Santa Lucia: dalla Sicilia alla Svezia, dolci e belle tradizioni

C’è chi attende i regali da san Nicolò, chi da Gesù Bambino e Babbo Natale, chi dalla Befana. Ma c’è una vasta area geografica, che va dalla Sicilia alla Svezia, che attende con trepidazione la festa di Santa Lucia. E’ molto appassionante la ricerca di informazioni sulle tradizioni legate ai santi, perché si aprono finestre inaspettate: si parte dal racconto storico della vita eroica del personaggio e si arriva a parlare di feste, tradizioni, gastronomia, sagre e dolcetti. Nulla di irrispettoso: perché la gloria dei santi, che adesso siedono al banchetto celeste, diventa occasione di gioia incontenibile anche per i fedeli. Ne parlano con molta simpatia, ma anche rigore storico e gastronomico, le scrittrici appassionate di cucina Lydia Capasso e Giovanna Esposito nel volume “Santa pietanza. Tradizioni e ricette dei santi e delle loro feste” (Guido Tommasi Editore, 2017): «Ovunque sia praticata una religione che riconosce il culto dei santi, fioriscono tante, troppe ricette che si rivelano essere vere e proprie forme di devozione, e così anche cucinare e mangiare possono diventare sorprendentemente, manifestazioni di fede».

Un intero capitolo del loro libro è dedicato a Santa Lucia, martire siracusana (283 – 304 d.C.). E’ una santa molto amata, patrona della vista, seppure il suo martirio non abbia avuto nulla a che fare con gli occhi. Forse perché la radice di Lucia è lux, la luce, e la data della sua morte è il 13 dicembre, “il giorno più corto che ci sia” (prima della riforma del calendario gregoriano, che ha spostato il solstizio al 21 dicembre). In quel periodo dell’anno c’erano anticamente delle feste pagane legate alla luce e, come spesso accade, la festa cristiana ha preso il posto di quei culti pagani.

Ma veniamo alle tradizioni gastronomiche legate a Santa Lucia. A Palermo per un giorno Santa Rosalia cede il ruolo di protagonista alla santa siracusana, in ricordo della grave carestia che colpì la città nel 1646 e dalla quale furono salvati proprio per intercessione di Santa Lucia: il 13 dicembre una nave carica di grano approdò al porto, e i cittadini lo mangiarono bollito, senza macinarlo, tanta era la fame. Da allora nel capoluogo siciliano è tradizione in quel giorno non mangiare prodotti a base di farina, ma arancine di riso, panelle e cuccìa, un dolce con grano cotto, ricotta e cioccolato. In Puglia invece si preparano gli Occhi di Santa Lucia, tarallini bianchi glassati.

Spostandoci più a Nord, nel territorio che fu della Repubblica di Venezia (dove il corpo della santa è custodito), in ricordo della pia leggenda secondo la quale la santa portava di notte cibo ai poveri, portando sulla testa una corona di luce, i bimbi aspettano con trepidazione Santa Lucia, che porta loro i doni in groppa al suo asinello. La sera precedente i bambini preparano arance e biscotti per la santa e fieno per l’asinello, che naturalmente al mattino sono spariti, lasciando il posto a dolci, cioccolato e regali. Ma solo se i bimbi hanno dormito e con gli occhi ben chiusi, altrimenti santa Lucia getterebbe una manciata di cenere. Cosa non si direbbe ai bimbi per farli dormire …

La fama della santa ha attraversato l’Europa intera ed è arrivata fino alla lontana Svezia, dove il 13 dicembre il sole non c’è proprio e si vive la lunga notte polare. Alla ricerca di luce (e forse di motivi per tirarsi un po’ su il morale) nel Settecento gli aristocratici svedesi si sono inventati questa suggestiva cerimonia: la figlia maggiore si veste da Santa Lucia, con una corona di candele in testa, e porta la colazione a letto ai suoi genitori, accompagnata dagli altri fratelli in processione, vestiti in abito bianco con una fascia rossa.

Vengono preparati e serviti in quell’occasione i Lussekatter, biscotti allo zafferano e uvetta. Oggi la tradizione si ripete, con cerimonie pubbliche: ogni città e paese della Svezia elegge la sua Santa Lucia, che sfila con il corteo di damigelle e paggetti per le vie, le scuole, gli uffici, le chiese, distribuendo biscotti. Per vincere il freddo pungente, nelle piazze si sorseggia il Glögg, una specie di vin brulè, a base di vino, acquavite, cannella, uvetta, zenzero, vaniglia e zucchero. Anche nella ormai secolarizzata penisola scandinava si sente evidentemente il bisogno, nel lungo periodo durante il quale il sole non fa mai capolino, di scaldare un po’ il cuore con un’antica tradizione. Come sarebbe grigia e fredda la vita, se non ci fossero i santi.

Auguro a tutti che la luce di santa Lucia porti calore e speranza nelle nostre famiglie!

 

 

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