Mi è capitato di recente di vedere alcuni film nei quali i protagonisti, persone stressate, deluse dalla carriera nella quale avevano riposto molte aspettative, in crisi perché hanno perso il senso della vita, ritornano nei luoghi della loro infanzia e recuperano la serenità perduta. Attraverso i ricordi dei loro nonni o del padre, tornano a galla le cose importanti, i veri valori che danno gioia e solidità. Si tratta di film ambientati in Italia o in Francia e il vino, la buona tavola e la bellezza della vita di campagna sono un filo conduttore delle vicende. Quando si tratta di produzioni inglesi o americane, fa piacere scoprire che nell’immaginario anglosassone noi e i nostri cugini d’Oltralpe siamo i fortunati detentori di luoghi paradisiaci, non solo grazie ai magnifici panorami ma anche grazie ai valori umani che si respirano quando si è immersi in quella cultura.
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Santa Marta e il carisma dell’ospitalità
Il 29 luglio la Chiesa ricorda Santa Marta e io la festeggio sicuramente, essendo la patrona del mio blog: modello di donna che si impegna nell’accoglienza, nella cura della tavola, operosa e al servizio del suo prossimo, che vuole allietare con i suoi manicaretti. Chi meglio di lei posso invocare nel mio cammino per una diffusione della cultura della tavola e dell’ospitalità? Marta è da imitare. Lo ricorda anche Papa Francesco: sul suo esempio, si deve «far sì che, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il senso dell’accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi ‘a casa’, specialmente i piccoli e i poveri quando bussano alla porta».
Continua a leggereIl rito della grigliata: icona di una bella comunità
Ci sono tanti modi di gustare la carne: c’è chi ama la tartare, il carpaccio, insomma la carne cruda. Se invece parliamo di cottura, la carne si può cucinare alla brace, in padella, al forno, scoprendo sempre nuove tecniche, dallo spiedo dell’uomo delle caverne alle pentole fatte con materiali super tecnologici nella cucina più moderna. Oggi parliamo della grigliata: è arrivata finalmente l’estate, la stagione che amo di più, c’è tanta voglia di stare all’aria aperta e cosa c’è di più bello di un bel pranzo in giardino, cucinando sulla brace?
Non temo accuse di stereotipi di genere: ma vi siete accorti di quanto sia tipicamente maschile il barbecue? Provate a proporlo ad un gruppo di donne: anche se ottime cuoche, e persone di buon appetito, probabilmente storceranno il naso, all’idea di affumicarsi e sporcarsi di fuliggine. Opteranno per un bell’arrosto o degli involtini. Proponetelo ad un gruppo di uomini e vedrete i loro occhi che cominciano a brillare, al pensiero di mettersi in t-shirt e pantaloncini corti davanti alla griglia con un pacco di carbonella, pinze, forchettoni, salsicce e costine di maiale. La cottura sulla brace di legna resta una passione ancestrale del genere maschile.
Continua a leggere“Quel che non ammazza, ingrassa”
Era un proverbio toscano citato spesso da mia suocera: mi ha sempre divertito, è decisamente efficace. Mi piacciono i proverbi, sono chiari aforismi che sanno rendere bene un concetto, più di mille parole. In questo caso, bisogna andare indietro nel tempo, quando nelle povere famiglie contadine non sempre era possibile mettere in tavola cibo gustoso e se i bambini storcevano il naso davanti al piatto la mamma diceva appunto: «Quel che non ammazza, ingrassa»: è comunque commestibile, non fa male e alla fine farà pure bene, vi farà crescere.
Continua a leggereLa tavola della famiglia: un’ispirazione anche per i finalisti di MasterChef
Si è conclusa anche la decima edizione di MasterChef, una trasmissione che, come vi ho già raccontato (leggete qui), nelle sue prime edizioni non ha incontrato il mio favore: non apprezzavo l’atteggiamento dei giudici, chef famosi che assumevano in modo a tratti caricaturale e artefatto la parte dei cattivissimi, non esitando a manifestare scarso rispetto verso i concorrenti, con durezza e altezzosità. Ho decisamente apprezzato il progressivo cambio di tono, anche grazie all’ingresso di Giorgio Locatelli: elegante e serio, se deve portare critiche ai concorrenti lo fa senza umiliarli, ma con l’autorità di un maestro che vuole fare crescere l’allievo (ne ho già parlato, leggete il mio post). Da apprezzare anche la simpatia di Antonino Cannavacciuolo e la serietà dell’eclettico Bruno Barbieri. Un terzetto affiatato e brioso.
