Digiuno religioso e digiuno laico: una riflessione

La pratica del digiuno è comune a tutte le religioni: con modalità diverse, con magari una diversa motivazione, ma il sacrificio che comporta è considerato un valore che aiuta il credente ad avvicinarsi a Dio. Nell’attuale società secolarizzata il digiuno per motivi di fede non sempre viene compreso, eppure il concetto di sacrificio alimentare in vista di un obiettivo superiore è ancora presente nella nostra cultura, perché evidentemente è un principio insito nella natura umana. Si tratta di capire per quali scopi esso venga praticato perché, come sostiene lo studioso francese René Girard, la modernità ha prodotto molte caricature della religione e la comparsa in forme moderne di «divinità più antiche e feroci».

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«Il vino è dono di Dio»: il messaggio del Papa ai vignaioli

Papa Francesco il 22 gennaio 2024 ha salutato i partecipanti ad un convegno organizzato da Vinitaly sul tema “L’economia di Francesco e il mondo del vino italiano”, che si è tenuto a Roma nel Palazzo Apostolico Vaticano.  «Il vino è dono di Dio» ha detto il Papa salutando la delegazione dei vignaioli, lodando il fatto che questi imprenditori abbiano scelto di dedicare l’evento ad una riflessione sugli aspetti etici e sulle responsabilità morali che il loro lavoro comporta: «Le linee fondamentali su cui avete scelto di muovervi – attenzione all’ambiente, al lavoro e a sane abitudini di consumo – indicano un atteggiamento incentrato sul rispetto, a vari livelli. E il rispetto, nel vostro lavoro, è certamente fondamentale: per un prodotto di qualità, infatti, non basta l’applicazione di tecniche industriali e di logiche commerciali; la terra, la vite, i processi di coltivazione, fermentazione e stagionatura richiedono costanza, richiedono attenzione e richiedono pazienza. Rispetto, costanza, capacità di potare per portare frutto: sono messaggi preziosi per l’anima, che ben si apprendono dai ritmi della natura, dai vitigni e dalla lavorazione

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«Dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi»: il Papa parla del vizio della gola

Papa Francesco dedica l’Udienza generale del 10 gennaio 2024 al vizio della gola, con considerazioni molto profonde non solo da un punto di vista teologico e spirituale, ma anche antropologico e sociologico. Voi direte: ma parlare del vizio della gola in un blog dedicato alla cultura della tavola non è un controsenso? In realtà no, anzi è proprio il rapporto sbagliato e sregolato nei confronti dell’alimentazione che rovina e corrompe la vera bellezza della convivialità. Lo chiarisce subito il Papa all’inizio della sua catechesi: «Guardiamo a Gesù. Il suo primo miracolo, alle nozze di Cana, rivela la sua simpatia nei confronti delle gioie umane: Egli si preoccupa che la festa finisca bene e regala agli sposi una gran quantità di vino buonissimo. In tutto il suo ministero Gesù appare come un profeta molto diverso dal Battista: se Giovanni è ricordato per la sua ascesi – mangiava quello che trovava nel deserto –, Gesù è invece il Messia che spesso vediamo a tavola. Il suo comportamento suscita scandalo in alcuni, perché non solo Egli è benevolo verso i peccatori, ma addirittura mangia con loro; e questo gesto dimostrava la sua volontà di comunione e vicinanza con tutti.» La tavola è per Gesù un momento di comunicazione, di dialogo. Così deve essere anche per noi, che possiamo cogliere l’occasione della convivialità per parlare ed entrare in profonda intimità con i nostri familiari e gli amici.

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San Martino, oca e vino

Siamo di fronte ad un santo molto venerato e conosciuto. La devozione popolare gli attribuisce tanti aneddoti e miracoli, ma sicuramente una è la storia più nota. Martino era un soldato vissuto nel IV secolo. Un giorno incontra sul suo cammino un povero infreddolito e impietosito alla sua vista taglia con la spada il suo caldo e prezioso mantello che indossava, per donarne la metà al povero. All’istante il sole inizia a scaldare come se fosse estate, e da allora chiamiamo proprio “estate di San Martino” le giornate tiepide delle quali a volte si può godere in corrispondenza dell’11 novembre, giorno della sua ricorrenza.

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Papa Francesco: “Possiamo pensare Dio così, una famiglia riunita a tavola”

In occasione dell’Angelus del 4 giugno 2023 Papa Francesco ha parlato del valore della relazione che si crea intorno ad una tavola, con una immagine di straordinaria efficacia. Ho già pubblicato delle belle riflessioni del Santo Padre su questo tema che evidentemente gli è caro. Proprio il giorno nel quale è partito il progetto del mio blog, l’11 novembre 2015, il Papa ha dedicato l’udienza del mercoledì al tema del valore della convivialità in famiglia, definendola «un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti.»

