La Commissione UE, nonostante il voto contrario del parlamento Europeo, ha autorizzato l’Irlanda a porre sulle bottiglie di vino, birra e alcolici le etichette che ne denunciano la presunta pericolosità per la salute. Cosa ne penso? Che l’etichetta dice il falso. E’ l’abuso che nuoce gravemente alla salute, ma questo vale per molti altri alimenti, il cui uso eccessivo e disordinato provoca danni gravi all’organismo. Perché si criminalizza il vino e non si dice una parola ad esempio sul consumo di bevande gassate, delle quali non si sa nemmeno la composizione, prodotte da multinazionali? Un bicchiere di vino non fa male, anzi ci sono addirittura studi scientifici che dimostrano i suoi benefici. Sono d’accordo sul fatto che si debba diffondere una cultura del bere in modo consapevole, con moderazione, ma non possiamo buttare via millenni di cultura e tradizione. Anche il Papa ha affermato, commentando il passo evangelico delle nozze di Cana, che per la festa ci vuole il vino, non si può bere il thè! (Cliccate qui per leggere il post).
Povera Irlanda, Isola di Smeraldo che ho tanto amato e continuo ad amare, ma proprio per questo mi fa soffrire vedere la sua triste decadenza sociale e culturale. E spero proprio che l’Italia faccia sentire la sua voce di fronte alle istituzioni europee in difesa dei suoi prodotti ma soprattutto della sua cultura. Se volete argomentazioni su questo tema del rapporto tra piacere del vino e temperanza, eccessi e responsabilità nel consumo di bevande alcoliche, vi suggerisco di leggere questo testo che ho pubblicato tempo fa sul mio blog per la rubrica “Distillati di sapienza”: è un passo tratto dal libro di Jean-Robert Pitte “Il desiderio del vino – Storia di una passione antica” (Dedalo edizioni, 2010). Cliccate qui. E vi consiglio la lettura di quel libro, un racconto appassionante sulla storia del vino, sulla sua diffusione, simbologia e cultura.
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