Non so chi sei, ma hai lasciato traccia del tuo passaggio.
In una splendida domenica di sole di fine ottobre, Andrea ed io percorriamo in auto una strada sterrata che entra nella proprietà di una nota casa vitivinicola piemontese. Non c’è muro di cinta, non c’è cancellata, alcuni cartelli ci indicano che siamo in una proprietà privata, ma percorriamo quel viale liberamente, sentendoci accolti. Non c’è anima viva intorno a noi, solo filari a perdita d’occhio, in lontananza borghi e castelli e una chiesetta di campagna. Il panorama è mozzafiato e i colori dell’autunno sono spettacolari. Lungo la via, si apre uno slargo e ne approfittiamo per fermarci, godere di quella bellezza e fare qualche foto.
Ed ecco la sorpresa: sotto un filare, una lattina di birra, che tu hai gettato via. Anche tu evidentemente ti sei fermato in quello slargo. Eri in auto, in moto? O passeggiavi a piedi su quella collina? Anche tu hai guardato quel panorama. O forse no. Forse eri con amici che ti hanno trascinato lì controvoglia. Evidentemente per te quelle vigne che splendono rosseggianti non sono degne di rispetto, non vedi la sacralità di quel luogo, dove i doni del Creatore uniti al duro lavoro dell’uomo hanno disegnato geometrie precise e regolari. Non sei rimasto incantato pensando ai grappoli ormai raccolti, che ora fermentano nei tini, all’imminente inverno che farà riposare le viti, in attesa di una rigogliosa primavera che ci donerà altri grappoli, altre vendemmie. Non hai pensato a chi si è spezzato la schiena in quel vigneto, per tenerlo pulito e ordinato, scrutando l’orizzonte nel timore dell’arrivo di una grandinata, o rallegrandosi per una stagione che ha felicemente regalato un buon raccolto.
Hai finito la tua birra, hai gettato il rifiuto a terra e te ne sei andato. Troppa fatica metterla nello zaino o in un portaoggetti dell’automobile. Forse l’hai gettata dal finestrino.
E non ti rinfaccio di avere bevuto una birra in un santuario del vino. La birra è una bevanda nobile, soprattutto se d’abbazia. Proprio per questo merita di essere gustata come si deve, nel bicchiere giusto, che ne esalti l’aroma, seduti ad un tavolo in buona compagnia.
Nel mio blog ho parlato spesso di questo aspetto, non secondario, della crisi antropologica che stiamo vivendo e ci sono immagini che rappresentano bene la contrapposizione tra due visioni del mondo. Da un lato c’è chi ama la natura, rispetta il lavoro dell’uomo, apprezza il prezioso prodotto di quel duro lavoro, coltiva la bellezza e l’arte della convivialità. Dall’altro, chi getta lattine vuote in un vigneto.
Ignoto passante, ti saluto, sperando che la tua sia stata solo una svista, una leggerezza. E ti auguro, in futuro, di aprire il cuore allo stupore di fronte allo spettacolo di una vigna: ti assicuro che si vive molto meglio così.
Molto educati e pazienti. Con tutte le porcheria che si vedono in giro bisogna imbottirsi di tranquillanti x non esplodere. Purtroppo l’attenzione x la natura è nel DNA di pochi😭
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L’ha ripubblicato su EGGSANDBACONe ha commentato:
Come non essere d’accordo con Susanna Manzin… lei è fin troppo garbata, io forse sarei stata più dura con l’autore del “misfatto”. Ma proprio per questo lo riposto molto volentieri, ha sicuramente ragione lei.
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Eh ho dovuto trattenermi … confesso che a quella vista la mia reazione iniziale è stata davvero di sdegno. Grazie, un cordiale saluto!
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