Dopo il diluvio impariamo da Noè, piantiamo una vigna

Chiusi dentro uno spazio ristretto con la nostra famiglia, ci siamo sentiti come se fossimo sull’arca di Noè. Non c’erano le coppie di animali ma fuori c’era il diluvio, una situazione di pericolo e incertezza. Adesso che cominciamo ad uscire, da un lato proviamo sollievo per il lento ritorno alla routine (ho provato questa sensazione quando ieri sono andata dal meccanico per un controllo all’automobile e poi in tintoria per il cambio del guardaroba invernale); dall’altro siamo preoccupati perché intorno a noi il mondo non è quello di prima e c’è un po’ di ansia per il futuro, non solo per la situazione sanitaria ma anche per quella economica e sociale (non parliamo di quella politica, quella è sempre stata preoccupante). Continua a leggere

Meditando davanti ad una vigna, in un pomeriggio d’inverno, su una panchina gigante

«Ora tocca a voi: qui seduti, raccontate la vostra storia»: così è scritto sul cartello posto accanto alla panchina gigante. Ecco il mio racconto. E’ il 4 gennaio ma il clima è mite, il termometro indica 14 gradi. Incredibile, ma è così. Ci sono state giornate fredde, di gelo e nebbia, ma oggi il Monferrato ci ha fatto questo bel regalo. L’ultima volta in cui siamo venuti a Rosignano era novembre e pioveva. Il clima ci aveva invogliato ad andar per cantine e con alcuni amici, dopo aver pranzato con agnolotti, coniglio alla piemontese e per concludere Krumiri di Casale, abbiamo visitato l’azienda vitivinicola Vicara (acronimo delle tre famiglie Visconti, Cassinis e Ravizza): il simpatico Giuseppe ci ha guidati nella cantina storica, ci ha fatto degustare i loro ottimi vini, accompagnati da salumi e formaggi locali, e dulcis in fundo siamo scesi nell’infernot (già vi ho raccontato cos’è, se non ve lo ricordate più leggete qui)  e abbiamo visitato la chiesa della Madonna delle Grazie, acquisita nel 1989 dalla famiglia Ravizza, che ne ha così evitato l’abbandono e il degrado (Dio li benedica per questa generosa iniziativa). Continua a leggere

Lettera a chi ha gettato una lattina in una vigna

Non so chi sei, ma hai lasciato traccia del tuo passaggio.

In una splendida domenica di sole di fine ottobre, Andrea ed io percorriamo in auto una strada sterrata che entra nella proprietà di una nota casa vitivinicola piemontese. Non c’è muro di cinta, non c’è cancellata, alcuni cartelli ci indicano che siamo in una proprietà privata, ma percorriamo quel viale liberamente, sentendoci accolti. Non c’è anima viva intorno a noi, solo filari a perdita d’occhio, in lontananza borghi e castelli e una chiesetta di campagna. Il panorama è mozzafiato e i colori dell’autunno sono spettacolari. Lungo la via, si apre uno slargo e ne approfittiamo per fermarci, godere di quella bellezza e fare qualche foto.

Ed ecco la sorpresa: sotto un filare, una lattina di birra, che tu hai gettato via. Continua a leggere

Distillati di sapienza – Ma che cos’è un terroir?

E’ un’espressione molto utilizzata e per saperne di più mi affido ad un libro istruttivo e piacevole: “Il desiderio del vino. Storia di una passione antica” di Jean-Robert Pitte (ed. Dedalo). E’ un testo preciso da un punto di vista tecnico ma anche di facile lettura, che spazia da dettagli di storia a riflessioni sulla cultura del vino, senza tralasciare simpatici aneddoti. Più che una storia del vino, è la storia di una passione che accompagna l’uomo fin dagli albori della civiltà. L’autore, membro della Académie des Sciences Morales et Politiques, è autore di numerose opere di geografia culturale. Ecco alcuni passi del suo capitolo dedicato appunto al concetto di terroir e alle suggestioni del paesaggio vitivinicolo. Continua a leggere

La vigna di Leonardo da Vinci

Milano è una città piena di sorprese, i turisti si concentrano normalmente  sul Duomo e Sant’Ambrogio, sulla Pinacoteca di Brera e il Cenacolo, ma ci sono piccoli angoli nascosti che celano dei tesori pieni di fascino, testimoni di vicende storiche interessanti, che sfuggono al passante frettoloso. Lo sapevate per esempio che in pieno centro, davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, c’è una casa storica rinascimentale, appartenuta alla famiglia degli Atellani, che racchiude un elegante giardino dove si trova nientemeno che la vigna di Leonardo da Vinci? Il quartiere è proprio quello dove il grande artista ha lasciato la traccia più prestigiosa della sua presenza milanese, L’Ultima Cena del refettorio domenicano.

Vi racconto questa storia affascinante. Continua a leggere

L’Amarone nel bicchiere e nel risotto

Milano è stata la capitale del gusto, dal 4 all’11 maggio, e la vostra blogger non ha perso l’occasione per partecipare a qualche evento. Già ve ne ho parlato . Ora vi racconto la mia serata ai Caselli Daziari, uno degli incontri organizzati da ART (l’Associazione del settore degli articoli per la tavola, la cucina, il regalo e la decorazione della casa) con l’Associazione della Filiera Agroalimentare (ASSOFOOD), per promuovere lo stile e la bellezza dei prodotti per la tavola insieme alla cultura del buon cibo e del buon vino. In particolare ho avuto modo di partecipare alla serata che aveva come protagonista l’Amarone, ottimo vino della Valpolicella, al centro di una degustazione guidata e della realizzazione di un risotto. Me la potevo perdere, una serata così? Continua a leggere

Cristianesimo e vino: un legame indissolubile

Frate Bacco”: così era chiamato, con simpatia, il monaco addetto alle vigne nell’abbazia benedettina di Fleury, sulle rive della Loira.

I monaci hanno raggiunto l’eccellenza in molti campi: tra questi, anche nella produzione del vino. La prima motivazione è quella liturgica: per il Sacramento dell’Eucarestia è necessario avere il vino. Nell’epoca delle invasioni barbariche, dei viaggi lunghi e pericolosi, il commercio è difficoltoso e sottoposto a tante incertezze. San Benedetto abitua i monaci ad essere autosufficienti, a procurarsi da sé tutto il necessario per la vita della comunità monastica. Così i monaci piantano la vite e producono il vino. Continua a leggere