Lo confesso, anch’io ho ceduto alla tentazione del delivery. Ma alla domanda del confessore: “Quante volte, figliola?” rispondo che si tratta di episodi che si contano sulle dita di una mano. Le circostanze erano anche molto particolari, avevo delle attenuanti: eravamo in pieno lockdown, i ristoranti erano chiusi e posso dire che l’ho fatto anche per rispondere al grido di dolore di quei locali che sollecitavano le consegne a domicilio, come unica fonte di reddito in un periodo difficile (per non dire drammatico) per il settore della ristorazione. Non è stata comunque solo opera di solidarietà sociale: anche voglia di mangiare qualcosa di diverso e soprattutto piatti che io in casa proprio non so preparare.
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