Il mio Natale un poco inaspettato

Il mio Natale 2021 è stato assolutamente non convenzionale ma bellissimo. Un Natale dominato dall’incontro anche inatteso o comunque non scontato con le persone care. Tre tavole di Natale: cena della vigilia, pranzo del 25 dicembre e cena del 25 dicembre; correndo tra parenti di lui, parenti di lei, parenti lombardi, parenti piemontesi, quelli che al mattino del 24 dicembre vengono a Milano e quelli che nel pomeriggio del 25 dicembre fanno la stessa strada in senso contrario. Alla vigilia tutto era incerto, tra tamponi e influenze da interpretare, malati e guariti. Perché purtroppo questo Natale 2021 è stato così un po’ per tutti. A metà dicembre abbiamo cercato con ottimismo di pianificare un menu, all’insegna del motto: «Se poi ci sono defezioni dell’ultimo momento, c’è sempre il congelatore».

Continua a leggere

Il vino è segno della vita eterna. E gli astemi?

A Natale è giusto santificare la festa anche a tavola, con un pranzo degno del grande evento, in linea con il cristianesimo che si fonda sul racconto evangelico ricco di episodi che descrivono i tanti banchetti ai quali Gesù ha partecipato con gioia e gusto della bella tavola, dando anche il suo decisivo contributo quando alle nozze di Cana il vino era finito. A questo proposito, in queste ore è diventato virale un video di don Pietro Cesena, parroco nella frazione di Borgotrebbia, in periferia di Piacenza, che ha calorosamente invitato i suoi fedeli presenti alla Santa Messa di Natale a mangiare bene e a bere in abbondanza, ma non la Coca-Cola! Bere vino buono: «perché il vino è segno della vita eterna! In paradiso, fratelli miei, gli astemi non potranno entrare, perché si beve il vino!». Continua a leggere

Casa Santa Marta: la tavola del Papa e la sua idea di convivialità

Oggi è Santa Marta, protettrice di casalinghe, albergatori e cuochi: simbolo di ospitalità e operosità, non poteva che essere lei la protettrice del mio blog. Come sapete, Papa Francesco ha scelto di vivere a Casa Santa Marta, anziché nello storico appartamento papale nel Palazzo Apostolico. L’edificio venne inaugurato da san Giovanni Paolo II il 31 maggio 1996, per dare un alloggio ai cardinali durante i Conclavi e quando non c’è il Conclave (cioè praticamente sempre) accogliere altri religiosi e ospiti. Il giorno dell’inaugurazione il grande Papa santo ricordò che era stato scelto quel nome «per indicare nella evangelica casa di Betania – dove vivevano Lazzaro e le sorelle, e dove Gesù con i discepoli si rifugiava spesso durante il soggiorno a Gerusalemme – un esempio di ospitalità a cui la Casa da lui eretta doveva ispirarsi. La fede e l’affetto di Maria, la generosità di Lazzaro, lo spirito di servizio di Marta costituiscono nel loro insieme un modello di dedizione verso gli ospiti veramente suggestivo». Continua a leggere

Il silenzio del refettorio e la conversazione a tavola

Se c’è un luogo adatto alla conversazione, quello è la tavola. Lo dice anche la frase che ho scelto come sottotitolo del mio blog: “Se mangi con qualcuno passi subito ad un livello più alto di amicizia”. Abbiamo provato tutti questa esperienza: quando si mangia insieme la conversazione è più piacevole, scorre quasi naturale, si vince più facilmente la timidezza e il proprio riserbo. A tavola si diventa amici o comunque è più facile provarci (e riuscirci).

San Benedetto, come vi ho già raccontato (leggi qui), dà molta importanza al rito del pasto in comune, prescrive però che i monaci mangino in silenzio, ascoltando una lettura. «Alle mense dei fratelli non deve mai mancare la lettura […] e si faccia sommo silenzio, sicché non vi si ascolti bisbiglio o voce d’alcuno fuorché solo di chi legge. Quanto a ciò che è necessario per prendere cibo o bevanda, i fratelli se lo servano a vicenda in modo che nessuno abbia bisogno di chiedere alcunché. Se tuttavia vi sarà necessità di qualche cosa lo si chieda, piuttosto che con la voce, col suono di qualunque segno». (Capitolo 38 della Regola). Continua a leggere

Il Galateo di Monsignor della Casa: la marcia in più della buona educazione

Quando si parla di Galateo si parla del rispetto delle regole di buona educazione e correttezza nei rapporti tra le persone. Sbaglia chi crede che Monsignor Giovanni della Casa (1503-1556) parli solo del comportamento a tavola. Nel complesso dell’opera a quel tema è dedicato poco spazio, perché obiettivo dell’autore è quello di dare suggerimenti su come comportarsi per essere gradevole ed ispirare simpatia al nostro prossimo in ogni ambito. La sua opera ha avuto un tale successo che oggi il termine Galateo è ampiamente usato: si parla di galateo negli uffici, di quello in treno, negli spogliatoi delle palestre, in un giardino pubblico, o nell’utilizzo dei telefoni cellulari. Insomma, questa parola è diventata un marchio vincente, che ha attraversato i secoli per identificare una specifica arte: quella della buona educazione. Continua a leggere

Cena della Vigilia e pranzo del 25 dicembre: quando il focolare domestico dà il meglio di sé

Vi ho già raccontato il primo pranzo di Natale, quello di una settimana fa con i parenti di mio marito, con i quali abbiamo festeggiato in anticipo perché avrebbero trascorso le feste in Irlanda, con la figlia che ora vive lì. (leggete qui). La cena della Vigilia siamo andati a casa di nostro figlio Francesco, che vive in Piemonte con la moglie Marina e il loro bimbo, Leonardo, che sfoggiava una bellissima tutina rossa, per il suo primo Natale. Che emozione essere a casa di un figlio, vedere il suo albero di Natale (molto bello, il mio non sfigura solo accanto a Spelacchio, l’ormai famoso albero di Roma) e il suo presepio. Ecco nella foto la tavola apparecchiata con gusto ed eleganza. Il menu? Continua a leggere

Il forno di comunità di Andria

Oggi vi racconto una bella storia, che mette insieme un parroco intraprendente, la voglia di riscatto della gente onesta, il pane cotto nel forno a legna, il recupero di sapori della tradizione gastronomica e di stili di vita più umani, e anche terreni sottratti alla mafia. Cosa volete di più? Andiamo con ordine. Continua a leggere

Contro gli abusi liturgici, pane e vino di origine controllata

Pare che in Olanda qualche sacerdote abbia celebrato la Messa con la birra al posto del vino. C’è poi chi ha aggiunto una spolverata di miele o un po’ di zucchero all’ostia da consacrare, per renderla più dolce e quindi più gradevole al palato dei bambini. Come se si andasse a Messa per fare merenda! Insomma, alcune voci di corridoio nelle diocesi hanno spinto Papa Francesco a dare l’incarico al prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il cardinal Robert Sarah, di mettere un po’ d’ordine nella materia. La preoccupazione è duplice: da un lato evitare queste leggerezze, o meglio questi abusi liturgici; dall’altro garantire la genuinità del prodotto utilizzato per la consacrazione. Un tempo si andava sul sicuro, ci pensavano le suore a preparare le ostie ed erano sempre i monasteri a fornire il vino da Messa. Continua a leggere