Una cena InGalera: ma che bel progetto!

Avete capito bene, si va a mangiare in una prigione. La Casa di Reclusione di Bollate, in provincia di Milano, è nota per il suo forte impegno nei progetti di reinserimento sociale dei detenuti, in particolare insegnando un mestiere che consenta loro, una volta usciti dal carcere, di poter svolgere un lavoro con serietà e passione, evitando così di ricadere nell’illegalità.

Per favorire questo cammino verso un cambiamento positivo, nel carcere di Bollate ci sono un vivaio, una sartoria, una legatoria, una manifattura del cuoio, una vetreria. E poi all’interno del penitenziario c’è un ristorante aperto a tutti: si chiama proprio InGalera. Ho parlato spesso nel mio blog del valore della cucina da un punto di vista formativo: è il luogo ideale per insegnare l’umiltà e il servizio, la disciplina e l’ordine, la voglia di fare gruppo e di condividere successi e crescita. Bisogna collaborare, rispettare la tempistica del gruppo. Un ristorante gestito dagli stessi detenuti è quindi una bella opportunità e una palestra di vita, che favorisce non solo la cultura del lavoro ma anche la crescita personale e sociale di chi sta ai fornelli o di chi fa servizio ai tavoli.

Con grande curiosità siamo quindi andati a cenare InGalera. Il posto è decisamente originale: si entra dentro il primo cortile del carcere, superando la guardiola di vigilanza all’ingresso. Veniamo accolti da un detenuto, in elegante divisa, che con cortesia e professionalità ci accompagna verso la sala ristorante spiegandoci, mentre attraversiamo il cortile, il significato del loro progetto. Una volta entrati, veniamo fatti accomodare al nostro tavolo: l’arredamento della sala è curato, moderno, con qualche nota di design creativo.

Le tovagliette all’americana riproducono immagini di famose carceri. Alle pareti ci sono i poster di alcuni film, diciamo così, a tema: Fuga da Alcatraz, Le ali della Libertà, il Miglio Verde. Scelta simpatica, che denota molta autoironia e rende l’idea del clima che si vuole creare in questo penitenziario.  Per tutta la serata siamo stati seguiti dai camerieri con attenzione e competenza, tutto contribuisce a metterci a nostro agio. Abbiamo mangiato bene e la carta dei vini è ben fornita. Io ho scelto gli gnocchi al grano saraceno con pesto di noci e gli scottadito di maiale cotti a bassa temperatura. Come vedete, un menu sfizioso e non banale.

Il ristorante InGalera è aperto al pubblico sia a mezzogiorno che alla sera, i detenuti sono seguiti da uno chef e un maître professionisti. C’è anche un servizio catering e grazie al loro impegno i detenuti possono conseguire il diploma alberghiero. Quella sera ho visto persone che svolgevano il loro lavoro con gratificazione e soddisfazione: è bello che venga offerta loro questa opportunità di acquisire competenze e di pensare il loro futuro in modo migliore. A noi ha fatto molto piacere trascorrere una serata così, decisamente diversa dal solito e con la gioia di dare il nostro contributo ad un progetto più che meritorio.

Visitate il loro sito web: https://www.ingalera.it/

2 commenti su “Una cena InGalera: ma che bel progetto!

  1. mario.manzin@libero.it ha detto:

    Adesso riesco a leggere il tuo Blog e il ‘pezzo’ sul ristorante InGalera mi ha scioccato (lo ammetto) ma anche interessato. Gli Arnaldi-senior sono una riserva inesauribile di notizie.

    Un abbraccio,

    papà

    >

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  2. Serena ha detto:

    Ristorante nato in collaborazione con PwC Italia

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