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Monache e monaci in cucina: un successo anche televisivo

I monasteri sono luoghi di grande cultura gastronomica: diamo quasi per scontato che quanto proviene dalle abbazie sia non solo buono ma anche genuino, naturale, di ottima qualità. Cavalcando l’onda di questo comune sentire, il canale TV Food Network ha deciso di dare spazio nel suo palinsesto a due programmi dedicati alla cucina monastica, che stanno ottenendo un grande successo. Davvero una bella soddisfazione, considerando che quel canale propone le ricette di chef molto noti al grande pubblico come Benedetta Rossi, Csaba Dalla Zorza, Luca Pappagallo e Antonino Cannavacciuolo.

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Gesù a tavola: occasione di amore e incontro. E spezziamo una lancia in favore di Marta!

La storia dell’umanità è da sempre anche storia del cibo, quello che c’è e quello che manca, quello procurato con il sudore della fronte, donato, ricevuto per amore, condiviso con i familiari, gli amici o gli ospiti inattesi. Ma anche quello che diventa motivo per dichiarare guerra, rubato con saccheggi, il cibo agognato nel deserto o in tempo di carestia. Il mondo della tavola ha sempre influenzato le scelte dell’uomo, caratterizzato il suo cammino e segnato profondamente la sua cultura, il suo rapporto con il prossimo, il tempo del lavoro e quello della festa. Nel piatto non c’è solo un aspetto nutritivo e materiale, ma anche simbolico e culturale.

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Una lettera da un’abbazia francese

Cari amici del blog, è stata ritrovata recentemente una lettera, che viene attribuita ad un monaco benedettino francese del XVII secolo. Gli storici la stanno esaminando accuratamente per verificarne l’autenticità. Ma nel frattempo, la vorrei condividere con voi.

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Abbazia di Saint-Pierre, Hautvillers, settembre 1715

Cari confratelli, sento che la candela della mia vita si sta lentamente spegnendo. 76 anni sono molti, ben oltre la media, in questi tempi duri e faticosi. Ringrazio il buon Dio per il dono di questa lunga vita. Avevo 17 anni quando entrai nell’abbazia benedettina di Saint-Vanne, nel nord della nostra amata Francia, figlia primogenita della Chiesa, e lì mi dedicai con costanza alla preghiera, allo studio teologico e, secondo quanto previsto dalla Regola del nostro padre Benedetto, anche al lavoro nei campi. Tredici anni dopo fui mandato in questa abbazia, collocata accanto ad un grazioso villaggio nei pressi di Reims, e vi ho sempre svolto il ruolo di cellario, così come deciso dal nostro padre Abate. 

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Sgranando fagioli con un eremita

Cammino lungo le corsie del supermercato. Mi cade lo sguardo su una cassetta di baccelli di fagioli, merce rara, presente solo in autunno e per pochi giorni. Ormai siamo abituati a comprare i fagioli in scatola o in un vasetto di vetro, già lessati. Oppure prendiamo quelli secchi e li mettiamo in ammollo per una notte, e il giorno dopo li cuciniamo con un pizzico di creatività. Chi compra i fagioli freschi ancora nel loro baccello, passando del tempo a sgranarli? Se qualcuno alza la mano, mi complimento vivamente. Anch’io, che amo la cucina e mi piacciono molto i legumi, approfitto delle comodità dell’industria alimentare. Ma quella cassetta di baccelli mi ha fatto immediatamente tornare alla memoria una mattina d’autunno all’Eremo di Minucciano, quando ho trascorso una mattinata intera a sgranare fagioli in compagnia di Fra Marco. E vi assicuro che è stata un’esperienza spirituale.

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Le Gocce Imperiali di Chiaravalle della Colomba

Mio padre prende da un armadio che custodisce vini e liquori una bottiglietta dall’aspetto prezioso e me la regala. «Tu che parli spesso di monachesimo nel tuo blog, ecco materia per il prossimo articolo». Sono le storiche Gocce Imperiali del Monastero di Chiaravalle della Colomba, in provincia di Piacenza. Sul vetro, in rilevo, c’è la scritta “Digestive, aromatiche, dissetanti” e il prodotto è accompagnato da un foglietto che ne esalta le qualità: «Le Gocce Imperiali sono un prodotto eccezionale dal benefico effetto, indispensabili in ogni casa, compagne inseparabili degli alpinisti e a tutti gli sportivi, che trovano in esse un prodigioso rigeneratore di forza. Utile in molteplici casi, si serve in più modi».

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