Valeria Boselli è di Casale Monferrato, ora vive in Australia ed è chef di un rinomato ristorante di Manly Beach, uno dei quartieri più apprezzati di Sidney. Ha scritto un articolo per la testata Casale News, in particolare per la rubrica ‘Monferrato International’, curata dal Sacro Cuore International School (è la scuola dove, nella classe Primavera, c’è anche il mio nipotino Leonardo!). La scuola, fondata da un punto di vista educativo sui principi salesiani, pone particolare attenzione allo studio della lingua inglese. Valeria Boselli è una ex allieva di questa scuola e nell’articolo ci parla di un piatto tipico piemontese che lei propone, un po’ rivisitato, nel suo ristorante australiano. L’immagine è quella di una giovane monferrina molto intraprendente, che ha avuto il coraggio di andare lontano ma portando con sé la sua storia, la sua cultura, le sue tradizioni.
Ode alla bagna cauda
È un martedì sera a Manly, un meraviglioso quartiere sull’oceano alla periferia di Sidney. Il ristorante è pieno. La degustazione di vini e cibi sta per iniziare. Ci ho lavorato un po’ con i ragazzi. Curo personalmente queste serate e ne ho fatte molte fino ad oggi, ma questa è speciale. Ho deciso di fare una mossa coraggiosa e cominciamo con un nebbiolo delle Langhe.
Uno dei ragazzi arriva e mi chiama dalle cucine. “Val, potresti fare un’introduzione per questo piatto, io non riesco nemmeno a pronunciare il nome!”
Certo. E io sono fuori davanti agli ospiti, con indosso la mia uniforme da chef, i miei tatuaggi, la mia timidezza e tutto quanto.
“Ode alla bagnacauda! Il nostro piatto di apertura questa sera è un piccolo viaggio. Prima di tutto il nome bagna cauda significa salsa calda. È come una fonduta senza formaggio – e comincio a vedere qualche faccia contrariata – preparata in singoli recipienti di terracotta e scaldata da un lumino al di sotto. La salsa è fatta solo di quattro ingredienti: acciughe, aglio, olio d’oliva e latte – ora comincio a vedere il panico negli occhi di alcuni ospiti. – La bagna cauda è un rito: si inizia con verdure crude e si continua con verdure cotte, carne cruda, un formaggio molto delicato e morbido chiamato stracchino, per finire con un uovo cotto nella salsa, ormai consumata quasi del tutto. Ma sui nostri tavoli questa sera il rito è rappresentato da un viaggio lineare, dai carciofi crudi di Gerusalemme alle uova di quaglia. La salsa verrà versata calda dal nostro staff, buon appetito!”
La serata va bene. Seguiranno altre tre portate, provenienti da altre regioni italiane. Finisco e mi siedo a bere un bicchiere di vino con lo staff. Quando gli ospiti iniziano ad andarsene, tutti passano a ringraziare e a dire che tutti hanno ancora voglia del piatto di cui non riescono a pronunciare il nome. “Come è possibile che non lo abbia mai sentito nominare!” “È così interessante!” “E perché acciughe, il Piemonte non è sul mare!”
Perché le acciughe arrivavano dal Mar ligure, venivano messe in barili sotto sale e trasportate attraverso le Langhe o il Monferrato verso Torino, Milano o anche oltre.
“Potresti mandarmi via e-mail la ricetta?”
Si, spedirò la ricetta tradizionale di mia mamma con un’aggiunta: mettere a bagno nel latte la grande quantità di aglio che serve, per tutta la notte, per alleviarne l’intensità.
È una serata che mi rende orgogliosa, mi ricorda perché faccio quello che faccio.
Sono partita da Casale Monferrato verso l’Australia 13 anni fa, da giovane laureata in architettura con la voglia di studiare e viaggiare per un breve periodo. E poi la vita e la passione mi hanno portato a indossare questa uniforme.
Il cibo ha un intenso potere sui nostri sensi, come suggeriva Proust. Il sapore del vino mi porta direttamente sulle colline di Lu Monferrato, in un bar all’aperto, con tavoli e panche di legno, a serate di fine estate e risate degli amici. La bagna cauda mi porta ai pranzi della domenica di novembre a Casale. Pranzi che duravano ore e che per essere digeriti necessitavano di una passeggiata, una “vasca” in via Roma.
Sto camminando verso casa, davanti all’oceano, e i miei pensieri vanno al fiume Po. La vita di un emigrato sta sempre a metà tra quelle radici che sono i fondamenti di sé stesso e gli occhi che hanno deciso di guardare sempre un pochino più avanti.
Valeria Boselli
Ex Allieva del Sacro Cuore International School
Ecco il link all’articolo su Casale News
Bellissimo.
"Mi piace""Mi piace"