La pesca di Emma è diventata l’argomento centrale di discussione su tutti i social network, i siti internet, i quotidiani cartacei e online, i talk show televisivi. Non dico la mia sul tema della separazione coniugale e della conseguente sofferenza dei bambini, ma mi soffermo sulla frase che sul sito Esselunga accompagna il video: «La spesa non è solo un atto d’acquisto ma ha un valore simbolico molto più ampio. Per ogni prodotto che mettiamo nel carrello c’è un significato più profondo di quello che siamo abituati a pensare.» E’ il significato antropologico del cibo, la simbologia e la cultura che c’è sempre nelle scelte dei consumatori. Mettiamo nel carrello la nostra vita, le relazioni che ci sono o che mancano. La spesa della madre di tre figli è diversa da quella del single; chi ama invitare amici a cena, o vuole essere pronta per l’arrivo improvviso dei compagni di scuola dei suoi figli, mette in dispensa prodotti diversi rispetto a quelli del ragazzo che vive solo, per il quale la socialità a tavola è quella dell’happy hour o dell’apericena.
Lo spot Esselunga ricorda che ognuno di noi ha un vissuto, una storia che emerge anche nelle scelte alimentari. Il cibo può diventare dono, accoglienza, voglia di dialogo. Emma, la bimba dello spot Esselunga, sceglie una pesca sperando di far dialogare finalmente mamma e papà. Quante volte abbiamo invitato a cena persone con le quali abbiamo voglia di fare amicizia, abbiamo cucinato torte per chi sta attraversando momenti difficili, abbiamo organizzato un aperitivo col collega con il quale non è facile comunicare. Come afferma la psicologa Cristina Rubano: «I rituali sociali connessi alla commensalità sono presenti universalmente, seppur con delle differenze, in tutti i gruppi umani, mangiare e bere insieme è una forma di scambio e condivisione utilizzata per creare e mantenere legami sociali assumendo una funzione di socializzazione che istituisce i rapporti fra i commensali.» (Per saperne di più, leggi qui).

Emma sa che il cibo unisce: sa che il papà rimarrà colpito dal dono che lui (forse) crede sia arrivato dalla mamma. Quella pesca potrà davvero far dialogare mamma e papà? Uno dei messaggi dello spot è proprio questo: nessun atto di acquisto è neutro, siamo animali sociali e quando compro qualcosa penso a chi potrà godere di quanto ho comprato, a chi si siederà alla mia tavola e apprezzerà (speriamo) il prodotto o il manicaretto che ho preparato con quegli ingredienti. Oppure non penso a nessuno, compro qualcosa solo per me stesso: sono il consumatore della società individualista e de-ritualizzata.
Grazie Emma, che ci hai ricordato che il cibo può essere dono d’amore, qualcosa che unisce, qualcosa che ci fa venire la voglia di costruire una società più umana, proprio partendo dalla tavola. Anche partendo da una pesca.