Per gli americani, il Thanksgiving Day è una festa molto significativa: da sempre, cade ogni quarto giovedì di novembre. Noi Europei la conosciamo grazie ai film, telefilm e serie TV nelle quali ad un certo punto immancabilmente i protagonisti sono tutti indaffarati nell’organizzazione del pranzo tradizionale, facendo il punto su quanti posti a tavola apparecchiare in base alla presenza di genitori, fratelli e sorelle, figli e nipoti; con l’arrivo di un fidanzato da presentare alla famiglia o di un amico che non è giusto lasciare da solo proprio in quel giorno.
Nell’immagine vedete un famoso dipinto del pittore e illustratore del Novecento Norman Rockwell, dove la famiglia è allegramente riunita intorno al famoso tacchino. Nessuno va al ristorante il Giorno del Ringraziamento (o almeno così dovrebbe essere) proprio perché l’intimità della casa è uno degli elementi fondamentali della ricorrenza.
Ma da dove ha origine questa festa tipicamente americana? Quando nel 1620 i Padri Pellegrini partirono dall’Inghilterra a bordo della Mayflower, abbandonando la loro patria a causa delle persecuzioni religiose, il primo inverno nel Massachusetts fu rigidissimo. Molti morirono e a salvare i superstiti fu l’amicizia che si instaurò con la locale tribù di nativi americani, i Wampanoag, che fecero conoscere ai coloni il mais e i tacchini. L’anno successivo i Padri Pellegrini poterono gioire per un raccolto abbondante e organizzarono una grande festa per ringraziare Dio dei doni ricevuti: il pranzo era a base di tacchino e pannocchie di mais, in ricordo di quanto accaduto l’inverno precedente. Anche la zucca troneggiava tra le pietanze, grazie al copioso raccolto di questo gustoso prodotto della terra. Memori dell’aiuto ricevuto, i Padri Pellegrini vollero invitare alla ricorrenza anche i Wampanoag. Nel dipinto di Jean Louis Gerome Ferris, pittore americano vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento che ha dipinto molte scene di storia americana, viene proprio rappresentato quel primo Giorno del Ringraziamento.
Da allora il pranzo è diventato una bella tradizione: il rito comincia con una preghiera con la quale si ringrazia per quanto di buono è accaduto durante l’anno. Nel 1941 il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt istituisce ufficialmente, con approvazione del Congresso, la Festa nazionale. Uffici e scuole sono chiusi, si ferma persino la Borsa di New York, tutti a casa a cucinare il tacchino ripieno accompagnato dalla salsa ai mirtilli, la torta di zucca, le patate dolci e il mais.
A questo proposito, vi segnalo uno spezzone del film The Blind Side, che narra la storia vera di Michael Oher, un ragazzo abbandonato dalla madre che viene accolto da una bella famiglia. E’ il Thanksgiving Day ma in quella casa tutti stanno guardando una partita in TV e mangiano sul divano. La madre si rende conto di quanto quel modo di fare faccia sentire isolato Michael, allora spegne la tv e invita tutti a sedersi attorno alla tavola apparecchiata. E la relazione cambia: la preghiera, recitata tenendosi per mano, stringe un legame tra tutti loro, il ragazzo non è più fuori dal gruppo, è dentro la famiglia. Da quel giorno sarà uno di loro, la sua vita cambierà, l’amore che riceverà gli aprirà strade che altrimenti non avrebbe potuto percorrere. (Potete vedere il video a questo link).
Tanti auguri a tutti gli amici americani per il loro Giorno del Ringraziamento: una bella festa familiare, un esempio concreto di come la tavola possa essere un’occasione per consolidare i legami, un rito che fa del bene alle persone che lo vivono.
Bello il tuo articolo. Quando i Padri Pellegrini sbarcarono in America il primo impegno – narra la storia – fu quello di costruire il cimitero e la prigione. Due ‘residenze’ sicure, perché così è fatto il mondo.
Ciao bacioni
papà
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