Nell’ultima puntata i tre concorrenti finalisti hanno presentato i loro menu: mi ha profondamente colpito il fatto che tutti e tre hanno scelto dei piatti molto creativi e sofisticati ma con un elemento in comune: il forte riferimento alla loro famiglia, alle esperienze d’infanzia della tavola dei nonni. Continua a leggere
Quando una profezia è sbagliata: oggi tutti ai fornelli!
Abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini, a causa della pandemia, ma abbiamo fatto di necessità virtù e gli italiani, costretti tra quattro mura domestiche, hanno sfogato il loro stress cucinando. Questo 2020 sarà anche ricordato come quello del lievito introvabile, delle farine che sparivano dagli scaffali del supermercato, degli amici che su Skype e Facebook mostravano le loro creazioni gastronomiche. Rileggo sorridendo il risultato di un sondaggio del 2017 che descriveva gli italiani come sempre più refrattari ai fornelli, incapaci di cucinare, grandi acquirenti di tramezzini, surgelati precotti e spuntini pronti. Allora mi sentivo una specie di panda, un essere in via di estinzione perché desidero avere la casa ben accessoriata di pentole, mestoli, frullini, teglie, piatti, calici, zuppiere e accessori di ogni foggia e dimensione. Oggi mi rendo conto che sono in realtà una dilettante, al confronto di amici che stanno dimostrando talenti davvero eccezionali. Continua a leggere
Un podcast per parlare di cucina delle feste … e non solo
Cari amici, Franca Malagò ed io abbiamo fatto una bella chiacchierata pre-natalizia sulla tavola delle feste, sulla capacità della cucina di farci sentire bene e di costruire relazioni profonde e amicizie sincere. Continua a leggere
Ministra Azzolina: la donna che cucina non è uno stereotipo da abbattere ma un’immagine di amore da sostenere
Nonostante tutti i problemi che gravano sulla scuola in questo momento (e non solo sulla scuola), l’on. Lucia Azzolina, alla quale è stato affidato il Ministero dell’Istruzione, sembra avere posto priorità alla lotta contro i c.d. stereotipi di genere. Ospite di Nemmeno un clic di Cinzia Leone, facendo riferimento ad alcuni libri di testo della scuola primaria dove sono raffigurati una mamma che stira o cucina e un papà al lavoro, ha detto: “È uno stereotipo tristissimo, il ministero ha fatto degli accertamenti, sentendo gli editori, e credo che sono stereotipi che devono essere superati; è necessario emanciparsi di più”.
Ci risiamo? Già ne ho parlato in questo blog quando l’allora Presidente dalla Camera Laura Boldrini ad un convegno a palazzo Madama sul tema “Donne e media” affermò: “Non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono tutti seduti e la mamma serve a tavola.”. Ma davvero sarebbero questi i problemi della nostra società e della nostra cultura? Confessiamolo che il vero obiettivo di queste considerazioni è la famiglia. Continua a leggere
Il pranzo dopo il funerale: la tavola che consola
Mio padre mi racconta che in Istria di fronte ai cimiteri c’era sempre un’osteria: una cosa bizzarra? Per niente: infatti era buona tradizione dopo il funerale pranzare tutti insieme. Può sembrare strano per la nostra cultura, che ha decisamente un cattivo rapporto con la morte, il lutto e tutta la cornice che circonda quel momento di dolore. Tipico di una civiltà materialista che, non sapendo dare una risposta a quello che c’è dopo la vita terrena, preferisce vivere il funerale in sordina, archiviando la pratica il prima possibile. Continua a leggere
L’altra parte del letto, ovvero: il lockdown come opportunità
“De l’autre coté du lit” (Francia, 2008) è un film con Sophie Marceau e Dani Boon (quello del film “Giù al nord”, tanto per intenderci). Bisognerebbe chiedere a chi si è inventato il titolo del film per il pubblico italiano il perché della sua scelta sconsiderata: “Sarà perché ti amo”. Il titolo originale francese rende sicuramente meglio il messaggio del film: l’importanza, in un matrimonio, di mettersi nei panni del coniuge. Ariane e Hugo, una coppia in piena crisi, accolgono l’invito del coach matrimoniale e si scambiano i ruoli: lui resta a casa con i figli e lei prende il posto del marito a capo di una piccola azienda. Ariane comprende ben presto quante preoccupazioni il marito abbia sul lavoro e Hugo si trova in difficoltà di fronte alle quotidiane incombenze del ménage casalingo, da lui troppo spesso sottovalutate. Continua a leggere