In un post precedente (leggi qui) vi ho raccontato qualcosa a proposito della pasta fresca, delle sue origini e delle sue mille declinazioni gustose e creative. Ma quando è nata la pasta secca, quella che sicuramente contraddistingue noi italiani e che non manca mai nelle nostre dispense? Può sembrare incredibile, ma un cibo così nostro è stato inventato dagli Arabi ed è arrivato fino a noi in seguito alla loro conquista della Sicilia, nel IX secolo. Possiamo dire che la necessità aguzza l’ingegno e spesso le grandi creazioni gastronomiche nascono dal bisogno, da esigenze concrete.
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Una serata speciale alla Locanda Locatelli a Londra
Amo viaggiare, visitare luoghi lontani, conoscere le usanze e gli stili di vita di altri Paesi. Ho dei bellissimi ricordi dei miei tanti viaggi in Francia, anche perché si mangia molto bene: la rivalità con i francesi in materia di cibo e vini è d’altronde risaputa, poiché ci contendiamo lo scettro della cucina migliore del mondo. In altri paesi al contrario, quando mi siedo a tavola, spesso mi capita di rimpiangere di non essere in Italia. Ad esempio quando ho lasciato nel piatto una disgustosa minestra-di-non-so-che-cosa in Olanda o quando in Svezia pretendevano che bevessi vodka con l’antipasto. A Edimburgo mi sono divertita ad una cena durante la quale è stata declamata da uno scozzese in costume tradizionale la poesia di Robert Burns dedicata all’haggis, il tipico insaccato con interiora di pecora, ma mi sono divertita molto meno quando me lo hanno servito nel piatto. In questi casi penso che una bella porzione di spaghetti non abbia rivali. Continua a leggere
La generosità della “pizza sospesa”
Secondo un sondaggio della Società Dante Alighieri, pizza è la parola italiana più conosciuta all’estero, seguita da cappuccino e spaghetti. Non possiamo che prendere atto, e anche con un po’ di soddisfazione, che chi pensa all’Italia pensi subito anche alla sua buona tavola.
Ma veniamo alla pizza: simbolo dell’identità nazionale, l’arte del pizzaiolo napoletano è diventata nel 2017 patrimonio dell’umanità per l’Unesco. Nel dare il prezioso riconoscimento, è stato sottolineato il valore della pratica culinaria, in tutte le fasi che vanno dalla preparazione dell’impasto fino alla cottura nel forno a legna, ma anche il valore culturale dell’attività della bottega, la trasmissione intergenerazionale dei segreti del mestiere, l’incontro sociale e familiare, il carattere spettacolare del lavoro. I gesti, le canzoni, il gergo, la capacità di roteare l’impasto con sapiente abilità: tutto contribuisce a fare del lavoro del pizzaiolo un rito e una vera arte. I media, nel dare la notizia, hanno anche ricordato il valore economico di questo prodotto: ogni giorno i pizzaioli italiani sfornano una media di 8 milioni di pizze e tutto questo garantisce 200.000 posti di lavoro.
Oggi voglio però raccontarvi una bella storia che ha per protagonista un pizzaiolo napoletano, che gestisce un locale a Formia (Latina), il quale ha deciso di lanciare l’iniziativa della “pizza sospesa”. Continua a leggere
La saggezza di Sophia Loren
Sicuramente io non rischio la chiusura del mio blog per istigazione all’anoressia, e credo che nessuna mia follower consideri le top model magrissime delle icone di bellezza. Anzi, per portare avanti una mia piccola ma buona battaglia contro i disordini alimentari e per diffondere un messaggio positivo alle giovanissime, consiglio di guardare qualche immagine di Sophia Loren, affascinante e ammirata da tutti, e di leggere questa sua frase che è da incorniciare: “Tutto ciò che vedete, lo devo agli spaghetti”. Continua a leggere
Stanchi dei grandi chef, gli italiani tornano alla nonna
di Umberto Folena
Ridateci gli spaghetti al pomodoro, gli gnocchi al ragù, il baccalà con la polenta e lo spezzatino con il purè. Molto più semplici e rilassanti, oltre che piacevoli al palato. Continueranno pure a dare soddisfazione agli inserzionisti pubblicitari, gli italiani, stando con il naso incollato davanti ai programmi televisivi in cui imperversano chef grandi, o semplicemente famosi come chiunque riesca a piazzare il suo bel faccione dentro il teleschermo. Ma la gran massa – per l’esattezza tre su quattro – sono stanchi dell’eccesso di elaborazione e, così per far rima, agognano il minestrone. Continua a leggere