Bellezza, monachesimo, convivialità: una giornata ricca di incontri a Gurone di Malnate

Quella dello scorso 30 agosto è stata una giornata intensa, piena di riflessioni, amicizia, condivisione di valori e cultura. L’occasione è Gurone in Festa, la tradizionale manifestazione di fine estate all’oratorio San Lorenzo a Gurone di Malnate, in provincia di Varese. Il primo appuntamento è per il pomeriggio, quando nel grande salone presento al gruppo della Terza Età il libro “La bellezza a portata di mano – Per un’estetica della vita quotidiana” (D’Ettoris Editori).

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Monache e monaci in cucina: un successo anche televisivo

I monasteri sono luoghi di grande cultura gastronomica: diamo quasi per scontato che quanto proviene dalle abbazie sia non solo buono ma anche genuino, naturale, di ottima qualità. Cavalcando l’onda di questo comune sentire, il canale TV Food Network ha deciso di dare spazio nel suo palinsesto a due programmi dedicati alla cucina monastica, che stanno ottenendo un grande successo. Davvero una bella soddisfazione, considerando che quel canale propone le ricette di chef molto noti al grande pubblico come Benedetta Rossi, Csaba Dalla Zorza, Luca Pappagallo e Antonino Cannavacciuolo.

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Sgranando fagioli con un eremita

Cammino lungo le corsie del supermercato. Mi cade lo sguardo su una cassetta di baccelli di fagioli, merce rara, presente solo in autunno e per pochi giorni. Ormai siamo abituati a comprare i fagioli in scatola o in un vasetto di vetro, già lessati. Oppure prendiamo quelli secchi e li mettiamo in ammollo per una notte, e il giorno dopo li cuciniamo con un pizzico di creatività. Chi compra i fagioli freschi ancora nel loro baccello, passando del tempo a sgranarli? Se qualcuno alza la mano, mi complimento vivamente. Anch’io, che amo la cucina e mi piacciono molto i legumi, approfitto delle comodità dell’industria alimentare. Ma quella cassetta di baccelli mi ha fatto immediatamente tornare alla memoria una mattina d’autunno all’Eremo di Minucciano, quando ho trascorso una mattinata intera a sgranare fagioli in compagnia di Fra Marco. E vi assicuro che è stata un’esperienza spirituale.

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Le Gocce Imperiali di Chiaravalle della Colomba

Mio padre prende da un armadio che custodisce vini e liquori una bottiglietta dall’aspetto prezioso e me la regala. «Tu che parli spesso di monachesimo nel tuo blog, ecco materia per il prossimo articolo». Sono le storiche Gocce Imperiali del Monastero di Chiaravalle della Colomba, in provincia di Piacenza. Sul vetro, in rilevo, c’è la scritta “Digestive, aromatiche, dissetanti” e il prodotto è accompagnato da un foglietto che ne esalta le qualità: «Le Gocce Imperiali sono un prodotto eccezionale dal benefico effetto, indispensabili in ogni casa, compagne inseparabili degli alpinisti e a tutti gli sportivi, che trovano in esse un prodigioso rigeneratore di forza. Utile in molteplici casi, si serve in più modi».

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L’Abbazia di Novacella, la vigna e i falò: la qualità di una viticoltura eroica

Immagini affascinanti: l’oscurità della notte è spezzata dai falò tra le vigne. Le geometrie perfette dei filari e le luci dei fuochi creano un effetto davvero suggestivo, suscitando meraviglia per tanta bellezza, ma per chi ha la responsabilità delle vigne la notte è stata di grande apprensione. Siamo nei vigneti dell’Abbazia di Novacella, vicino a Bressanone (Bolzano), all’inizio di aprile del 2021; dopo un mese di marzo complessivamente mite, con un clima che ha favorito il risveglio precoce della natura, in aprile improvvisamente la temperatura va sottozero e l’improvvisa gelata notturna minaccia il raccolto.

