Dalla grandine sulle vigne: libera nos Domine!

Mi affaccio alla finestra per guardare la pioggia che finalmente sta bagnando la città, dopo tante settimane di siccità. Ma come spesso capita in questi casi, il temporale è violento, cadono chicchi di grandine. Il pensiero corre con preoccupazione a quello che sta accadendo nelle campagne. No, non può grandinare, proprio adesso, sulle vigne! La vendemmia è imminente, si rischia di perdere in pochi minuti tutto il lavoro di un anno. In questo 2017 le scarsissime precipitazioni e il caldo eccezionale dell’estate hanno causato danni ingenti all’agricoltura. I viticoltori sono forse gli unici che manifestano un cauto ottimismo: tutto questo sole ha fatto bene ai grappoli, è un po’ presto per fare previsioni ma l’annata 2017 verrà forse ricordata come una delle migliori. Speriamo che le violenti piogge di questi giorni non abbiano fatto danni.

Il lavoro dell’agricoltore è soggetto ad eventi imprevedibili. In Franciacorta i produttori delle famose bollicine avevano già cantato vittoria ai primi giorni di agosto, annunciando alla stampa che avrebbero fatto una vendemmia straordinaria, anche un po’ anticipata rispetto agli anni precedenti, ma a gelare il loro entusiasmo ci ha pensato l’11 agosto una grandinata con chicchi grandi come palle da tennis, che si è abbattuta su quella regione. Alla conta dei danni, pare che la situazione non sia così drammatica come sembrava ad un primo momento, ma certo la paura è stata tanta e la quantità della produzione ne risentirà (ahimè, aumenteranno i prezzi).

Il produttore di vini deve svolgere un lavoro molto complesso, che richiede specifiche competenze, con l’ausilio di esperti. La scelta del momento della vendemmia è uno dei passaggi più delicati: ogni annata è diversa dall’altra, a seconda della situazione meteorologica, e bisogna azzeccare il giorno giusto. Se dopo aver analizzato un campione si decide di aspettare ancora qualche giorno e poi arriva la grandine, la rabbia è tanta. Tutto il lavoro di un anno viene buttato al vento, e non c’è polizza assicurativa che possa compensare il dolore. E fino ad ora ho parlato della produzione vinicola, ma il tema riguarda tutto il mondo dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame.

Chi lavora la terra sa che per ottenere il frutto del suo lavoro dovrà dare il massimo in termini di impegno, intelligenza e sacrificio. La natura deve essere guidata dalla sapienza dell’uomo e oggi le scienze più avanzate aiutano l’agricoltore a percorrere nuove vie, per adoperare più saggiamente le risorse e ottenere risultati migliori.

Ma il contadino sa anche che ci sono alcuni fattori che non si possono controllare: la pioggia, la grandine, la siccità, le calamità naturali. Si può lavorare per fronteggiarle, per cercare di limitarne i danni, ma non si possono impedire, evitare. Bisogna fare i conti con la Natura che non è sempre amica. L’uomo pianta e irriga ma «è sempre Dio che fa crescere» (1 Corinzi 3,7).

Sarà per questo che ogni religione ha le sue divinità della terra, dell’agricoltura e del raccolto, e ad esse si sono sempre rivolti i contadini per chiedere aiuto e protezione, con riti propiziatori.

Il rituale cattolico prevede ancora quelle che si chiamano “rogazioni”, cioè preghiere, atti di penitenza e processioni per chiedere benedizione divina sul lavoro dell’uomo e i frutti della terra e per tenere lontane le calamità naturali che possono nuocere alle colture. Un tempo era frequente nelle campagne imbattersi in processioni, che si tenevano in genere in primavera, quando si risveglia la natura e inizia il lavoro agricolo; dalla chiesa parrocchiale il sacerdote, seguito dai suoi fedeli, si recava verso i terreni coltivati, recitando preghiere e in particolare le litanie:

A fulgure et tempestate: Libera nos Domine

A peste, fame et bello: Libera nos Domine

A flagello terrae motus: Libera nos Domine

Ut fructus terrae dare, et conservare digneris: Te rogamus, audi nos!

[Dai fulmini e dalle tempeste: Liberaci Signore.

Dalla peste, dalla fame e dalla guerra: Liberaci Signore

Dalla sciagura del terremoto: Liberaci Signore

Affinché Ti degni di darci e conservarci i frutti della terra: Noi Ti supplichiamo, ascoltaci!]

Arrivato davanti ai campi coltivati, il sacerdote benediceva la terra.

Ora è un po’ più raro assistere a questi riti, ma in alcune regioni c’è ancora questa bella tradizione: facendo una veloce “navigata” su un motore di ricerca, ne ho trovati diversi esempi. (Nella foto: processione con la statua di Saint-Vincent, protettore dei vignaioli, in Borgogna).

Per saperne di più, cliccate qui.

Pio XII ricorda che l’agricoltore: «sperimenta ogni giorno la sua incapacità di “fare la pioggia e il sereno”; anche i più meravigliosi progressi tecnici a nulla giovano, se Dio nella sua grazia e misericordia non dà l’incremento e la buona riuscita. Voglia o no, l’uomo di campagna sente continuamente l’azione sovrana di Dio. Egli deve riconoscere che il Signore nella sua bontà “fa sorgere il sole sopra malvagi e buoni, e piovere su giusti e ingiusti”. Ahimè, quanti ingrati non se ne prevalgono che per attendere, per esigere questi benefici come dovuti, senza pensare in alcun modo all’obbligo della preghiera e della riconoscenza.» (Papa Pio XII, discorso ai partecipanti al VI congresso della Confederazione nazionale dei Coltivatori Diretti, 29-2-1952).

Sarà per questo che le campagne, i filari e i frutteti ospitano spesso piccole edicole con immagini di santi e crocifissi: icone poste da chi applica il motto di Sant’Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio».

 

2 commenti su “Dalla grandine sulle vigne: libera nos Domine!

  1. marierose ha detto:

    Grazie ed è tutto vero….buona serata.

    "Mi piace"

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