Come cantava Edoardo Vianello, stessa spiaggia, stesso mare. Dopo sei anni torniamo all’Isola d’Elba e tra qualche novità troviamo anche alcune certezze. Una di queste è il ristorante Capo Nord, nel quale facciamo capolino dopo un bagno in mare per prenotare un tavolo per la cena. Attilio prende nota con un sorriso. Alla sera ci fa accomodare in sala e ci indica il nostro tavolo. Proprio il “nostro” tavolo. Quello accanto alla grande vetrata, dalla quale si vede la spiaggia e lo scoglio del Nasuto e si gode il tramonto con una visuale perfetta. Mi giro verso Attilio, commossa: ma davvero ti ricordi ancora che questo è il nostro tavolo?
Per tanti anni abbiamo goduto di quel piccolo privilegio, grazie ai legami che affondano le loro radici nei nonni che si spezzavano la schiena sulle balze coltivate a vigna o pescando nel mare cristallino. Si torna in vacanza da quelle parti e improvvisamente ci si sente a casa e anche quel tavolino riservato, che mi fa spuntare una lacrima di commozione, indica che quella parte della famiglia che è volata a Milano, che vive nelle nebbie della Pianura Padana, che per qualche anno ha scelto altre mete di villeggiatura, ha sempre un porto sicuro dove tornare, dove sarà sempre accolta con affetto. Mi sento un po’ come il figliol prodigo per il quale hanno ammazzato il vitello grasso, solo che qui c’è un bel branzino con patate che cuoce nel forno.
La cena è sublime come sempre, il servizio impeccabile. La Natura ci regala anche un tramonto che suscita stupore per la perfezione dei colori, per quel rosso che infiamma l’orizzonte tingendo il mare e le poche nuvole. Andrea ordina gli spaghetti al polpo “alla maniera di mamma Fillide”, antica ricetta di famiglia, segno di una cucina che cerca l’eccellenza senza però dimenticare il valore di quanto si è appreso tra i fornelli del focolare domestico.
Stessa sensazione nel ristorante di Piero e Gianluca: le ricette storiche, a partire dal pesce alla brace che è davvero il punto di forza del locale, sono una certezza, così come il panorama sul porto di Marciana Marina con la Torre medicea sullo sfondo. Ma il valore aggiunto della serata è conversare con loro, farsi raccontare qualche segreto del mondo della ristorazione, chiedere notizie di vecchi amici, raccontare le novità di famiglia e parlare di nuovi progetti che si profilano all’orizzonte. Il tempo passa, c’è qualche ruga in più sul volto, ma è proprio quel legame dato dai tanti decenni di assidua frequentazione che ci permette di sentirci un po’ in famiglia al tavolo del Rendez-vous, sorseggiando un’Ansonica, un vino bianco da vitigno autoctono dell’Isola d’Elba.
Siccome non c’è due senza tre, ecco che provo quella stessa sensazione di ricordi che mi assalgono quando vado al Ristorante La Betulla sul Lago Maggiore. Menu di terra, pappardelle al cinghiale, brasato e polenta, un vino rosso forte dell’Oltrepo pavese. E’ un agriturismo con le classiche tovaglie a quadrettoni sui tavoli apparecchiati sotto il portico di massicce travi di legno, con tante decorazioni di fiori e oggetti che richiamano la vita contadina. E’ un locale che frequentiamo da molto tempo, i piatti sono una certezza quando si ha voglia di sapori della tradizione.
Oggi ci sono le nuove generazioni della famiglia a gestire il ristorante, ma in un tavolo all’interno, accanto al camino, vedo il patriarca, il Battista. Vado a salutarlo e lui mi accoglie con commozione; comincia a ricordare tanti aneddoti del passato, passa in rassegna i personaggi che hanno fatto un po’ la storia del paese che si sono seduti a quei tavoli. Mi chiede con affetto notizie dei miei genitori. Ancora una volta una lacrima mi spunta mentre lo saluto, promettendogli di tornare a trovarlo presto.
Ci sono ristoranti ottimi, dove sono stata bene, magari benissimo, e poi ci sono ristoranti che non sono soltanto garanzia di buona cucina. Sono luoghi del cuore, dove ci si sente accolti, dove i ricordi prendono il sopravvento. Sono parte della nostra storia. Segno di cultura della tavola ma soprattutto di capacità di creare una relazione. Ristoranti ai quali attribuisco le mie personali stelle per tutto quello che sanno suscitare.