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L’importanza della corvée in cucina, nel monastero e in famiglia

Arles è una città del Sud della Francia che vanta una storia gloriosa: ne sono testimonianze l’anfiteatro romano, le terme, la grande cattedrale romanica e tanti insigni monumenti dell’Era antica e medioevale. E’ stato uno dei più grandi centri urbani dell’Impero Romano. Nel VI secolo ha dato i natali a San Cesario, monaco e vescovo, che nell’anno 512 fonda un monastero femminile proprio ad Arles, del quale è prima badessa sua sorella Cesaria (i loro genitori comunque avevano poca fantasia nella scelta dei nomi) e scrive per le monache una Regola che diventa un modello per tutti i monasteri femminili nei secoli successivi. Continua a leggere

#iorestoacasa: e unisco l’utile al dilettevole!

E’ utile, anzi utilissimo e doveroso, stare a casa, ma questo non vuol dire restare con le mani in mano. Nel video vi racconto cosa possiamo fare: arte della tavola, pane e pasta fatti in casa, le ricette con gli avanzi, la cucina di famiglia e quella dei single. L’esempio dei monaci ci insegna come sfruttare al massimo la nostra dispensa, per mangiare bene e coccolare un po’ i nostri familiari. Continua a leggere

Il silenzio del refettorio e la conversazione a tavola

Se c’è un luogo adatto alla conversazione, quello è la tavola. Lo dice anche la frase che ho scelto come sottotitolo del mio blog: “Se mangi con qualcuno passi subito ad un livello più alto di amicizia”. Abbiamo provato tutti questa esperienza: quando si mangia insieme la conversazione è più piacevole, scorre quasi naturale, si vince più facilmente la timidezza e il proprio riserbo. A tavola si diventa amici o comunque è più facile provarci (e riuscirci).

San Benedetto, come vi ho già raccontato (leggi qui), dà molta importanza al rito del pasto in comune, prescrive però che i monaci mangino in silenzio, ascoltando una lettura. «Alle mense dei fratelli non deve mai mancare la lettura […] e si faccia sommo silenzio, sicché non vi si ascolti bisbiglio o voce d’alcuno fuorché solo di chi legge. Quanto a ciò che è necessario per prendere cibo o bevanda, i fratelli se lo servano a vicenda in modo che nessuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Se tuttavia vi sarà necessità di qualche cosa lo si chieda, piuttosto che con la voce, col suono di qualunque segno». (Capitolo 38 della Regola). Continua a leggere

La birra Cascinazza: una birra d’abbazia tutta italiana

Alle porte di Milano c’è un monastero benedettino dove si produce la birra, nel solco di una lunga storia di eccellenza monastica. Vi ho già raccontato (clicca qui) che anche per quanto riguarda la birra siamo debitori nei confronti del monachesimo, e non arrabbiatevi se parlo troppo spesso dei monaci: che cosa devo fare se, andando alla ricerca della storia di un cibo di alta qualità, salta sempre fuori un monastero? Dovete ammettere che c’è una bella differenza tra le birre d’abbazia e quelle di produzione industriale. Continua a leggere

Il refettorio domenicale nella Certosa di Serra san Bruno

Nel post precedente (cliccate qui) abbiamo visto come si svolgono i pasti nella cella del monaco certosino; ora vediamo il rito nel refettorio. Perché di un rito si tratta, come leggerete: «Partecipando alla consumazione del pasto domenicale in certosa si ha l’impressione di prendere parte ad una liturgia». Anche noi laici ci possiamo lasciare ispirare da questa vita monastica: siamo capaci di rendere così speciale il pranzo della festa, nelle nostre famiglie? Non parlo del silenzio e della lettura spirituale, ma ci dovrebbe essere anche sulle nostre tavole questa attenzione al rito, la fraternità tra i commensali, il cibo un po’ speciale nel giorno di festa, la carità di aspettarsi l’un l’altro. Leggiamo quanto ci racconta il libro “Certosini a Serra san Bruno. Nel silenzio la comunione” (Fabio Tassone, ed. Certosa 2009). Continua a leggere