Sgranando fagioli con un eremita

Cammino lungo le corsie del supermercato. Mi cade lo sguardo su una cassetta di baccelli di fagioli, merce rara, presente solo in autunno e per pochi giorni. Ormai siamo abituati a comprare i fagioli in scatola o in un vasetto di vetro, già lessati. Oppure prendiamo quelli secchi e li mettiamo in ammollo per una notte, e il giorno dopo li cuciniamo con un pizzico di creatività. Chi compra i fagioli freschi ancora nel loro baccello, passando del tempo a sgranarli? Se qualcuno alza la mano, mi complimento vivamente. Anch’io, che amo la cucina e mi piacciono molto i legumi, approfitto delle comodità dell’industria alimentare. Ma quella cassetta di baccelli mi ha fatto immediatamente tornare alla memoria una mattina d’autunno all’Eremo di Minucciano, quando ho trascorso una mattinata intera a sgranare fagioli in compagnia di Fra Marco. E vi assicuro che è stata un’esperienza spirituale.

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Il cibo: un modo per esprimere e comunicare l’amore

Per la rubrica Distillati di sapienza, vi presento un brano tratto dal libro di don Luigi Maria Epicoco: “La luce in fondo. Attraversare i passaggi difficili della vita” (Ed. Rizzoli). Sono sempre contenta quando, leggendo qua e là, trovo in libri autorevoli la conferma di tutto quanto vi sto raccontando ormai da molti anni. Buona lettura.

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L’uomo mangia fondamentalmente per vivere. Il gesto di prendere del cibo è legato soprattutto alla funzione biologica della sopravvivenza. Eppure, intuiamo da subito che il semplice nutrirsi è cosa diversa dalla capacità di mangiare. L’uomo infatti ha intriso di relazionalità anche la funzione primaria e biologica della nutrizione come sopravvivenza. In questo senso, l’atto di mangiare non è mai un atto ingenuo, innocente, ha sempre al suo interno una motivazione altra. Esso è sempre il sintomo di un’interiorità. Questo è il motivo per cui a volte i disturbi alimentari non sono semplicemente riducibili a disfunzioni meccaniche della funzionalità del nostro corpo, ma sono invece il campanello d’allarme che ci racconta il groviglio complicato che ci portiamo dentro.

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Perché le cose più buone ce le hanno i monaci? Una riflessione di don Luigi Maria Epicoco

Cari amici del blog, prima che scoppiasse la pandemia avevo dei bellissimi progetti che stavano prendendo il volo, nei quali mettevo tutto il mio entusiasmo. Poi è andata come sappiamo e ho dovuto mettere tutto momentaneamente nel cassetto. Ma quando questa emergenza finirà, tutto ripartirà e quegli eventi saranno realizzati con la soddisfazione di poterci rivedere e riabbracciare.

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