La bellezza della tavola, nelle parole di Roger Scruton

Oggi vi presento un passo di una conferenza dello scrittore e filosofo britannico Roger Scruton, a proposito della bellezza della tavola. Come ormai sapete, è un tema che mi sta molto a cuore. Gli uomini hanno sempre intuito e dato valore all’aspetto sociale del nutrimento: per questo motivo  trasformano in piacere e bellezza la necessità del sostentamento quotidiano. Sotto la ricerca della bellezza, anche a tavola, si nasconde un’esigenza morale. E non parlo di lusso, ostentazione,  performance, ma parlo di un rito che produce effetti sulle persone che lo vivono. La tavola diventa così un’alta espressione della cultura umana, una forma di arte: non esagero parlando di arte, perché c’è bellezza nell’apparecchiatura e nel gusto dei cibi. Se gli uomini si impegnano nella ricerca della bellezza a tavola è perché tutto questo favorisce la relazione e il legame tra le persone.

Mi è piaciuto molto quello che ha detto, a questo proposito, Roger Scruton parlando all’Auditorium della Conciliazione a Roma, l’11 dicembre 2009, nel corso del Convegno “Dio oggi: con lui o senza lui cambia tutto”, organizzato dal Progetto culturale della CEI. Ecco il passo di quella conferenza di cui vi suggerisco la lettura.

[Roger Scruton, nato nel 1944, si è laureato a Cambridge nel 1965 e ha insegnato Estetica al Birkbeck College dell’Università di Londra dal 1971 al 1992. Fondatore nel 1982 del trimestrale The Salisbury Review, lo ha diretto fino al 2000. Insegna attualmente presso l’università di St. Andrews in Scozia ed è visiting scholar dell’American Enterprise Institute a Washington.]

LA BELLEZZA E IL SACRO

di Roger Scruton

La bellezza può essere definita in questo modo: è il volto dell’amore, che risplende nella desolazione.

Ecco un esempio: è una occasione speciale, per la quale la famiglia si riunisce per una cena formale. Voi apparecchiate la tavola con una tovaglia ricamata e pulita, sistemate i piatti, i bicchieri, il pane nel cestino, qualche caraffa di acqua e di vino. Lo fate amorevolmente, dilettandovi di quella vista, sforzandovi per ottenere un effetto di pulizia, di semplicità, di simmetria e di calore. La tavola è divenuta così un simbolo del ritorno a casa, delle braccia aperte della madre di tutti che invita i propri figli ad entrare. E tutta questa abbondanza di significato e di buono spirito è in qualche modo contenuto nell’aspetto che ha assunto la tavola. Anche questa è una esperienza di bellezza. Ed è una di quelle che incontriamo, in una versione o in un’altra, ogni giorno delle nostre vite. Siamo creature bisognose, e il nostro bisogno maggiore è quello di casa: il luogo in cui siamo, dove troviamo protezione e amore.

Otteniamo questa casa attraverso le rappresentazioni del nostro stesso appartenere. La otteniamo non da soli, ma assieme ad altri. E tutti i nostri tentativi di far sì che ciò che ci circonda appaia in ordine – decorando, sistemando, creando – sono tentativi di dare il benvenuto a noi stessi e a coloro che amiamo. Questo secondo esempio è per me molto importante. Suggerisce, infatti, che il nostro bisogno umano di bellezza non è semplicemente un’aggiunta ridondante alla lista degli appetiti umani. Non è un qualcosa che possiamo non avere e sentirci lo stesso realizzati come persone. Si tratta di un bisogno che sorge dalla nostra condizione metafisica d’individui liberi i quali cercano il proprio posto in un mondo che continua.

Possiamo vagare per questo mondo, alienati, risentiti, pieni di sospetto e di sfiducia. Oppure possiamo trovare la nostra casa qui, risposando in armonia con gli altri e con noi stessi. E l’esperienza della bellezza ci guida lungo questa seconda strada: ci dice che noi siamo a casa in questo mondo, che il mondo è già ordinato nelle nostre percezioni come un luogo adatto alle nostre esistenze di esseri fatti così come noi siamo fatti.

La ricerca della bellezza continua la ricerca dell’amore. E ciò spiega l’importanza dell’arte in una epoca di violenza, di oppressione e di spodestamento. L’arte può tenere desta la memoria e la speranza di codesti momenti di riposo, di costruzione di una casa, di amore nella desolazione. E quando le persone voltano le spalle alla bellezza è perché non credono più in queste cose: esprimono la natura priva di casa, di speranza e di amore delle loro emozioni.  […]

Un risposta è cercare la bellezza nelle sue forme altre e più quotidiane: la bellezza delle strade ordinate e dei visi gioiosi, delle forme naturali e dei paesaggi cordiali. Non vi è ancora ragione per pensare di dover abbandonare questo sentiero. Perché, allora, così tanti artisti si rifiutano oggi di camminare lungo quel sentiero? Forse perché sanno che conduce a Dio.

§§§

[Se vi interessa leggere un’intervista a Scruton, sempre su questi temi, vi consiglio quella pubblicata sulla rivista Cristianità:”Perché la bellezza ha importanza” , reperibile al link]

3 commenti su “La bellezza della tavola, nelle parole di Roger Scruton

  1. […] il capitolo dedicato appunto al tema della convivialità. Già ho parlato di Scruton nel mio blog (vedi post), ma vi consiglio davvero questa pubblicazione, che permette di conoscere nel suo complesso il […]

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  2. […] e trasmissioni televisive che parlano di cucina, chef e buona tavola. Ho segnalato nella rubrica Distillati di sapienza alcuni brani tratti da libri dove si parla del valore della convivialità. Ho visto che hanno avuto […]

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  3. Alberto Vivenzio ha detto:

    L’ha ribloggato su Il sito di Albertoe ha commentato:
    …La bellezza può essere definita in questo modo: è il volto dell’amore, che risplende nella desolazione …consiglio la lettura di questo articolo…

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