Chiacchiere, bugie, cenci, frappe, castagnole, tortelli: ogni regione d’Italia, direi ogni provincia, ha i suoi dolci di Carnevale o li chiama con un nome diverso. Già dopo l’Epifania fanno la loro comparsa nelle vetrine, prendendo il posto dei panettoni e degli altri dolci natalizi. Il Carnevale è una festa tipica dei paesi cattolici: è un momento di festa, spesso sfrenata e un po’ irriverente, per dare libero sfogo ai piaceri e alle golosità prima delle penitenze quaresimali. Il Carnevale si chiama così proprio perché un tempo si mangiava carne in abbondanza prima dei 40 giorni di magro, dominati dalle astinenze e dai digiuni.
“A Carnevale ogni scherzo vale“: la festa affonda le sue origini nel Medioevo, giorni di scherzi e burle, di mascherate e di danze. Ci si travestiva, ci si faceva beffe dell’autorità, per poco tempo il caos prendeva il posto dell’ordine costituito, si diventava irriverenti nei confronti dei re e dei principi, del podestà e del vescovo. I carri allegorici del Carnevale di Viareggio, con le loro enormi figure in cartapesta di famosi uomini politici, del mondo della finanza o della cultura, ritratti con satira e ironia, sono ancora un bellissimo esempio di tante antiche feste, ricche di creatività e fantasia.
A parte questi rari esempi di tradizioni rispettate, non pensate anche voi che il Carnevale sia un po’ in crisi? Forse perché non se ne ricorda più l’origine. Se non si fa più il sacrificio e la penitenza quaresimale, che senso ha fare il Carnevale? La carne si mangia tutto l’anno (e chi non la mangia, lo fa perché ha scelto uno stile di vita vegetariano); la festa sfrenata si trova sempre e dovunque, in discoteca o in qualche party border line. Se poi si parla di satira nei confronti dei potenti di turno, ci sono i comici televisivi.
Ma tornando alle tradizioni gastronomiche del Carnevale: avrete notato che quasi tutti i dolci che si gustano in questo periodo sono fritti. Un tempo, quando non c’erano i frigoriferi, in inverno non era un problema conservare il lardo, ma all’arrivo della primavera con i primi caldi si guastava irrimediabilmente. Inoltre in Quaresima si doveva rispettare un regime alimentare di magro, dunque era necessario svuotare la dispensa dal lardo prima del Mercoledì delle Ceneri. Ecco perchè a Carnevale si cucinano dolci fritti: oggi non abbiamo più problemi di conservazione degli alimenti, ma è rimasta la tradizione, che affonda le sue radici in una millenaria cultura dove non si sprecava nulla e, nonostante tante difficoltà, si sapeva comunque godere dei piaceri della tavola.
A Carnevale lasciamoci andare ai peccati di gola e facciamo festa, ma ricordandoci l’origine di tutto questo, il profondo senso spirituale di una società che un tempo sapeva davvero gioire e divertirsi, ma poi teneva in grande considerazione lo spirito di sacrificio, il valore anche culturale e antropologico della penitenza, l’esercizio della virtù della fortezza e della temperanza. “Semel in anno licet insanire”, si diceva un tempo. Il problema è che oggi la mancanza di senno, in certi contesti, pare dominare tutto l’anno.
Buonissimi! Non vedo l’ora che arrivi Carnevale per mangiarne un’infinità! Magari aiutano l’ispirazione per scrivere nuovi post! 🙂
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Eh sì, per quanto mi riguarda … il cibo è sempre di ispirazione! Buona giornata!
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