Candidatura Unesco per la cucina italiana

Siamo pienamente consapevoli del grande valore della cucina italiana e con grande soddisfazione accogliamo quindi la notizia che il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, rappresentato dal Ministro Francesco Lollobrigida, e il Ministero della Cultura, rappresentato dal Ministro Gennaro Sangiuliano, lanciano la candidatura UNESCO della cucina italiana alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. E’ molto bello che si metta in gioco anche il Ministero della Cultura, perché la tavola è cultura, è arte.

Si tratta di un passo importante nell’impegno di protezione e valorizzazione delle nostre eccellenze enogastronomiche, significa promuovere non solo i prodotti ma anche la nostra qualità della vita, quel patrimonio culturale che ci ha resi famosi nel mondo grazie ad una capacità di accogliere, socializzare. In Italia sappiamo far fruttare un territorio agricolo e nello stesso tempo lo sappiamo tutelare e rispettare, valorizzando la nostra straordinaria biodiversità e stagionalità. Il riutilizzo del cibo ha dato vita a piatti gustosissimi, pensiamo alla ribollita toscana, ai timballi, ai polpettoni, insegnando così la lotta allo spreco. Sulla tavola celebriamo un rito che è espressione di identità e cultura, nel quale ci prendiamo cura dei familiari e degli amici, valorizziamo la relazione interpersonale e il dialogo tra generazioni.

A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, supportata dal Comitato scientifico preseduto dal professor Massimo Montanari e approvata dal Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana Unesco, sono tre comunità: l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati; la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento; La Cucina Italiana, rivista fondata nel 1929, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola. 

La presenza del professor Massimo Montanari è garanzia della serietà accademica dell’iniziativa. In un’intervista a La Cucina Italiana, sintetizza così lo spirito con il quale affronta il lavoro che lo attende: «Al di là dei singoli prodotti o delle singole ricette, è il rapporto col cibo (intenso, profondo, pieno di significati sociali oltre che di straordinarie tecniche e saperi) a caratterizzare gli italiani, tutti. Non c’è altro popolo che, come gli italiani, sappia rappresentare sé stesso, la propria vita, la propria storia parlando di cibo. […] La ricerca storica dimostra che la componente popolare della cucina italiana ha avuto un ruolo importante, decisivo. Le minestre, la pasta, le verdure, i legumi, indicano una radice popolare forte e quindi grande attenzione all’uso delle risorse, all’esigenza di non sprecare. Pratica che è diventata patrimonio comune degli italiani, anche nell’alta cucina che ha ripreso e rielaborato questi modelli».

Come afferma Montanari, il cibo è cultura: «Lo è in tutte le fasi del percorso che porta dalle risorse al piatto. È cultura quando si produce, quando si trasforma, quando si conserva, quando si condivide il momento del pasto, arricchendolo di valori extranutrizionali, cioè di profonde valenze sociali».

Buon lavoro alla commissione, ci auguriamo che il percorso porti al riconoscimento dell’Unesco, sarebbe una bella vittoria per la cucina italiana. Ma in fondo noi lo sappiamo già che la nostra cucina è bella, buona, gustosa, salutare, varia e soprattutto ricca di cultura e significati antropologici.

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