Ciao Gianluigi, grazie della tua amicizia.

Caro Gianluigi,

ci siamo conosciuti seduti intorno ad una bella tavola. Tu e la carissima Loredana ci avete invitato in un ottimo ristorante di pesce di Milano. Quella serata resta indelebile nella mia memoria non tanto per le cose (squisite) che abbiamo gustato ma soprattutto perché ha suggellato la nascita della nostra amicizia. A tavola si diventa amici, lo scrivo spesso nel mio blog, e così è stato. Si è anche schietti e sinceri, quando un bicchiere tira l’altro, e quella sera siamo stati tutti più che sinceri nel parlare di noi senza filtri. Non solo è emersa la distanza calcistica (io juventina e tu appassionato interista), ma sono anche venute presto a galla le diverse visioni politiche e religiose.

Tutte queste “distanze” non hanno però creato alcun muro né alimentato diffidenze: ci siamo ascoltati con reciproco rispetto, senza timore di raccontare quanto ci sta a cuore nella vita, motivando le nostre convinzioni con decisione ma senza giudicarci. Il fatto stesso di avere parlato di cose importanti ha reso quella serata bellissima: nessun discorso superficiale, nessun luogo comune o sorrisi di circostanza. È emersa subito la tua passione per il bene, per la giustizia sociale, per la costruzione di un mondo più sano e rispettoso dei diritti dell’uomo. Credo che la stima che ho subito nutrito per te e Loredana, anche nella distanza delle nostre visioni del mondo, sia nata proprio quella sera, per la profondità personale che avete subito rivelato.

Da quella lontana cena milanese ne sono nate molte altre, complici anche i viaggi di lavoro che ci hanno portato a girare insieme per l’Europa. Ognuna di quelle occasioni di frequentazione mi permetteva di apprezzare la tua cultura non banale e mai ostentata, la ricerca del bello e del buono della vita, la profonda conoscenza storica, artistica, letteraria che ti permetteva di gustare quei viaggi con particolare interesse e curiosità intellettuale. E poi a cena gli argomenti di conversazione non mancavano mai, nel ristorante lappone a Helsinki, oppure gustando piatti tipici nei Paesi baschi, nel caratteristico locale accanto alla Moschea di Solimano ad Istanbul, davanti ad una birra a Copenaghen, guardando l’oceano a Biarritz. Memorabile l’evento di Napoli, nel quale tu e tutto il team italiano avete messo tanta attenzione e passione per accogliere le delegazioni straniere, offrendo loro una splendida occasione per apprezzare il meglio della bellezza e della cultura italiana.

L’amore per la cucina e il buon vino ci univa ed era sempre un simpatico pretesto per trascorrere del tempo insieme. Ricordo piacevolissime cene a casa vostra, a mangiare un’ottima bouillabaisse innaffiata da un Cloudy Bay neozelandese, o la cassoeula “sgrassata” da un calice di Franciacorta. Io rispondevo colpo su colpo, con la mia ribollita toscana in una serata invernale o degustando Gewürztraminer in un assolato pomeriggio estivo nella nostra casa sul Lago Maggiore dove Loredana, ottima fotografa, come sempre ci immortalava, lasciandoci così un ricordo di quei momenti insieme. Conservo gelosamente nei miei album quei servizi fotografici e li sfoglio ancora con commozione e gratitudine. Come dimenticare il vostro invito nel suggestivo “grotto” ticinese dove non credevo ai miei occhi all’arrivo del carrello con la sella di capriolo alla Baden-Baden, trionfo di sapori e ricchezza di intingoli e salse, spatzle e castagne. Per te e Loredana la tavola era sempre occasione di amicizia e dono generoso, e l’avete dimostrato in mille modi.

Su alcune scelte politiche e religiose eravamo lontani ma su una cosa eravamo d’accordo: la stima verso san Tommaso Moro. Avevi decisamente messo in pratica la sua preghiera del buonumore:

«Dammi o Signore, una buona digestione ed anche qualcosa da digerire.

Dammi la salute del corpo, col buonumore necessario per mantenerla.

Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti,
e non permettere che io mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo invadente che si chiama “io”.

Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo, concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,
affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri.»

Non ti sentivi parte della Chiesa Cattolica, eppure apprezzavi questo personaggio che ti affascinava. Voglio pensare al vostro incontro lassù, al tuo stupore quando Tommaso Moro ti avrà fatto accomodare al banchetto celeste, sedendosi accanto a te, parlando di cose belle, magari discutendo dei tuoi studi su di lui.

Ciao Gianluigi. Grazie della tua amicizia. Non è un addio, ma un arrivederci. In attesa di essere di nuovo commensali, nell’eternità.

2 commenti su “Ciao Gianluigi, grazie della tua amicizia.

  1. Loredana ha detto:

    Grazie carissima amica per quanto hai ricordato con grande precisione e passione. Te ne sono molto grata e fiera della tua amicizia. A presto.

    "Mi piace"

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