La cucina troppo sofisticata può non piacere, ma anche la troppa semplicità a lungo andare annoia. L’essere umano attraverso la cucina rivela tutta la propria capacità creativa, differenziandosi in questo dagli animali che mangiano solo per nutrirsi. Dai tempi della preistoria, quando si accendeva il fuoco nelle grotte e si rosolava la carne sullo spiedo, arrivando fino ai nostri giorni nelle cucine super tecnologiche, noi trasformiamo il cibo inventando nuove preparazioni complesse, trovando gusto e soddisfazione nelle nostre ricette. Cuciniamo piatti prelibati, realizziamo antiche ricette di famiglia prese dai quaderni di appunti della nonna, così pieni di ricordi e suggestioni; andiamo alla ricerca di nuove idee sui libri di cucina o sui blog specializzati; mescoliamo ingredienti alla ricerca di sapori che stuzzicano l’appetito, gratificando il palato dei nostri commensali. Cuciniamo lasagne, torte salate e dolci; condiamo la pasta con sughi prelibati e facciamo le polpette con gli avanzi; realizziamo timballi, sformati e soufflé; le fettine di carne diventano involtini, le verdure a cubetti una simpatica e coloratissima ratatouille. Anche nelle ricette più semplici, utilizziamo spezie ed erbe aromatiche per insaporire i piatti.
Il gusto è un senso molto sofisticato e grazie ad esso sappiamo distinguere le tante sfumature di quello che troviamo nel piatto: ci sono i cibi salati e quelli dolci, quelli dal sapore piccante e quelli più delicati. Poi ci sono le commistioni, come ad esempio nelle pietanze in agrodolce, dove l’aceto è mescolato allo zucchero creando un effetto molto creativo. La frutta viene normalmente servita a fine pasto ma un risotto alle fragole è un simpatico primo piatto e le mele sono un elemento croccante e gradevole in certe insalate. Pensiamo anche alla nostra mostarda o all’abitudine dei paesi germanici di servire confetture di mirtilli per accompagnare la carne.
C’è chi predilige la cucina semplice, quella che mette nel piatto cibi ben riconoscibili: una bella bistecca con contorno di patate non deve essere “spiegata” al commensale. La creatività dello chef entra però in gioco, ed è bello che sia anche così, quando si realizza un mix di sapori e una trasformazione delle materie prime che rendono difficile l’individuazione degli ingredienti all’origine del piatto. Parte allora il gioco di società: cosa c’è dentro? Con l’immancabile presenza dell’ingrediente segreto, difficilmente individuabile, eppure è proprio quello che dà il tocco originale. Persino il mio nipotino Leonardo, che non ha ancora quattro anni ma per fortuna già apprezza la buona tavola, quando mangia un raviolo o le lasagne chiede cosa c’è dentro, con la curiosità di chi vuole apprezzare di più quello che sta mangiando.
Quanto è bella la creatività in cucina! Ma come dicono gli antichi saggi: “Est modus in rebus”. A volte il piatto troppo sofisticato risulta un po’ stucchevole, quando ci troviamo davanti preparazioni che sono veri oggetti non identificati, come a volte accade in certi ristoranti stellati. L’organo del gusto risiede nella lingua e nel palato ma i cibi ci piacciono o no anche in base al nostro cervello, ai nostri istinti e sentimenti e alle abitudini alimentari acquisite in famiglia: c’è chi si diverte a infilare la forchetta in una preparazione bizzarra, frutto della fantasia di uno chef molto creativo, e chi al contrario preferisce la semplicità del piatto della tradizione, decisamente più rassicurante e di sicuro gradimento.
E a voi come piace la cucina? Semplice o creativa? Io amo stare ai fornelli a trasformare gli ingredienti-base per ottenere un piatto gustoso, mi piace provare la soddisfazione di avere realizzato qualcosa di buono dopo avere lavorato con impegno a tagliare, rosolare, mescolare, mantecare … e molto altro. Ci sono giorni in cui ho poco tempo a disposizione e allora apprezzo la semplicità e giorni in cui (anche come efficacissimo antistress) ho bisogno di avere la mia cucina occupata da mille pentole e accessori. La tavola non è solo nutrimento, è anche occasione di bellezza e arte culinaria, soddisfazione e atto di generosa attenzione verso chi mangia insieme a noi. Come diceva il sommo poeta Dante Alighieri: “Fatti non foste a viver come bruti”. Ma con misura e senza eccessi: mi piace soprattutto che si possano gustare i sapori veri e autentici degli ingredienti, senza troppe sofisticazioni, con una tecnica di lavorazione e cottura che esalti i sapori e non li copra. Una cosa è sicura: anche il piatto più semplice deve essere servito come si deve, con cura nella mise en place, senza gettare nel piatto a casaccio quello che vogliamo mangiare. Noi apprezziamo la tavola non solo con il palato ma anche con l’odorato, con la vista, con l’udito (quanto è bello ascoltare la musica della bistecca che sfrigola o di un tappo che salta!) e con il tatto, prendendo in mano le posate e il calice di vino, il pezzo di pane e le verdure del pinzimonio. La cucina è un’esperienza che coinvolge decisamente tutti e cinque i sensi, bellezza completa e appagante. Non dimentichiamolo, anche sulla tavola di tutti i giorni.
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