Le colline del Prosecco: natura, bollicine, scienza enologica … e ora anche Patrimonio UNESCO

E’ il caso di dirlo: stappiamo un Prosecco e brindiamo! L’Italia ha raggiunto un nuovo traguardo: le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono state riconosciute come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Parliamo di una piccola area collinare della provincia di Treviso, dove l’opera spesso eroica dei viticoltori ha contribuito a creare uno scenario unico: i vigneti infatti sono collocati soprattutto su un territorio scosceso, e questo rende particolarmente faticoso il lavoro. Qui i contadini non hanno abbandonato la loro terra, alla ricerca di un lavoro più facile in città, ma hanno creduto nella sua valorizzazione; la conformazione del terreno rende quasi impossibile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli coraggiosi produttori. Questo ha contribuito a creare un forte legame tra l’uomo e la campagna, con un grande amore per la terra e per i suoi prodotti, unito anche a una buona capacità di marketing del turismo: qui negli anni ’60 è nata la prima “Strada del vino” della nostra Penisola.

Come si legge nella descrizione ufficiale dell’UNESCO, il sito “include una serie di catene collinari, che corrono da est a ovest, e che si susseguono l’una dopo l’altra dalle pianure fino alle Prealpi, equidistanti dalle Dolomiti e dall’Adriatico, il che ha un effetto positivo sul clima e sulla campagna.”

L’iscrizione nella lista dei siti patrimonio dell’umanità è il coronamento di una serie di successi del Prosecco: nel 2018 sono state vendute 464 milioni di bottiglie Doc (+21% sul 2017), di cui due su tre all’estero, a dimostrazione che il brand italiano è sempre ricercato e apprezzato per la sua alta qualità.

Successi che non nascono per caso: a Conegliano ha sede una prestigiosa scuola enologica, fondata nel 1876, la più antica d’Italia. All’Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superioresi affianca il corso universitario della Facoltà di Agraria dell’Università di Padova per il conseguimento della Laurea di primo livello in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche. Gli studenti provengono non solo da tutta Italia ma anche dall’estero. La ricerca applicata, i convegni, le mostre, la partecipazione a fiere, le sperimentazioni e l’attività divulgativa, la cura di una preziosa biblioteca, i rapporti con Enti pubblici e Università, fanno di questa scuola un fiore all’occhiello del settore.

Bellezza del paesaggio agricolo, produzione di vini di qualità, passione e amore per un territorio ma anche scienza enologica di altissimo livello: il riconoscimento UNESCO è una bella soddisfazione e nello stesso tempo una responsabilità. Alle generazioni future bisogna trasmettere il valore di una fruttuosa interazione umana con l’ambiente, che produce bellezza e armonia di un territorio, bontà del prodotto e sviluppo economico. Per quelle colline il riconoscimento è un ulteriore slancio per la tutela del paesaggio e per la produzione delle preziose bollicine. Per tutti noi, un invito a visitare il sito UNESCO. Ho già avuto modo di parlarne in un altro post (leggete qui): il cibo e il vino sono ambasciatori del nostro Paese, anche grazie ad essi i turisti che scelgono l’Italia sanno che troveranno una vacanza di qualità. Il turismo del vino è in costante ascesa e, come ricorda il Movimento Turismo del Vino, «l’enoturismo è il volano più efficiente per muovere flussi, grazie al mix dei suoi principali elementi: cultura, paesaggio, vino, cucina, arte, prodotti agroalimentari, artigianato di qualità.»

E adesso, dopo tante parole … vado a stapparmi un Prosecco!

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