Che bello stare a tavola con i bambini!

Nello spogliatoio della palestra intercetto una conversazione tra due giovani amiche. Una di loro, che fa la baby-sitter a due fratellini, si lamenta del fatto che non stanno seduti a tavola: prendono il piatto, si mettono sul divano e pretendono di mangiare guardando la TV. Lei ne ha parlato con la mamma dei bimbi e questa le risponde che va bene così, “basta che mangino”. La ragazza se ne lamenta con l’amica: «Si mangia a tavola! A casa mia si mangia seduti a tavola tutti insieme!». Avrei voluto abbracciarla. Che bello che ci siano ancora dei giovani che hanno queste buone abitudini. Purtroppo in tante famiglie il rito della convivialità è andato perduto, dimenticando che intorno ad una tavola nutriamo non solo il corpo ma anche l’anima.

Continua a leggere

Ciao Gianluigi, grazie della tua amicizia.

Caro Gianluigi,

ci siamo conosciuti seduti intorno ad una bella tavola. Tu e la carissima Loredana ci avete invitato in un ottimo ristorante di pesce di Milano. Quella serata resta indelebile nella mia memoria non tanto per le cose (squisite) che abbiamo gustato ma soprattutto perché ha suggellato la nascita della nostra amicizia. A tavola si diventa amici, lo scrivo spesso nel mio blog, e così è stato. Si è anche schietti e sinceri, quando un bicchiere tira l’altro, e quella sera siamo stati tutti più che sinceri nel parlare di noi senza filtri. Non solo è emersa la distanza calcistica (io juventina e tu appassionato interista), ma sono anche venute presto a galla le diverse visioni politiche e religiose.

Continua a leggere

I vantaggi della cena in famiglia per i bambini (e non solo per loro …)

La bella abitudine di mangiare insieme in famiglia contribuisce al benessere dei bambini e alla buona formazione del loro carattere. Lo affermano autorevoli psicologi e psicoterapeuti, supportati da indagini e rigorosi studi accademici. Il vantaggio non è solo quello di una migliore forma fisica, favorita dalla qualità del cibo consumato ad orari prestabiliti, evitando di mangiare cibo spazzatura a tutte le ore. A tavola si parla, si ascolta, si pongono domande, si raccontano i fatti accaduti nel corso della giornata, si crea l’occasione per far emergere i problemi, per affermare le proprie idee e argomentarle: è insomma una palestra di comunicazione e di sviluppo mentale in un contesto piacevole e rilassante. Per questo, nelle famiglie dove c’è la buona abitudine di cenare tutti insieme, i bambini hanno migliori attitudini sociali, sono più bravi a scuola, hanno un lessico molto più ampio, crescendo saranno meno esposti al rischio di alcolismo, stress, aggressività, negligenza. Sviluppano più facilmente attitudine allo sport, alla musica e ad altre espressioni artistiche.

Continua a leggere

Uomini e donne ai fornelli: chi è più bravo?

Per scherzare, ma non troppo, mio padre cita spesso la celebre battuta: “I migliori cuochi sono uomini!”. È una vecchia questione che fa sempre discutere. La donna per secoli è sempre stata la regina del focolare ma non nel senso sdolcinato del termine, oppure con intenti discriminatori, ma perché reggeva la casa sotto tutti gli aspetti ed era la detentrice di saperi arcaici, conoscenze che venivano tramandate da madre in figlia: competenze nella trasformazione dei prodotti agricoli e nella loro conservazione, sapienza nel gestire le risorse familiari. Non è un caso se nei miti antichi le divinità della terra erano femminili: Demetra per i Greci, Cerere per i Romani. In Lombardia la chiamano la regiura, in Emilia la rezdora: se ci fate caso, la radice è quella di rex, è la donna che con il suo vigore, la sua intelligenza, maestria e competenza tiene le redini della famiglia, in ogni aspetto del ménage, colonna portante non solo delle famiglie ma di tutta la società. La donna nella società contadina ha sempre avuto un ruolo molto importante da un punto di vista economico.

Continua a leggere

Una foto, una copertina … una casa, una famiglia

L’immagine della testata del blog riproduce la copertina del mio libro Pane & Focolare ed è una foto con una storia che ricordo con simpatia. Quando dovevamo scegliere la copertina, l’editore mi aveva proposto alcune immagini, nessuna delle quali aveva però toccato le mie corde. Alla fine, ho deciso che avrei fatto io la foto: volevo un camino, a simboleggiare il calore domestico, e una tavola apparecchiata con cura ma in modo familiare. Non poteva mancare il pane, per la sua ricchezza di significati. Ho quindi approfittato di un fine settimana trascorso nella casa di famiglia sul Lago Maggiore e ho allestito il set fotografico: abbiamo acceso il camino, tirato fuori dal cassetto la tovaglia ricamata dalla nonna, raccolto qualche fiore in giardino per dare un tocco di colore. È stato divertente ma anche molto proficuo, perché alla fine proprio uno degli scatti di quella giornata è stato utilizzato per la copertina del mio libro.

