“Quanto basta”. Perchè abbiamo bisogno di un incontro per trovare la soluzione

Quando ho deciso di imparare a cucinare ero un po’ preoccupata e ansiosa. Mi sono lanciata nell’impresa praticamente da autodidatta, consultando Il cucchiaio d’argento, Bibbia della cucina italiana, e nelle ricette c’era quasi sempre un ingrediente del quale non si diceva la dose precisa ma c’era scritto q.b. Appunto: quanto basta. Per questo ho sorriso allo scambio di battute tra i due protagonisti di questo film a proposito della preoccupazione di fronte al q.b. Perché nella vita non tutto è chiaro e pianificato dagli altri, c’è un momento nel quale devo affrontare quello spazio di libertà, devo trovare la misura giusta, la quantità necessaria, né troppo né poco. Ancora una volta, la cucina è metafora della vita.

Il film si gioca tutto nel rapporto tra Arturo, chef talentuoso ma con un problema nel controllare la sua aggressività, e Guido, un ragazzo con la sindrome di Asperger. Arturo è appena uscito di prigione e finisce di scontare la pena ai servizi sociali insegnando a cucinare ad un gruppo di ragazzi problematici tra i quali c’è proprio Guido, che dimostra grande talento ai fornelli e vuole partecipare ad un concorso culinario. Tra i due personaggi si instaura un legame che diventerà fruttuoso per entrambi, portandoli a cambiare positivamente il proprio destino. La partecipazione al concorso li porta a partire insieme, a vivere varie avventure, come nei più classici “road movie”, dove il viaggio dei due protagonisti diventa percorso esistenziale.

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Cosa ci offre il menu? Bellezza, storia e cultura

Ci sediamo al ristorante, il cameriere ci porge il menu che compulsiamo con curiosità ed interesse: già sentiamo l’acquolina in bocca. Quante volte lo abbiamo fatto eppure non è sempre stato così, il mondo della tavola è molto cambiato. Innanzitutto un tempo non si mangiava mai fuori casa, se non per necessità. Non esisteva il concetto moderno di ristorazione, al servizio di chi ha voglia di mangiare qualcosa di gourmet oppure di chi viaggia per turismo o per lavoro e sfrutta l’occasione per provare nuove esperienze gastronomiche. Oggi l’offerta è ampia, si va dalla pizzeria al ristorante stellato, dal fast food al locale chic, dalla trattoria di cucina regionale a quella etnica.

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Semplicità vs complessità: e voi che tipo di cucina amate?

La cucina troppo sofisticata può non piacere, ma anche la troppa semplicità a lungo andare annoia. L’essere umano attraverso la cucina rivela tutta la propria capacità creativa, differenziandosi in questo dagli animali che mangiano solo per nutrirsi. Dai tempi della preistoria, quando si accendeva il fuoco nelle grotte e si rosolava la carne sullo spiedo, arrivando fino ai nostri giorni nelle cucine super tecnologiche, noi trasformiamo il cibo inventando nuove preparazioni complesse, trovando gusto e soddisfazione nelle nostre ricette. Cuciniamo piatti prelibati, realizziamo antiche ricette di famiglia prese dai quaderni di appunti della nonna, così pieni di ricordi e suggestioni; andiamo alla ricerca di nuove idee sui libri di cucina o sui blog specializzati; mescoliamo ingredienti alla ricerca di sapori che stuzzicano l’appetito, gratificando il palato dei nostri commensali. Cuciniamo lasagne, torte salate e dolci; condiamo la pasta con sughi prelibati e facciamo le polpette con gli avanzi; realizziamo timballi, sformati e soufflé; le fettine di carne diventano involtini, le verdure a cubetti una simpatica e coloratissima ratatouille. Anche nelle ricette più semplici, utilizziamo spezie ed erbe aromatiche per insaporire i piatti.

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Una torta per la Festa della Mamma, due chef stellati … e un sostegno al CAV Mangiagalli

Di Marina Scarrone Arnaldi

Due giorni fa i miei suoceri mi fanno sapere che vogliono regalarmi una diretta su Zoom dove con due chef stellati (del ristorante “Da Vittorio” in provincia di Bergamo) avrei preparato una bellissima crostata per la festa della mamma. L’evento è stato sapientemente organizzato dal Centro Aiuto alla Vita Mangiagalli, un centro che aiuta le donne che aspettano un bambino ma si trovano in gravi difficoltà. Per molte donne la scoperta di una nuova gravidanza non è un momento felice: marito assente, difficoltà economiche sono solo due delle preoccupazioni che devono affrontare. Il CAV si propone di aiutare queste mamme a dare alla luce i loro bimbi (con aiuti concreti, sia economici sia psicologici), e negli ultimi 35 anni sono riusciti a far nascere 23.264 bambini!

Ovviamente grazie alle offerte ricevute con questo fantastico evento culinario è stato possibile aiutare il Centro a proseguire il suo prezioso lavoro. Continua a leggere

Verdure e verdurine: da piatti poveri a regine della tavola

Nella cucina contadina, quella che veniva definita povera, non mancavano quasi mai la verdura e i legumi, grazie alla coltivazione dell’orto. Insalata e pomodori, zucche e zucchine, coste e peperoni, fagioli e piselli erano il piatto forte della tavola, in gustose minestre e zuppe nutrienti. O mangi questa minestra … o salti dalla finestra. Grazie alle tecniche di conservazione, anche fuori stagione si consumavano i legumi secchi e le verdure sott’olio e sott’aceto.

