Il tacchino di Ebenezer Scrooge

Che Natale sarebbe senza rileggere il Canto di Natale di Charles Dickens oppure senza guardare una delle tante versioni cinematografiche di quest’opera geniale? E’ la storia dell’avaro e crudele Ebenezer Scrooge, che nella notte di Natale riceve la visita di tre spiriti, quello del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro. Rivive la sua vita in una notte e vede le conseguenze delle sua azioni: si ravvede e la sua vita cambia radicalmente così come, grazie a lui, cambia la vita di chi gli è vicino.

Ma c’è un altro protagonista nel racconto: Bob Cratchit, sfruttato dal suo insensibile datore di lavoro, povero contabile che con tanta fatica ma cuore lieto porta a casa il necessario per sostenere la moglie e i suoi quattro figli, l’ultimo dei quali, Tiny Tim, è storpio e gravemente ammalato. Un bimbo meraviglioso. Tornando dalla chiesa dove hanno partecipato alla funzione, papà Bob racconta commosso alla moglie: «Mentre tornavamo a casa mi ha detto che sperava che la gente l’avesse veduto in chiesa, perché è uno storpio, e la gente, vedendolo, si sarebbe ricordata, almeno nel giorno di Natale, di Chi ha fatto camminare gli storpi e vedere i ciechi.»

Nel racconto di Dickens il cibo, quello che c’è e quello che manca, quello che viene donato con generosità o quello che viene sdegnosamente negato con avarizia, è spesso ricordato nel corso della vicenda. Lo Spirito del Natale Presente è seduto su una specie di trono fatto da tacchini, oche, cacciagione, salame, porcellini, salsicce, castagne, mele, budini, barili di ostriche. Lo spirito porta Scrooge a visitare la città che si prepara al Natale, e gli mostra i pollivendoli, i fruttivendoli e le drogherie che traboccano di cibi che riempiono le vie di profumi e aromi deliziosi: «A poco a poco le campane tacquero, le rosticcerie si chiusero, ma una piacevole scia di tutti quei pranzi che stavano cuocendo aleggiava nell’aria.» Il quartiere è abitato da famiglie povere, ma a Natale tutti fanno del loro meglio per mettere in tavola delle prelibatezze, per festeggiare adeguatamente la nascita del Signore.

Così fa anche la signora Cratchit, che cucina l’oca con patate e salsa di mele e un pudding fatto a regola d’arte, suscitando l’entusiasmo dei suoi familiari. Il cibo quel giorno è eccellente, anche se la quantità è scarsa. La numerosa famiglia stenta infatti a tirare avanti, senza riuscire a curare adeguatamente il piccolo Tim. La tenerezza verso quel bambino tocca il cuore di Scrooge che una volta risvegliatosi al mattino di Natale (va beh, faccio un po’ di spoiler, ma tutti sapete la storia!) acquista un enorme tacchino che aveva visto nella vetrina del pollivendolo: «Lo manderò a Bob Cratchit: è grosso il doppio di Tiny Tim!».

Vi consiglio la lettura del racconto, molto edificante e commovente. Trabocca di descrizioni di leccornie, perché non c’è festa senza un pranzo generoso preparato con amore; non c’è Natale senza la voglia di cucinare cose buone per i nostri cari, per farli stare bene e dimostrare così il nostro amore. «Dimmi come mangi e ti dirò chi sei» recita il noto aforisma: infatti Dickens ci presenta la cena squallida, consumata in solitudine da Scrooge, e poi si dilunga nel raccontare le prelibatezze sulla tavola natalizia degli abitanti di quel povero quartiere. E’ molto minuziosa la cronaca della preparazione della cena da parte della signora Cratchit, aiutata dai suoi figli, pronti e generosi nel dare una mano alla mamma. Intorno a quel focolare, povero di cose materiali ma ricco di amore, c’è il meglio dell’umanità.

«E così, come augurò Tiny Tim, il Signore ci benedica tutti quanti».

Sono le ultime parole del racconto. E anch’io come il piccolo Tim

auguro a tutti gli amici del blog che il Signore ci benedica, tutti quanti!

In questo video potete vedere la tavola natalizia della famiglia Cratchit e il canto-preghiera del piccolo Tim. E’ tratto dalla versione cinematografica del Canto di Natale che preferisco in assoluto: “Festa in casa Muppet” (di Brian Henson, USA 1992) nella quale Ebenezer Scrooge è interpretato da un formidabile Michael Caine. Non lasciatevi trarre in inganno: in questo caso i Muppet fanno ridere molto (all’inizio) ma la sceneggiatura è assolutamente fedele al racconto di Dickens e vi assicuro che nel finale il film tocca davvero le corde del cuore (preparate i fazzoletti).

 

 

Un commento su “Il tacchino di Ebenezer Scrooge

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