Alle porte di Milano c’è un monastero benedettino dove si produce la birra, nel solco di una lunga storia di eccellenza monastica. Vi ho già raccontato (clicca qui) che anche per quanto riguarda la birra siamo debitori nei confronti del monachesimo, e non arrabbiatevi se parlo troppo spesso dei monaci: che cosa devo fare se, andando alla ricerca della storia di un cibo di alta qualità, salta sempre fuori un monastero? Dovete ammettere che c’è una bella differenza tra le birre d’abbazia e quelle di produzione industriale. Inoltre, lo spirito è ancora quello delle origini: all’ombra dei chiostri silenziosi, vengono realizzate e vendute dai monaci per il loro sostentamento, per aiutare i bisognosi, accogliere i pellegrini, realizzare tutte quelle opere di carità che hanno permesso ai monasteri di essere un punto di riferimento non solo spirituale ma anche sociale ed economico.
Come vi dicevo, anche in provincia di Milano c’è la produzione di un’ottima birra. Siamo nella Comunità dei Ss. Pietro e Paolo, alla Cascinazza, frazione di Buccinasco, nel Parco Agricolo Sud di Milano, in quelle terre che mille anni fa i monaci cistercensi hanno bonificato, trasformando quella che era una palude in una delle regioni più ricche d’Europa. La vocazione dei primi monaci che hanno fondato la Cascinazza, nel 1971, nasce all’interno dell’esperienza di Comunione e Liberazione, e viene sostenuta dallo stesso don Giussani. Oggi sono in 17 a vivere la regola benedettina dell’Ora et Labora, alternando alla preghiera il lavoro nell’orto e nel frutteto; c’è poi l’apicoltura e la produzione della birra, nella ex stalla rimessa a nuovo, allestita con i macchinari necessari.
Due monaci sono andati nelle Fiandre, nell’abbazia di Westvleteren, in Belgio, che produce quella che è stata eletta la birra trappista n° 1 al mondo; e nei birrifici delle abbazie di Achel e di Chimay, dove hanno appreso i segreti della produzione. Nel 2008 nasce così il primo micro birrificio italiano, gestito interamente da religiosi.
La Birra Cascinazza Blond è stata premiata con Medaglia d’Argento al prestigioso concorso internazionale Brussels Beer Challenge 2014. Ma la cosa più bella è vedere un prodotto d’eccellenza frutto di un lavoro che rispetta i ritmi e le finalità del monastero, che permette di salvaguardare gli elementi essenziali della vita monastica benedettina. Il lavoro di produzione della birra è finalizzato unicamente al sostentamento della Comunità: «il numero di bottiglie prodotte annualmente è volutamente limitato; questo ci permette inoltre di seguire sempre con attenzione tutte le fasi del processo produttivo. Questo lavoro richiede infatti una particolare precisione durante tutti i passaggi a causa della complessità del prodotto, e solo così si può garantire un’elevata qualità. In questo senso anche il tempo è fondamentale. Non bisogna avere fretta ma rispettare il naturale processo di fermentazione e maturazione della birra per ottenere il massimo profilo aromatico.»
Sembra di sentire le parole dei monaci dell’abbazia di Westvleteren che, quando hanno saputo che la loro birra ha ricevuto il riconoscimento di migliore birra del mondo, in assoluta umiltà non hanno cambiato il loro approccio al lavoro: «Non siamo produttori di birra. Siamo monaci. Produrre birra ci permette di essere monaci. Non c’è motivo di cambiare la situazione o fare più soldi. Se aumentassimo la produzione e ci aprissimo alla GDO, quest’attività cesserebbe di essere una parte integrante della nostra esistenza. Facciamo birra per vivere, non viviamo per fare la birra.» (Leggete qua il mio post dedicato a quella abbazia).
C’è la birra Cascinazza Blond, la Amber, la Bruin, e la rossa Kriek. Sul sito potrete leggere le caratteristiche di queste birre e i consigli per gli abbinamenti. Troverete anche i punti vendita nella vostra Regione o le istruzioni per l’acquisto on line.
Mi raccomando: degustiamola con la medesima attenzione con la quale si degusta un buon vino. E’ importante la scelta del bicchiere, e fate attenzione al modo in cui si versa e alla temperatura di servizio. Come già ho avuto modo di scrivere, quando vedo i giovani che bevono birra dalla bottiglia, in piedi su un marciapiede, mi viene un po’ di tristezza. La birra ha una lunga storia, nobile e importante. In questo caso è anche fatta da uomini di Dio, nel ritmo armonioso dell’Ora et Labora. Trattiamola con il dovuto rispetto.