Una serata speciale alla Locanda Locatelli a Londra

Amo viaggiare, visitare luoghi lontani, conoscere le usanze e gli stili di vita di altri Paesi. Ho dei bellissimi ricordi dei miei tanti viaggi in Francia, anche perché si mangia molto bene: la rivalità con i francesi in materia di cibo e vini è d’altronde risaputa, poiché ci contendiamo lo scettro della cucina migliore del mondo. In altri paesi al contrario, quando mi siedo a tavola, spesso mi capita di rimpiangere di non essere in Italia. Ad esempio quando ho lasciato nel piatto una disgustosa minestra-di-non-so-che-cosa in Olanda o quando in Svezia pretendevano che bevessi vodka con l’antipasto. A Edimburgo mi sono divertita ad una cena durante la quale è stata declamata da uno scozzese in costume tradizionale la poesia di Robert Burns dedicata all’haggis, il tipico insaccato con interiora di pecora, ma mi sono divertita molto meno quando me lo hanno servito nel piatto. In questi casi penso che una bella porzione di spaghetti non abbia rivali.

Se poi dobbiamo parlare della cucina inglese, mi viene in mente il noto aforisma secondo il quale in Paradiso il cuoco è francese, all’Inferno è inglese (noi ci consoliamo perché in Paradiso l’amante è italiano. Per il testo completo dell’aforisma, vedi la nota in calce a questo post). A parte gli scherzi, la cucina inglese non è proprio all’apice della gastronomia mondiale: a parte il classico roast beef, devo dire che faccio fatica a trovare piatti di mio gradimento e soprattutto cucinati come si deve. Per questo ho un ricordo commosso di una serata londinese alla Locanda Locatelli, il cui chef sta diventando una star della TV poiché è il nuovo giudice a Master Chef Italia. Le recensioni della nuova serie del popolare talent hanno promosso a pieni voti Giorgio Locatelli: elegante e serio, se deve portare critiche ai concorrenti lo fa senza umiliarli, ma con l’autorità di un maestro che vuole fare crescere l’allievo. Una ventata di classe in una trasmissione che come sapete non è nelle mie corde, proprio per quell’atteggiamento dei giudici che troppo spesso manifestano scarso rispetto verso i concorrenti. (vedi il mio post).

Fa piacere leggere in una sua intervista lo spirito con il quale si è accostato a questa avventura televisiva: “Il motivo principale per il quale ho accettato questa sfida è proprio riuscire a trasmettere alle nuove generazioni che la cucina è un atto d’amore. Non uno show. In cucina non esisti solo tu, lo fai per gli altri. […] La mia regola è sempre stata questa. Quando mi metto davanti ai fornelli penso sempre a mia nonna: lei cucinava per noi. Un atto, il suo, di incredibile impegno di tempo e di passione. Basta esibizionismi. Il segreto del mio, del nostro successo (e guarda la moglie Plaxy che lo osserva dall’altro capo della tavola con sguardo adorante, ndr) è che pur avendo la stella abbiamo mantenuto come punto centrale la convivialità. Il riunirsi attorno alla tavola. Sì a cani e bambini. E se qualcuno storce il naso, pazienza. Attorno alla mia tavola c’è la vita, quella vera”. (Corriere della Sera, 7 luglio 2018. Intervista di Angela Frenda).

Ho avuto, come vi dicevo, la fortuna di godermi una cena nel suo ristorante londinese. Lui stesso lo definisce “Un pezzettino di Italia a Londra”. Si trova vicino a Marble Arch e tra i suoi clienti ha molti vip. Mi sono sentita davvero a casa, anche perché siamo stati accolti da un cameriere che ci ha salutato in italiano e ha poi raccolto l’ordinazione sempre parlando in italiano. Bella forza, direte voi, siete italiani! Ma la cosa curiosa è che lo fanno con tutti, un simpatico vezzo per far sentire l’atmosfera del “bel Paese dove il sì suona”.

Anche il menu è scritto in italiano (con traduzione inglese) ed è fantastico trovare puntarelle, burrata, linguine agli scampi, risotto all’amarone, orecchiette alle cime di rapa, tortellini in brodo e persino i pizzoccheri. Carta dei vini prevalentemente italiana, e se volete le bollicine trovate anche gli champagne, ma preceduti nell’elenco da Prosecco e Franciacorta. Serata commovente: ottimi piatti, servizio cordiale e impeccabile. Questo vuol dire essere ambasciatori della cucina italiana all’estero. Questi sono i risultati … di chi si fa ispirare dalla sua nonna!

N.B. Ecco il testo completo dell’aforisma: “Il paradiso è un poliziotto inglese, un cuoco francese, un tecnico tedesco, un amante italiano: il tutto organizzato dagli svizzeri. L’inferno è un cuoco inglese, un tecnico francese, un poliziotto tedesco, un amante svizzero, e l’organizzazione affidata agli italiani.

 

6 commenti su “Una serata speciale alla Locanda Locatelli a Londra

  1. […] ma con l’autorità di un maestro che vuole fare crescere l’allievo (ne ho già parlato, leggete il mio post). Da apprezzare anche la simpatia di Antonino Cannavacciuolo e la serietà dell’eclettico Bruno […]

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  2. Celia ha detto:

    Lo haggis! Che ricordi!… ma no, nemmeno io quanto me l’han servito ho avuto il coraggio 😀

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  3. Frank Seidl ha detto:

    Veramente così.

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  4. Mario ha detto:

    Articolo simpatico, ma su un punto non sono d’accordo con il bravo e simpatico Locatelli: nei ristoranti bambini si, un intero asilo infantile ma cani, per favore, no.

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