Continua a leggere

La fierezza di indossare un grembiule

Pratico, utile, comodo, assolutamente necessario per chi cucina. E’ il grembiule. Secondo la definizione del dizionario, è l’indumento costituito da un rettangolo (eventualmente fornito anche di una pettorina) legato attorno ai fianchi, che scende fino alle ginocchia o alle caviglie e si indossa sopra gli abiti come protezione durante il lavoro. Ma non è solo utile per evitare macchie e schizzi di sugo sul vestito: è immagine, simbolo, divisa, emblema di uno stile di vita. Con quanto orgoglio i concorrenti di MasterChef si infilano il grembiule, quando vengono ammessi alla prestigiosa cucina del talent show, e con quanta tristezza e commozione se lo tolgono quando viene comunicato loro che devono lasciare per sempre la competizione.

Continua a leggere

La tavola e quella giusta distanza tra di noi

Per ben tre volte, nella stessa giornata, leggo in tre contesti diversi il concetto della giusta distanza. Non può essere un caso, è chiaramente un segnale che mi viene lanciato e non posso ignorarlo. In effetti di fronte alle cose che guardiamo possiamo essere troppo lontani, così da non vedere praticamente nulla, oppure troppo vicini, con la conseguenza di concentrarci su qualche dettaglio ma con il rischio di perdere la visione d’insieme. Questo accade non solo di fronte ad un quadro o ad un avvenimento, ma anche tra le persone. C’è chi soffre per la nostra lontananza, non solo fisica ma anche affettiva, per la mancanza di empatia e di vero interesse per la sua vita. E ci sono persone che al contrario sono infastidite se stiamo loro troppo addosso, se entriamo a piedi uniti nelle loro giornate con un’invadenza poco rispettosa.

Continua a leggere

La tavola della famiglia: un’ispirazione anche per i finalisti di MasterChef

Si è conclusa anche la decima edizione di MasterChef, una trasmissione che, come vi ho già raccontato (leggete qui), nelle sue prime edizioni non ha incontrato il mio favore: non apprezzavo l’atteggiamento dei giudici, chef famosi che assumevano in modo a tratti caricaturale e artefatto la parte dei cattivissimi, non esitando a manifestare scarso rispetto verso i concorrenti, con durezza e altezzosità. Ho decisamente apprezzato il progressivo cambio di tono, anche grazie all’ingresso di Giorgio Locatelli: elegante e serio, se deve portare critiche ai concorrenti lo fa senza umiliarli, ma con l’autorità di un maestro che vuole fare crescere l’allievo (ne ho già parlato, leggete il mio post). Da apprezzare anche la simpatia di Antonino Cannavacciuolo e la serietà dell’eclettico Bruno Barbieri. Un terzetto affiatato e brioso.

Nell’ultima puntata i tre concorrenti finalisti hanno presentato i loro menu: mi ha profondamente colpito il fatto che tutti e tre hanno scelto dei piatti molto creativi e sofisticati ma con un elemento in comune: il forte riferimento alla loro famiglia, alle esperienze d’infanzia della tavola dei nonni. Continua a leggere

Quando una profezia è sbagliata: oggi tutti ai fornelli!

Abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini, a causa della pandemia, ma abbiamo fatto di necessità virtù e gli italiani, costretti tra quattro mura domestiche, hanno sfogato il loro stress cucinando. Questo 2020 sarà anche ricordato come quello del lievito introvabile, delle farine che sparivano dagli scaffali del supermercato, degli amici che su Skype e Facebook mostravano le loro creazioni gastronomiche. Rileggo sorridendo il risultato di un sondaggio del 2017 che descriveva gli italiani come sempre più refrattari ai fornelli, incapaci di cucinare, grandi acquirenti di tramezzini, surgelati precotti e spuntini pronti. Allora mi sentivo una specie di panda, un essere in via di estinzione perché desidero avere la casa ben accessoriata di pentole, mestoli, frullini, teglie, piatti, calici, zuppiere e accessori di ogni foggia e dimensione. Oggi mi rendo conto che sono in realtà una dilettante, al confronto di amici che stanno dimostrando talenti davvero eccezionali. Continua a leggere

L’importanza della corvée in cucina, nel monastero e in famiglia

Arles è una città del Sud della Francia che vanta una storia gloriosa: ne sono testimonianze l’anfiteatro romano, le terme, la grande cattedrale romanica e tanti insigni monumenti dell’Era antica e medioevale. E’ stato uno dei più grandi centri urbani dell’Impero Romano. Nel VI secolo ha dato i natali a San Cesario, monaco e vescovo, che nell’anno 512 fonda un monastero femminile proprio ad Arles, del quale è prima badessa sua sorella Cesaria (i loro genitori comunque avevano poca fantasia nella scelta dei nomi) e scrive per le monache una Regola che diventa un modello per tutti i monasteri femminili nei secoli successivi. Continua a leggere