Andare al ristorante e sentirsi accolti

Come cantava Edoardo Vianello, stessa spiaggia, stesso mare. Dopo sei anni torniamo all’Isola d’Elba e tra qualche novità troviamo anche alcune certezze. Una di queste è il ristorante Capo Nord, nel quale facciamo capolino dopo un bagno in mare per prenotare un tavolo per la cena. Attilio prende nota con un sorriso. Alla sera ci fa accomodare in sala e ci indica il nostro tavolo. Proprio il “nostro” tavolo. Quello accanto alla grande vetrata, dalla quale si vede la spiaggia e lo scoglio del Nasuto e si gode il tramonto con una visuale perfetta. Mi giro verso Attilio, commossa: ma davvero ti ricordi ancora che questo è il nostro tavolo?

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Il cibo: un modo per esprimere e comunicare l’amore

Per la rubrica Distillati di sapienza, vi presento un brano tratto dal libro di don Luigi Maria Epicoco: “La luce in fondo. Attraversare i passaggi difficili della vita” (Ed. Rizzoli). Sono sempre contenta quando, leggendo qua e là, trovo in libri autorevoli la conferma di tutto quanto vi sto raccontando ormai da molti anni. Buona lettura.

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L’uomo mangia fondamentalmente per vivere. Il gesto di prendere del cibo è legato soprattutto alla funzione biologica della sopravvivenza. Eppure, intuiamo da subito che il semplice nutrirsi è cosa diversa dalla capacità di mangiare. L’uomo infatti ha intriso di relazionalità anche la funzione primaria e biologica della nutrizione come sopravvivenza. In questo senso, l’atto di mangiare non è mai un atto ingenuo, innocente, ha sempre al suo interno una motivazione altra. Esso è sempre il sintomo di un’interiorità. Questo è il motivo per cui a volte i disturbi alimentari non sono semplicemente riducibili a disfunzioni meccaniche della funzionalità del nostro corpo, ma sono invece il campanello d’allarme che ci racconta il groviglio complicato che ci portiamo dentro.

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