La fierezza di indossare un grembiule

Pratico, utile, comodo, assolutamente necessario per chi cucina. E’ il grembiule. Secondo la definizione del dizionario, è l’indumento costituito da un rettangolo (eventualmente fornito anche di una pettorina) legato attorno ai fianchi, che scende fino alle ginocchia o alle caviglie e si indossa sopra gli abiti come protezione durante il lavoro. Ma non è solo utile per evitare macchie e schizzi di sugo sul vestito: è immagine, simbolo, divisa, emblema di uno stile di vita. Con quanto orgoglio i concorrenti di MasterChef si infilano il grembiule, quando vengono ammessi alla prestigiosa cucina del talent show, e con quanta tristezza e commozione se lo tolgono quando viene comunicato loro che devono lasciare per sempre la competizione.

Per uno chef poter cucire il proprio nome sulla divisa è un onore, ma tutti noi dovremmo essere fieri di indossare un grembiule. Ce ne sono di tutti i tipi, neri, colorati, spiritosi, classici o sbarazzini. Spesso sono souvenir di vacanze. La sua simbologia è preziosa e ricca di significato: non dobbiamo temere di mostrarci in pubblico quando lo indossiamo, ad esempio quando arrivano gli amici che abbiamo invitato a cena. Abbiamo dedicato del tempo a preparare un menu prelibato per loro, dobbiamo esibirlo come immagine concreta della nostra gioia per esserci messi al servizio di quella bella compagnia. Mio marito indossa con fierezza il grembiule che gli è stato regalato, con ricamata la simpatica scritta: “Andrea, il re della grigliata”!

Abbiamo tutti il ricordo tenero delle nostre nonne, che con il loro bel grembiule ai fianchi preparavano il pranzo per tutta la famiglia. Quanta superbia c’è in chi si vergogna a mostrarsi con un grembiule: è la triste parabola di un mondo che considera umiliante l’immagine del servizio generoso verso gli altri. Non per nulla “Non serviam” è la locuzione latina che la tradizione mette in bocca al demonio che si rifiuta di servire Dio e il suo progetto di salvezza.

Gesù durante l’Ultima Cena «Si alzò da tavola»: quante volte noi stiamo seduti a farci servire dagli altri. Lui al contrario si mette un grembiule e lava i piedi ai suoi discepoli, insegnando che «Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire». In una parabola del Vangelo c’è la bellissima immagine del padrone che per ricompensare i suoi servi fedeli: «si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli».

Chi indossa un grembiule ha tra le mani un grande potere: cucinando e mettendo in tavola i propri cari e i propri amici costruisce relazioni d’amore, rinsalda i legami, ripara ciò che durante la giornata è stato ammaccato, consola gli afflitti, favorisce un dialogo, fa ritrovare la gioia e il sorriso, fa emergere i problemi e crea le condizioni per la loro soluzione.

Non tutti i canti liturgici moderni che si ascoltano nelle chiese sono di mio gradimento, ma ce ne è uno che ha un testo bellissimo:Servire è regnare.

«Guardiamo a te che sei

Maestro e Signore

chinato a terra stai

ci mostri che l’amore

è cingersi il grembiule

sapersi inginocchiare

ci insegni che amare

è servire

Indossiamo con giusta fierezza il nostro grembiule, come se fosse un manto regale!

2 commenti su “La fierezza di indossare un grembiule

  1. Fiammetta ha detto:

    Fin da adolescente per me indossare il grembiule ha sempre voluto dire lavorare per prendermi cura di qualcosa (la mia casa) o qualcuno (mia mamma o i nostri ospiti). Riceverli e servirli a tavola indossanto il grembiule era un modo per dire loro: “Mi fa piacere che siate qui e prendermi cura di voi”.

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