Il refettorio domenicale nella Certosa di Serra san Bruno

Nel post precedente (cliccate qui) abbiamo visto come si svolgono i pasti nella cella del monaco certosino; ora vediamo il rito nel refettorio. Perché di un rito si tratta, come leggerete: «Partecipando alla consumazione del pasto domenicale in certosa si ha l’impressione di prendere parte ad una liturgia». Anche noi laici ci possiamo lasciare ispirare da questa vita monastica: siamo capaci di rendere così speciale il pranzo della festa, nelle nostre famiglie? Non parlo del silenzio e della lettura spirituale, ma ci dovrebbe essere anche sulle nostre tavole questa attenzione al rito, la fraternità tra i commensali, il cibo un po’ speciale nel giorno di festa, la carità di aspettarsi l’un l’altro. Leggiamo quanto ci racconta il libro “Certosini a Serra san Bruno. Nel silenzio la comunione” (Fabio Tassone, ed. Certosa 2009). Continua a leggere

La tavola dei certosini di Serra san Bruno

La tavola dei monaci: ho già dedicato dello spazio nel mio blog a questo argomento (leggi qui) che è affascinante e ricco di spunti, anche per la vita dei laici e soprattutto delle famiglie. Oggi andiamo a Serra san Bruno, la Certosa fondata da Bruno di Colonia nel lontano 1090. Ci andiamo in senso metaforico, anche perché nel convento vige ancora la più rigida clausura. Come prescrive la regola, la cella del monaco, una casetta a due piani tutta per lui, con un piccolo giardino (potete vedere come sono fatte nell’immagine qui accanto), è il centro della sua vita: in essa prega, lavora e consuma, in totale solitudine, i pasti. Vita impegnativa? Sicuramente, noi laici che siamo nel mondo facciamo fatica a comprendere, ma ci possono aiutare le parole di un monaco: «La cella è un oceano di libertà. E’ quel mare da cui si trae nutrimento e che ti trasporta verso la meta finaleContinua a leggere