L’eccellenza della tavola monastica. Un evento a lungo atteso

La nebbia si dirada e lascia il posto ad una bella giornata di sole: l’Abbazia di Chiaravalle e il suo Mulino si stagliano nel verde della campagna lombarda. In pochi minuti abbiamo lasciato alle nostre spalle la città, i rumori e il traffico e ci immergiamo in una dimensione rarefatta e affascinante, quasi un viaggio nel tempo, nel silenzio del monachesimo. È arrivato il giorno a lungo atteso: finalmente va in scena la vita del refettorio monastico, i suoi valori e i suoi prodotti d’eccellenza, con una attenzione particolare alla birra trappista. Ma non solo: sono tante le suggestioni che emergeranno nel corso del pomeriggio. Andiamo con ordine: vi ricordate da dove siamo partiti?

Nel lontano mese di dicembre 2018 mi giunge la comunicazione che il mio progetto La tavola del monastero, un esempio per la tavola delle famiglie” è stato selezionato nell’ambito del progetto Cogita et labora. Sulle orme dei cistercensi, sostenuto dalla sinergia tra Koinè Cooperativa Sociale Onlus, Monastero di S. Maria di Chiaravalle, Parco Agricolo Sud Milano e Consorzio Tutela Grana Padano, soggetti che conducono e promuovono la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, artistico e ambientale del Parco e dell’Abbazia di Chiaravalle Milanese. Avere occasione di far parte in questo progetto mi rende naturalmente felice e commossa, sapete come si dice: “Nani sulle spalle di giganti”.

Il Mulino è uno spettacolo. Nel canale l’acqua scorre lenta ma in corrispondenza delle pale del mulino improvvisamente accelera: mirabile opera idraulica realizzata dai monaci otto secoli fa e ancora perfettamente funzionante grazie al sapiente restauro del Parco Agricolo Sud Milano. Nella sala dalle grandi travi di legno cominciamo ad allestire i tavoli, in attesa dell’arrivo dei partecipanti all’evento. Birra trappista di Orval con i suoi bicchieri originali, di pregiata fattura, il cui design è realizzato dall’architetto che ha anche curato la costruzione dell’abbazia belga.

Ogni birra di qualità infatti esige il suo bicchiere adeguato: la grande coppa di Orval, con il suo elegante bordo argentato, consente di accogliere la copiosa schiuma e cogliere gli aromi in modo perfetto. La birra verrà degustata con un accompagnamento di Grana Padano, formaggio che ha la sua origine storica proprio all’abbazia di Chiaravalle, e di pane fatto con i grani antichi del Monastero. Un pane squisito, profumatissimo. Insomma: una degustazione di tre eccellenze monastiche.

Arrivano gli ospiti e comincia la mia chiacchierata, accompagnata da slide proiettate sullo schermo: immagini dell’abbazia di Chiaravalle, di refettori monastici, di religiosi che servono a tavola, pregano all’inizio del pasto, vivono fraternamente, in grande raccoglimento e ordine, il rito del pasto consumato in comunità. Tante le suggestioni: la cucina e lo spirito di servizio come palestra di vita, la convivialità come espressione culturale, sociale e simbolica; il dovere e il valore dell’accoglienza dell’ospite, la qualità della cucina monastica e la bellezza degli ambienti dove si celebra il rito del pasto. Quanti spunti per la vita familiare!  

Finito il mio intervento, è il momento di Cesare Assolari, ambasciatore delle birre belghe in Italia, come ama presentarsi lui stesso. Ma le sue cariche e i riconoscimenti sono tanti: è un onore ed una gioia ascoltarlo mentre racconta la storia plurisecolare di Orval, le vicende gloriose di questa antica abbazia ubicata nel sud del Belgio, quasi al confine con la Francia e a pochi chilometri dal Principato del Lussemburgo, che grazie a Matilde di Canossa e ad alcuni intrepidi monaci calabresi ha un legame significativo con l’Italia. La storia di Orval è segnata anche da vicende drammatiche, come la distruzione del monastero ad opera della Rivoluzione Francese, ma la sua rinascita e il rilancio della produzione della birra sono la dimostrazione che “le radici profonde non gelano” (una bella citazione di Tolkien ci sta sempre bene ed è molto azzeccata).

Mentre la birra viene versata nei calici, Cesare Assolari descrive la pace di una comunità religiosa che si sveglia all’alba per andare in coro a pregare e dopo ore di preghiera si dedica al lavoro, poiché come insegna san Benedetto i monaci devono vivere del lavoro delle loro mani. Ecco la produzione di birra e formaggi, nella migliore tradizione monastica. Come ricorda lo storico Léo Moulin:Sarebbe possibile citare qualche formaggio di pregio che non sia monastico nelle sue lontane origini?”. E per le birre di pregio vale la stessa affermazione.

I nostri ospiti sorseggiano la birra di Orval, seguendo i preziosi suggerimenti del nostro esperto, gustando le scaglie di Grana Padano e il pane dei Monaci, il Triticum cereals, pane integrale molto profumato. Davvero una bella dimostrazione del valore dei prodotti monastici. Gli ospiti nel lasciare il Mulino chiedono con interesse dove possono acquistare questi prodotti d’eccellenza, con il desiderio di poterli portare sulle proprie tavole: per fortuna accanto al Mulino e all’Abbazia di Chiaravalle c’è la Bottega dei Monaci, dove si possono acquistare i prodotti legati al mondo monastico. I racconti delle atmosfere di pace operosa all’interno dei chiostri invogliano alcuni dei partecipanti a chiedere informazioni su come poter vivere per qualche giorno una condivisione della vita monastica. Emerge la curiosità di saperne di più, di avvicinare un mondo apparentemente lontano e spesso presentato come oscuro, inquietante, arretrato.  

Il monachesimo occidentale ha 1500 anni ma non li dimostra, è anzi straordinariamente attuale, giovane nel messaggio, portatore di speranza e bellezza. Nato in un’epoca di profonda crisi morale, sociale, economica e politica, il movimento monastico, soprattutto nella sua declinazione benedettina, ha molto da dire anche ai nostri giorni: propone modelli e priorità di vita, evidenzia valori, atteggiamenti e attenzioni che possono essere fatti propri non solo all’interno della vita claustrale, ma che rappresentano anzi preziosi consigli per i laici e per le famiglie in particolare. Anche nel mondo della cucina e della tavola, ha tanto da dire e tanto da suggerire. Sono felice di aver dato il mio piccolo contributo alla diffusione di questo messaggio.

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