di Jean-Robert Pitte (ed. Dedalo). E’ un testo preciso da un punto di vista tecnico ma anche di facile lettura, che spazia da dettagli di storia a riflessioni sulla cultura del vino, senza tralasciare simpatici aneddoti. Più che una storia del vino, è la storia di una passione che accompagna l’uomo fin dagli albori della civiltà. L’autore, membro della Académie des Sciences Morales et Politiques, è autore di numerose opere di geografia culturale. Ecco alcuni passi del suo capitolo dedicato appunto al concetto di terroir e alle suggestioni del paesaggio vitivinicolo. Continua a leggere

Il pane perduto, guadagnato, risparmiato

Ho già scritto tante cose a proposito del pane, alimento base di tutte le tavole, cibo fortemente simbolico e ricco di sacralità. Per la rubrica Distillati di sapienza, vi presento un brano tratto dal libro di Massimo Montanari “Il sugo della storia”. L’autore parla della sapienza di coloro che, consapevoli della sua preziosità, non sprecano il pane, anzi lo sanno valorizzare con ottime ricette di recupero degli avanzi. Continua a leggere