Nonostante tutti i problemi che gravano sulla scuola in questo momento (e non solo sulla scuola), l’on. Lucia Azzolina, alla quale è stato affidato il Ministero dell’Istruzione, sembra avere posto priorità alla lotta contro i c.d. stereotipi di genere. Ospite di Nemmeno un clic di Cinzia Leone, facendo riferimento ad alcuni libri di testo della scuola primaria dove sono raffigurati una mamma che stira o cucina e un papà al lavoro, ha detto: “È uno stereotipo tristissimo, il ministero ha fatto degli accertamenti, sentendo gli editori, e credo che sono stereotipi che devono essere superati; è necessario emanciparsi di più”.
Ci risiamo? Già ne ho parlato in questo blog quando l’allora Presidente dalla Camera Laura Boldrini ad un convegno a palazzo Madama sul tema “Donne e media” affermò: “Non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono tutti seduti e la mamma serve a tavola.”. Ma davvero sarebbero questi i problemi della nostra società e della nostra cultura? Confessiamolo che il vero obiettivo di queste considerazioni è la famiglia.
Premetto che ho sempre sostenuto l’importanza della collaborazione da parte di tutti nella gestione del ménage familiare. Evviva i papà che cucinano e fanno la spesa, evviva le donne, spose e madri, che danno il loro importante e geniale contributo nel mondo del lavoro. Ma perché sarebbe uno stereotipo la mamma che ha un ruolo importante nel focolare domestico? Cosa c’è di offensivo? Ci si riempie la bocca di solidarietà, generosità, spirito di servizio: e poi l’immagine di una mamma che cucina o stira sarebbe un insulto alla dignità della donna?
Sarebbe ora che i nostri politici, invece di dedicare del tempo a criticare le immagini di generosità e amore familiare, imparassero anche loro a mettere in pratica davvero quello spirito di servizio. Il mondo funzionerebbe sicuramente meglio.
Molte donne si aspettano dal governo ben altra attenzione verso di loro, a tutela della loro felicità: vorrebbero che lo Stato si facesse carico di una vera politica di conciliazione tra gli impegni di famiglia e quelli del lavoro. E se una mamma decide di dedicarsi esclusivamente ai propri figli dovrebbe essere aiutata a farlo, vedendo riconosciuto il grande ruolo sociale che sta svolgendo, mentre sappiamo che oggi non esistono aiuti, non c’è un fisco a misura di famiglia, anzi le famiglie numerose sono penalizzate.
Dietro queste uscite infelici dei politici, che vorrebbero abbattere quelli che considerano stereotipi, si nasconde l’obiettivo di attaccare l’istituto familiare, visto non per quello che è, un luogo di amore, solidarietà e supporto reciproco, ma come un luogo dove la donna sarebbe schiavizzata nel suo ruolo di moglie e madre. Una donna che cucina? Orrore, il ministero deve vigilare! E non parliamo di quella che stira: immagine offensiva! Se andiamo avanti così, verrà censurato anche Umberto Tozzi, che nella sua canzone Ti amo cantava: «Fammi abbracciare una donna che stira cantando!»
Approdo qui da Aleteia, grazie per aver scritto questo post che condivido pienamente.
A suo tempo, causa l’arrivo dei computer e la conseguente riduzione di personale in ufficio, ho dovuto lasciare il lavoro e dedicarmi – com’era mio nascosto desiderio e con molta molta soddisfazione – totalmente alla famiglia.
Essere casalinga (felice) mi ha causato diverse umiliazioni da parte di parenti e amiche che vedevano in questo una presunta svogliatezza, una chiusura sociale o qualche strana malattia a causa della quale potevo sentirmi felice e appagata cucinando, stirando e pulendo la casa ma soprattutto avendo sempre tempo per figli e marito e amici, nostri e dei figli.
Ora ho amiche che sono scandalizzate del fatto che le loro figlie, laureate, hanno come massimo desiderio il ‘diventare casalinga’ e ‘dedicarsi alla famiglia’. Chissà perchè, si chiedono.
Penso che la vera liberazione femminile consista nella possibilità di scegliere il proprio lavoro includendo tra questi anche la casalinghità con tutto ciò che questo comporterebbe
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Grazie della sua riflessione, che condivido pienamente! E’ una dura battaglia culturale quella di far comprendere il grande valore sociale del dedicarsi alla famiglia. C’è proprio un odio contro la famiglia; anche questi atteggiamenti, secondo me, fanno parte dell’attacco contro l’istituto familiare. L’importante è andare aventi a testa alta, seminando amore e con la certezza dell’importanza di quello che si sta facendo per i nostri cari. Buona Domenica!
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Ma la ministra Azzolina, penso che dovrebbe proprio essere cacciata dal governo, per tutte le cazzate che ha fatto, e detto, e continua a fare. E’ un pericolo per la società. Ma lei dove vive, non ce l’ha una famiglia, una madre che l’ha aiutata a crescere. Forse è stata abituata con domestici in casa, che l’hanno sempre servita.
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[…] Ministra Azzolina: la donna che cucina non è uno stereotipo da abbattere ma un’immagine di amore … […]
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