Lo confesso, anch’io ho ceduto alla tentazione del delivery. Ma alla domanda del confessore: “Quante volte, figliola?” rispondo che si tratta di episodi che si contano sulle dita di una mano. Le circostanze erano anche molto particolari, avevo delle attenuanti: eravamo in pieno lockdown, i ristoranti erano chiusi e posso dire che l’ho fatto anche per rispondere al grido di dolore di quei locali che sollecitavano le consegne a domicilio, come unica fonte di reddito in un periodo difficile (per non dire drammatico) per il settore della ristorazione. Non è stata comunque solo opera di solidarietà sociale: anche voglia di mangiare qualcosa di diverso e soprattutto piatti che io in casa proprio non so preparare.
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La tavola del pellegrino di Santiago de Compostela
Il pellegrinaggio è una pratica antichissima: si intraprende per fare penitenza, per devozione, per un maggiore incontro spirituale con Dio, per vivere un’esperienza personale intensa. Si abbandonano le proprie abitudini e comodità e si affronta la fatica e il disagio del cammino, spinti dalla bellezza e dall’importanza dell’obiettivo, della meta. Uno dei cammini più famosi è certamente quello di Santiago de Compostela, sulla tomba dell’apostolo Giacomo. Il mio amico di vecchia data (e giornalista) Marcello Parilli nel mese di maggio del 2006 ha compiuto l’impresa, ha percorso oltre 800 chilometri a piedi, da Saint-Jean-Pied-de-Port nei Pirenei francesi per giungere dopo 29 giorni a Santiago. Ho ascoltato molti racconti di questa sua straordinaria esperienza, ma mi era rimasta qualche curiosità a proposito dei pasti del pellegrino. Ecco cosa mi ha raccontato nel corso della nostra piacevole chiacchierata. Continua a leggere