Ebbene sì, una sera abbiamo messo in forno una pizza surgelata. Ci sono situazioni nelle quali ricorrere a questi prodotti industriali permette di sedersi a tavola in pochi minuti, in un giorno di piena emergenza, quando la stanchezza prevale su tutto. Ma cercando le istruzioni sui tempi di cottura mi balza all’occhio la scritta sulla confezione: “Mangiami nel cartone: nel piatto non ci sto!”. A parte il fatto che in casa ho dei simpatici piatti per la pizza, abbastanza grandi da contenere il prodotto. In ogni caso, si può anche tirare fuori dal forno la pizza, metterla su un tagliere, affettarla e mettere i tranci su un piatto di dimensioni normali. L’imperativo categorico che quasi impone di mangiare nel cartone già suona abbastanza bizzarro.
Girando la confezione, anche sul retro leggo il medesimo ordine con tanto di enfatici punti esclamativi: “Non usare il piatto! Mangia nel cartone!” Ma stavolta al consumatore sbigottito viene presentato l’elenco dei vantaggi:
- Dai una seconda vita al cartone.
- Non lavi i piatti: ridotto consumo di acqua.
- Più tempo per te.
Mentre la pizza si scalda nel forno, faccio qualche riflessione. Ripercorrendo l’elenco di quelli che vengono presentati come “vantaggi”, penso che una seconda vita al cartone viene data comunque, gettandolo nel cassonetto della raccolta di carta e cartone. Anzi, nel mio Comune se quel cartone è sporco di residui di pomodoro o mozzarella, cosa abbastanza frequente, non lo posso nemmeno gettare con la carta, perché rovinerebbe un’intera partita destinata al riciclo. La scelta più ecologica è quindi quella di mettere la pizza sul piatto di ceramica o porcellana, riciclando così il cartone pulito.

Secondo cosiddetto vantaggio: non lavo i piatti, risparmiando acqua. Se però accumulo piatti nella lavastoviglie e la aziono ogni due/tre pasti (come faccio io, visto che siamo solo due in casa), aggiungere anche un paio di piatti che ho usato per la pizza non penso che produca un sensibile danno ambientale. Se invece si lava a mano, è vero che si consuma un po’ d’acqua, ma non siamo in un momento di crisi idrica, anzi. Mettendo sul piatto della bilancia vantaggi e svantaggi ambientali, cosa conviene? Io non ho dubbi.

Mangiare nel cartone (la pizza, un hamburger, le patatine, cibo cinese o piadine) dovrebbe essere considerato per quello che è, un modo spartano di consumare gli alimenti in una situazione di emergenza, quando abbiamo fretta, quando siamo fuori casa. La società di oggi ci permette queste soluzioni last minute, che sono comode e risolvono problemi, ma è discutibile ammantarle di ecologismo, come se stessimo salvando il pianeta, perché è esattamente il contrario. La trasandatezza a tavola non è un comportamento a difesa dell’ambiente: l’uso di piatti, bicchieri e contenitori usa e getta è quanto di meno ecologico ci sia. Il packaging, non solo del delivery ma in genere di tutto il cibo industriale, è una fonte di inquinamento, per il problema dello smaltimento di una sempre maggiore quantità di rifiuti.
Utilizzare normalmente a casa propria piatti di ceramica o porcellana e bicchieri di vetro è al contrario altamente rispettoso della natura. Così come lo è cucinare, quando è possibile, cibi freschi, riciclando poi gli avanzi. Leggete cosa ne penso nel mio post.

Inoltre, a mio parere, non ci può essere tutela dell’ambiente senza attenzione e amore alla bellezza, all’arte della tavola che non è pura estetica ma è attenzione alle relazioni, alla socialità, alla cura di un contesto familiare che crea armonia e senso di benessere, di pace. Nella doverosa buona battaglia in difesa del creato, Papa Francesco insiste molto sull’importanza di un’educazione alla bellezza: «Non va trascurata la relazione che c’è tra un’adeguata educazione estetica e il mantenimento di un ambiente sano. Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare ed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli». (A questo proposito, leggi il mio post).
“Più tempo per te”, sarebbe l’ultimo vantaggio suggerito da chi ha scritto quelle considerazioni sul cartone della pizza. Si fa riferimento evidentemente al lavaggio a mano dei piatti. Ma davvero risparmiare quei cinque minuti del lavaggio di un paio di piatti della pizza mi cambia la vita? E anche per una famiglia numerosa non è meglio mangiare su una tavola apparecchiata come Dio comanda? Coinvolgendo tutti i membri della famiglia a dare il loro contributo nell’organizzazione, con un team building che ha, tra l’altro, grandi vantaggi educativi. (Leggi qui).
Sembra che dedicare tempo alla bellezza della tavola sia tempo rubato, inutile, un vero spreco. Ma non è così: donare bellezza ai nostri cari è il modo migliore di impiegare il nostro tempo. Anche quando si scongela una pizza, al termine di una giornata difficile e faticosa, basta apparecchiare con un po’ di cura, stappare una bottiglia di buon vino che versiamo nel calice, accendere una candela, sederci a tavola guardandosi negli occhi, ripensando alle parole del filosofo inglese Roger Scruton: «Siamo creature bisognose, e il nostro bisogno maggiore è quello di casa: il luogo in cui siamo, dove troviamo protezione e amore». La bellezza è necessaria: fa bene alla natura, fa bene alla società, fa bene alla famiglia, fa bene a noi stessi.

(Se vuoi leggere di più sul pensiero di Roger Scruton a proposito della bellezza della tavola, leggi qui).
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