Essendo considerati cibi poveri, non erano certo i protagonisti delle tavole dei nobili, che preferivano stupire i loro ospiti con carni, selvaggina, crostacei, serviti in elaborate preparazioni che erano una gioia per la vista prima ancora che per il palato. Continua a leggere

Uno show cooking in Valle d’Aosta

Ho trascorso una bella vacanza a Cogne, in Valle d’Aosta, e ho avuto occasione di partecipare ad uno show cooking. Ecco la cronaca di quel piacevole pomeriggio.

Mia nuora Marina ed io ci accomodiamo sotto il tendone che è stato allestito nella piazza principale: facciamo parte della giuria popolare che degusterà i piatti cucinati dallo chef, assaggerà i vini in abbinamento e alla fine esprimerà il proprio insindacabile giudizio. Per carità, nessuna atmosfera aggressiva tipo Master Chef, ma solo la voglia di vedere lo chef all’opera e imparare tante cose interessanti sui prodotti d’eccellenza dell’enogastronomia valdostana. Continua a leggere

L’ottima gastronomia e la salute possono andare a braccetto

Vi propongo un brano del mio libro “Pane & Focolare” (D’Ettoris Editori, 2016)

Nel film Harry ti presento Sally, Marie, l’amica di Sally, mentre sta sfogliando un menu cita una frase che ha letto su una rivista e che l’ha colpita: «I ristoranti per gli anni Ottanta sono ciò che il teatro era per gli anni Sessanta». Non sa che quell’articolo è stato scritto da Jess, seduto davanti a lei. Da quella battuta nascerà l’amore.

Film a parte, si tratta di una affermazione che contiene una grande verità, ed è applicabile anche a questo inizio del Terzo Millennio. La stampa, la televisione, il cinema, i libri, tutti oggi parlano di cibo. Gli chef sono delle celebrità, i talent show che si svolgono in cucina fanno il pieno di ascolti. Un giorno uno dei più famosi chef televisivi stava prendendo un caffè in un bar del centro di Milano quando il bar è stato letteralmente preso d’assalto dai fan in cerca di un autografo o di un selfie, come se ci fosse stata una star di Hollywood o un campione di calcio. Continua a leggere

Se Aristotele avesse cucinato! Come filosofeggiare tra i fornelli

Al termine di un’ottima cena in un ristorante dell’Alto Adige, lo chef si è avvicinato al nostro tavolo per sapere se eravamo soddisfatti della serata. Eravamo più che soddisfatti: ho un ricordo bellissimo di quella serata, non solo per la qualità del cibo ma anche per la spensieratezza vissuta in compagnia di cari amici. La tavola sa creare magie, atmosfere piacevoli e ricordi indelebili.

Tornando allo chef: gli rivolgo un paio di domande sul suo lavoro e lui improvvisamente prende una sedia, si siede al nostro tavolo e comincia a raccontare. Si è rivelato un uomo non solo molto abile nella sua professione (di lì a poco il suo ristorante avrebbe conquistato una stella Michelin), ma anche simpatico e con una interessante visione della vita. Mi ha lasciato stupita la sua risposta alla mia domanda su quale percorso di formazione sia il più adatto per un giovane che ambisce a diventare un grande chef: «Liceo classico e laurea in filosofia». Continua a leggere

“Chef”: un’amicizia può cambiare la vita

“Chef” è un film francese del 2012 diretto da Daniel Cohen, o meglio, come scritto nei titoli di testa, “cucinato a modo suo da Daniel Cohen, rosolato dal direttore di produzione, infornato dal produttore esecutivo”. La sceneggiatura e i dialoghi sono stati “decantati” dallo stesso Daniel Cohen, il suono è stato impastato e amalgamato, il montaggio è stato tritato … insomma, già nei titoli di testa si capisce che il film strizza l’occhio al cibo come metafora della vita. Continua a leggere

Gli chef star ai fornelli e alla TV: è vera gloria?

Come avrete capito, sono un’appassionata di cucina e di tutto quello che ruota intorno al suo mondo. Qualche volta guardo le trasmissioni televisive dedicate alla buona tavola e al turismo enogastronomico: si imparano nuove ricette, ci si erudisce sulle caratteristiche degli ingredienti, sui prodotti locali e sulle belle tradizioni dell’Italia o di altre nazioni.

Però non amo i talent show dedicati alla cucina, quelli che vedono il susseguirsi di una serie di prove nelle quali i concorrenti devono dimostrare cosa sanno fare ai fornelli, con la progressiva eliminazione dei cuochi bocciati e al termine della serie di puntate la proclamazione del vincitore. L’idea è interessante, ma quello che non apprezzo di queste trasmissioni è l’atteggiamento dei giudici, chef famosi che assumono in modo a tratti caricaturale e artefatto la parte dei cattivissimi: non esitano a manifestare disprezzo e scarso rispetto verso i concorrenti, con durezza e altezzosità. Continua a leggere