A volte, per necessità, si mangia da soli, e talvolta potrebbe anche essere un momento di relax dedicato a noi stessi, ma penso che condividere il pasto dovrebbe essere l’obiettivo da realizzare ogni giorno, soprattutto con i propri familiari, anche nella semplicità di una mozzarella e pomodoro che ci consenta di guardarci negli occhi, conversare amabilmente, raccontarci come è andata la giornata. La pausa pranzo si può trascorrere con un collega di lavoro o di studio ed approfittare di questa occasione per conoscerci meglio. E poi ci sono le cene con gli amici che nella gran parte dei casi si presentano come momenti piacevoli, divertenti, rilassanti. Ma in quale formazione?
C’è il pranzo a due con un’amica o un amico, con cui poter finalmente confidarsi senza filtri, condividere le preoccupazioni o scherzare in serenità. Oppure possiamo diramare inviti a pioggia e riempire la sala da pranzo di allegra e schiamazzante euforia, ma con una conversazione inevitabilmente un po’ caotica e spezzettata. La cena a quattro consente invece di parlare con la dovuta calma e di rafforzare conoscenze ed amicizie. Mi viene in mente il film Harry ti presento Sally, in particolare la scena memorabile della cena organizzata dai due protagonisti con gli amici Marie e Jess, con la speranza che nasca una relazione tra Harry e Marie e tra Sally e Jess. La tavola sarà effettivamente galeotta, ma con esito ben diverso da quello che inizialmente era stato pensato. È significativo che per favorire la confidenza si scelga il format di una cena, niente di meglio per stringere legami.

Anche senza questi intenti da Cupido, la tavola con pochi amici consente effettivamente di fare una conversazione profonda e piacevole. Devo ammettere che da qualche tempo (complice il passare degli anni?) ho sviluppato una netta preferenza per queste tavole molto intime, tranquille e confidenziali, grazie alle quali si riesce davvero a tirare fuori il meglio di noi stessi, consolidando amicizie e relazioni. In ogni caso, ogni format è benaccetto, a patto di avere ben chiaro l’obiettivo.
Ci sono le cene per soli uomini, ad esempio quelli lasciati in città dalle mogli in vacanza con i bambini. E, dulcis in fundo, ci sono le cene di sole donne. Di recente mi sono trovata a vivere queste serate tutte al femminile e vi confesso che per me è stata una vera novità. La presenza di donne e uomini a mio parere favorisce dinamiche e prospettive che danno un ottimo contributo alla buona riuscita della serata, evidenziando ancora una volta la complementarietà dei sessi, permettendo un giusto equilibrio delle conversazioni con un reciproco arricchimento.

Devo ammettere però che l’esperienza di cene tra amiche è stata divertente perché si è creato un ambiente molto intimo e confidenziale, con la massima libertà di affrontare discorsi tutti femminili in scioltezza. Come sempre, non c’è una scelta migliore delle altre, dipende dal contesto, ci sono format che si adattano meglio a specifiche preferenze e bisogni. Ben venga ogni esperienza, quando produce gioia, spensieratezza e soprattutto gratificazione per il grande dono dell’amicizia.

Qualunque sia il numero di invitati, la location e il menu, l’importante è vivere la tavola come occasione di incontro, di amicizia, di reciproca conoscenza, per costruire ambienti e relazioni e reagire così all’individualismo dilagante. Ci sono tante opportunità molto piacevoli ed interessanti per stare insieme, si può fare una gita in barca o una passeggiata in montagna, una visita ad un museo o partecipare ad una conferenza, assistere ad un concerto o ad uno spettacolo teatrale. Eppure, niente fa entrare in relazione profonda come un pasto condiviso, organizzato come si deve. Insomma, aveva proprio ragione Cormac McCarthy quando ha scritto la frase che ho preso come sottotitolo del mio blog: “Se mangi con qualcuno, passi subito a un livello più alto di amicizia”.
