Stanchi dei grandi chef, gli italiani tornano alla nonna

di Umberto Folena

Ridateci gli spaghetti al pomodoro, gli gnocchi al ragù, il baccalà con la polenta e lo spezzatino con il purè. Molto più semplici e rilassanti, oltre che piacevoli al palato. Continueranno pure a dare soddisfazione agli inserzionisti pubblicitari, gli italiani, stando con il naso incollato davanti ai programmi televisivi in cui imperversano chef grandi, o semplicemente famosi come chiunque riesca a piazzare il suo bel faccione dentro il teleschermo. Ma la gran massa – per l’esattezza tre su quattro – sono stanchi dell’eccesso di elaborazione e, così per far rima, agognano il minestrone.

La clamorosa verità emerge dallo studio condotto dallo Story Cooking di Casa Coricelli, l’osservatorio sulle tendenze nel mondo dell’olio e della cucina dell’omonima azienda umbra, che ha interpellato attraverso un monitoraggio online su network, blog e forum circa 2500 italiani, uomini e donne tra i 18 e i 65 anni. Un campione casuale, quindi non sociologicamente rappresentativo dell’intera popolazione; ma abbastanza ampio per poter trarre alcune caute conclusioni.

E il ritorno ai ‘sapori della nonna’, ai piatti territoriali come la pasta e fagioli, la ribollita, la frittata di maccheroni o gli strangozzi con i funghi vengono preferiti alla nouvelle cousine e all’elaborazione estrema, al frullato di patate con polpo brasato o alla crema di lattuga con quaglie e gambero, per capirci. Il motivo potrebbe essere semplice. Si chiama ‘effetto Madeleine’: questi piatti semplici, oltre a essere meno ansiogeni e stressanti da preparare (c’è chi di notte si sogna lo chef con il cipiglio che lo prende a mestolate per un soffritto imperfetto), permettono di ritornare con la memoria all’infanzia, quando la preparazione delle pietanze, con i profumi della cucina, era legata alla famiglia, mamma e papà o nonna e nonno, che poi ne tramandavano i segreti. Sono i piatti che rinsaldano i legami e ne creano di nuovi: che di cui oggi siamo privi.

Non manca l’intervento dell’antropologa culturale. «I cibi della tradizione, abbandonati negli anni scorsi troppo velocemente a causa di cambiamenti di costume, tornano prepotentemente in voga – spiega Elisabetta Moro, che insegna all’Università di Napoli. – È importante non dimenticare la storia del nostro Paese, perché la tradizione gastronomica è fatta di capolavori. Gli italiani li amano in quanto da sempre simbolo di genuinità e proferiscono puntare su ricette collaudate che diano loro sicurezza». Chi fosse ossessionato dall’essere ‘alla moda’, e pensa che un piatto di spaghetti al sugo, una zuppa di pesce o gli arrosticini non siano abbastanza chic, si rilassi.

Perfino le stelle di Hollywood, quando vogliono mangiar bene con gli amici, scelgono l’Italia della tradizione. Danny De Vito pubblica foto con i piatti che prepara seguendo gli insegnamenti della nonna. Cameron Diaz si fa immortalare mentre stende la pasta insieme a Drew Barrymore. E Lady Gaga, che come artista è criticabilissima, ammette però di non poter rinunciare al cibo della tradizione italiana, e in questo guai a criticarla: i genitori sono originari dell’Italia meridionale e ne ripropongono le delizie nel loro ristorante.

La tradizione, con la sua sapiente semplicità, a tavola vince. Nulla di illogico, dopo tutto. Il Brasile nel calcio vince se gioca da Brasile, non all’olandese. Così noi italiani: stiamo bene e proviamo piacere con i piatti della nonna, che a sua volta li apprese dalla nonna, e così via. Sono consentite piccole varianti, purché non sfocino nell’eresia. Con buona pace degli show televisivi.

[Pubblicato su Avvenire, 22 giugno 2017]

 

3 commenti su “Stanchi dei grandi chef, gli italiani tornano alla nonna

  1. marierose ha detto:

    Sono per le cose semplici spaghetti al pomodoro basilico e via via….pesce ect….non cero la complicazione ….grazie per questo pensiero …des plats semples……merci….

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  2. Silvio Dalla Valle ha detto:

    Finalmente! Il grande ritorno!

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