Vado spesso in Monferrato, da quando mio figlio è andato a vivere lì, e con la nascita del mio nipotino ogni scusa è buona per salire in auto e raggiungere quella regione. Quando ho scoperto che quest’anno l’edizione di primavera di Golosaria si sarebbe tenuta a Casale Monferrato e dintorni, non ho avuto dubbi su cosa avrei fatto quel week end. Cosa è Golosaria? E’ una rassegna di cultura e gusto promossa dal Club di Papillon, che accende i riflettori sui migliori produttori artigianali d’Italia, per mettere in mostra le tante eccellenze gastronomiche di cui il nostro Paese è ricco. Avevo già avuto occasione di partecipare a Golosaria alla Fiera di Milano, ma è decisamente più piacevole partecipare alla rassegna di primavera, itinerante, che ha lo scopo di dimostrare come il gusto possa far vivere un territorio, come si possano coniugare la bellezza del paesaggio, l’arte e l’architettura religiosa, civile e popolare e la ricchezza della produzione enogastronomica di un territorio. Si gironzola piacevolmente tra castelli, antiche abbazie, ville nobiliari, colline, con in mano un calice da degustazione e sfiziosissimi street food.
Andiamo con ordine. La giornata comincia al Castello di Casale Monferrato, che ha ospitato nei suoi spazi le bancarelle dei produttori locali: formaggi, salumi, tortellini, marmellate, verdure sott’olio e sott’aceto, riso, dolci, birrifici artigianali e cucine di strada. Ci lasciamo tentare da molte gustose offerte e all’ora di pranzo gustiamo i ravioli del plin con il sugo dell’arrosto, alla bancarella della Cucina delle Langhe, e gli arrosticini abruzzesi, grigliati in una storica Fiat 500 riadattata. Lo street food vanta un’antica tradizione nel nostro Paese, ed eccone un altro esempio davvero stuzzicante: le miasse del Canavese farcite con salumi.
Sono tipiche di alcuni paesini montani al confine con la Valle d’Aosta e sono realizzate con un impasto di farina di mais, quella della polenta tanto per intenderci, tirato in sfoglie sottilissime e cotto sul forno a legna. Croccanti e caldissime, le miasse vengono farcite con formaggio morbido e salumi e voilà la vostra blogger che non se le è fatte scappare! Ma quanto è straordinaria la varietà del cibo italiano: ogni angolo del nostro Paese ha specialità gastronomiche tipiche, frutto della fantasia e creatività della sua popolazione.
Una breve sosta all’Enoteca regionale del Monferrato ci consente di degustare un Grignolino e acquistare un paio di bottiglie.
A quel punto, partenza per il Castello di Uviglie, nel comune di Rosignano Monferrato, dove si celebra un curioso incontro tra barbera e champagne, ma si trovano anche bollicine italiane e rossi del Monferrato, con assaggi golosi di carne cruda battuta al coltello. E’ stata una bella occasione per visitare il Castello, con i suoi sontuosi saloni affrescati e il parco secolare.
Da ben 5 secoli al Castello di Uviglie si producono vini, che suscitano in me molte emozioni, sia perché sono davvero squisiti (l’Extra Brut millesimato Le Cave è degno di nota, a mio modesto parere) ma soprattutto perché mi ricordano un giorno bellissimo: quello del battesimo del mio nipotino Leonardo, alla cui festa abbiamo brindato appunto con i vini del Castello.
La giornata è assolata e viene voglia, dopo questo lungo inverno freddo e piovoso, di passeggiare. Lo facciamo raggiungendo il borgo di Rosignano Monferrato, che ci attira non solo per fare quattro passi tra i suoi vicoletti silenziosi, godendoci uno spettacolare panorama sulle colline del Monferrato, ma anche perché ci hanno promesso una visita agli “infernot”. Cosa sono? Permettetemi una breve digressione, prima di spiegarvelo.
Nel mese di giugno 2014 l’UNESCO ha riconosciuto ai Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato il valore di Patrimonio Mondiale dell’umanità. In questo caso il prestigioso riconoscimento non è andato quindi ad una cattedrale, un castello, un museo, ma a queste dolci colline coperte da vigneti a perdita d’occhio, inframmezzati da piccoli villaggi e cascine, castelli medievali ed enoteche, chiese e monasteri, aziende agricole e cantine, luoghi dove da secoli la viticoltura costituisce il fulcro della vita economica e sociale.
Sono sei le aree che compongono il sito Unesco: la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, le colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante e, appunto, il Monferrato degli infernot.
Sono locali scavati nel sottosuolo, sotto le comuni abitazioni, nella c.d. Pietra da Cantoni, un’arenaria presente unicamente in questa porzione di territorio. Sono destinati alla conservazione domestica dei vini e alcuni di essi costituiscono delle vere opere d’arte, nate dalla tradizione contadina e dalla perizia dei cavatori.
Incuriositi da questa rarità, grazie ad una guida locale visitiamo tre infernot di Rosignano Monferrato. Eccovi alcune immagini e un video.
Davvero l’Italia non smette di stupire, con i piccoli e grandi gioielli del suo territorio, dove la sapiente mano dell’uomo ha saputo valorizzare i doni del Creatore, trasformandoli in prodotti di grande pregio, nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente: un grande inno alla bellezza e alla gioia di vivere.
[…] in fundo siamo scesi nell’infernot (già vi ho raccontato cos’è, se non ve lo ricordate più leggete qui) e abbiamo visitato la chiesa della Madonna delle Grazie, acquisita nel 1989 dalla famiglia […]
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