Vi sarà capitato di avere in casa un po’ di pane di due giorni prima: è difficile prevedere quanto se ne consumerà, a volte se ne compra troppo poco e la sua mancanza provoca un grande dispiacere, che rivela quanto questo cibo così semplice sia il vero re sulla tavola. Per la paura che non basti, se ne compra magari troppo. Io proprio per questo prediligo le pagnotte che sono buone da mangiare anche il giorno seguente, ma talvolta se ne mangia meno del previsto e mi ritrovo nel cestino il pane di tre giorni, troppo duro per poter accompagnare le pietanze. Allora cerco di ingegnarmi e preparo ricette che permettono il suo utilizzo, ad esempio la panzanella, semplice ma gustosissima, soprattutto in estate. In fondo a questo post vi racconto come la preparo io.
In cucina, con un po’ di creatività, si può sempre riutilizzare quanto è avanzato, mettendo in tavola piatti squisiti: se abbondano le verdure e il pane, si possono fare zuppe e minestroni, con la carne e il prosciutto si fanno polpette; con la pasta che rimane si può fare una appetitosa pasta al forno, pasticciata con besciamella e sugo; le frittate e i timballi sono un modo creativo per riciclare ingredienti di ogni tipo.
Gli sprechi di cibo sono sempre da evitare ma mi rendo conto che oggi il problema è causato anche dalla incapacità di cucinare. Gli avanzi si possono riciclare a patto di conoscere qualche tecnica base in cucina, e naturalmente ci vuole anche un po’ di tempo. In realtà, la mia panzanella si realizza in circa 15 minuti, ma quello che bisogna avere è la voglia di tritare, affettare, mescolare. Bisogna, più che avere tempo, avere la testa rivolta a quell’attività, avere la voglia e la passione non solo per la cucina, ma anche per quella che un tempo si chiamava “economia domestica”, la gestione un po’ manageriale delle risorse che ci sono nella nostra dispensa.
Quanta poesia c’è nel pane! E’ un alimento fatto di farina, acqua e lievito. Eppure quanti tipi diversi di pane ci sono in commercio, quanti diversi sapori e forme assume a seconda della regione dove viene prodotto. C’è la michetta milanese, la pagnotta pugliese, la baguette francese e il brezel tedesco, il pane carasau della Sardegna e la tortilla messicana, il pane azzimo ebraico e quello toscano senza sale …. e ne ho citati solo alcuni.
Il lavoro che porta al pane è lungo e laborioso. Bisogna arare la terra, prepararla ad accogliere il seme. Poi si semina, si attende che cresca la pianticella, guardando il cielo, temendo le alluvioni, la grandine. Poi si raccoglie, si batte, si trebbia. I chicchi vengono macinati: ecco finalmente la farina, che bisogna conservare in luoghi adatti, asciutti. E finalmente la si impasta, con il lievito e l’acqua. Lentamente, magicamente la pasta cresce: al momento giusto, la si mette nel forno, alla giusta temperatura, per il tempo necessario. Ecco il pane!
Non ci pensiamo abbastanza, noi che andiamo dal panettiere. Quanto lavoro c’è dietro, quanta sapienza antica: certo aiutata oggi dai macchinari, ma senza l’uomo che sa dosare, che sa calibrare qualità e quantità, il prodotto finale non sarebbe così squisito. Capiamo perché un tempo buttare via il pane vecchio fosse considerato un sacrilegio, un disprezzo verso un bene così prezioso, frutto di un lungo e faticoso lavoro. Quindi, come vi dicevo all’inizio, è naturale che il pane avanzato venga riutilizzato in tanti modi, dando vita a piatti tra l’altro gustosi e ancora oggi apprezzati: la ribollita (alla quale ho già dedicato un post), la panzanella, la pappa col pomodoro.
Il pane è sempre stato alla base dell’alimentazione dei popoli dell’antichità.
Pare siano stati gli Egizi a scoprire i segreti della lievitazione, fenomeno un po’ misterioso, le cui origini erano ritenute soprannaturali e che ancora oggi è affascinante. Proprio per la sua centralità sulla tavola dei popoli e per queste sue caratteristiche un po’ magiche, il pane è protagonista dei miti e della vita religiosa di tanti popoli, che gli attribuiscono una grande simbologia. Vi segnalo a questo proposito quello che già ho scritto su questo blog.
Vi ho promesso la ricetta della mia panzanella, eccola. Ci sono tante versioni, io vi presento quella che mi è stata tramandata.
Ingredienti:
pane raffermo a fette circa 400 gr.
3 pomodori grandi maturi
Basilico
½ cipolla
Tonno sott’olio ben sgocciolato 160 gr.
Una cucchiaiata di olive nere
Una cucchiaiata di capperi
Sale, pepe
Olio extravergine di oliva
Tagliate a cubetti il pane. Se è troppo duro, mettetelo per 5 minuti a bagno con un po’ di acqua e poi strizzatelo bene. Mettetelo in una ciotola con i pomodori e la cipolla affettati, il tonno sminuzzato, basilico tritato, olive, capperi. Condite con abbondante olio di oliva, sale e pepe. Mescolate il tutto e mettetelo in frigorifero per un paio d’ore, così il pane assorbe bene il condimento.
Buon appetito!
Mia cara amica,
a parte il fatto che dimentichi di citare il pane più buono del mondo, e premesso che anch’io odio buttare il cibo, specialmente il pane (in passato il pane costava tanto proprio perché non c’erano i macchinari, era tutto olio di gomito, e quindi più di tanto non se ne poteva produrre: raro e faticoso, ecco perché era impensabile buttarlo), vorrei però notare che un po’ di spreco, e anche un po’ di più di un po’, consente di avere nelle campagne, nei molinifici, nei panificatori, nei rivenditori, meno poveri da sussidiare. Bisognerebbe che qualcuno lo spieghi a chi pontifica su tutto, ma sempre meno sull’essenziale.
Un caro saluto e complimenti sempre
g.
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