«Quest’anno il pranzo di Natale sarà in tono minore, ma rimane fermo che almeno in questa occasione il cibo debba essere arte e grazia, perché noi umani non stiamo a tavola solo per nutrirci ma per le relazioni che stringiamo a tavola.» Standing ovation per Alessandro D’Avenia, lo scrittore e insegnante che sulle colonne del Corriere della Sera sottolinea l’importanza del pranzo della festa e lo fa ricordando il messaggio di un film, Il Pranzo di Babette, che come sapete (ne ho già parlato nel mio blog, leggete qui) è uno dei miei film preferiti ed è stato anche citato più volte da Papa Francesco (leggete qui).
Il nostro pranzo natalizio deve essere l’antidoto alla tristezza, alla sciatteria, al grigio che ci circonda. Quindi mi raccomando: che sia tutto un tripudio di colori, di luci, di sapori e profumi. Nutrendo il corpo nutriremo l’anima. Come scrive D’Avenia, ridoniamoci «un mondo in cui le cose non devono essere per forza utili e il tempo non deve essere a tutti i costi accelerato e ottimizzato, ma semplicemente vissuto e donato, perché gli altri possano fermarsi a riprendere fiato. Sarebbe bello prepararsi come Babette a questo Natale, curando dettagli gratuiti, da veri artisti, «sprecando» tempo per e con qualcuno, i pochi con cui potremo festeggiare, in modo da dire, nei fatti: che altro c’è mai da fare se non stare qui, insieme, assaporando i minuti e i doni della vita?»
Leggete qui “Il pranzo di Natale” di Alessandro D’Avenia