L’ottima gastronomia e la salute possono andare a braccetto

Vi propongo un brano del mio libro “Pane & Focolare” (D’Ettoris Editori, 2016)

Nel film Harry ti presento Sally, Marie, l’amica di Sally, mentre sta sfogliando un menu cita una frase che ha letto su una rivista e che l’ha colpita: «I ristoranti per gli anni Ottanta sono ciò che il teatro era per gli anni Sessanta». Non sa che quell’articolo è stato scritto da Jess, seduto davanti a lei. Da quella battuta nascerà l’amore.

Film a parte, si tratta di una affermazione che contiene una grande verità, ed è applicabile anche a questo inizio del Terzo Millennio. La stampa, la televisione, il cinema, i libri, tutti oggi parlano di cibo. Gli chef sono delle celebrità, i talent show che si svolgono in cucina fanno il pieno di ascolti. Un giorno uno dei più famosi chef televisivi stava prendendo un caffè in un bar del centro di Milano quando il bar è stato letteralmente preso d’assalto dai fan in cerca di un autografo o di un selfie, come se ci fosse stata una star di Hollywood o un campione di calcio.

Come ho già avuto modo di raccontare, sono contenta di questa ritrovata voglia di buona cucina, di bellezza e cura della tavola. Per troppo tempo ha dominato la trascuratezza, il consumo di massa di cibi industriali, la globalizzazione alimentare, l’uso di piatti usa e getta e l’abitudine a tracannare bibite in piedi su un marciapiede, con il rischio non solo di provocare un progressivo imbarbarimento della vita quotidiana ma anche di mettere a repentaglio la nostra salute.

La parola gastronomia racchiude nella propria etimologia l’idea di una disciplina: un insieme di norme, di prassi che si tramandano attraverso le generazioni, consigliate da esperti e che sono garanzia di buona salute. In famiglia, chi cucina lo fa con attenzione al benessere dei suoi familiari:  sa cosa deve mangiare il bambino, cosa fa bene all’anziano, alla donna in attesa di un figlio, al ragazzo convalescente, agli uomini che svolgono lavori pesanti. Il giorno della festa si cucinano cibi della tradizione, mettendo in tavola gusto e bellezza, abbondanza e bontà. Abbiamo visto che anche nei monasteri la regola di San Benedetto è garanzia non solo di ordine e disciplina ma anche di vigore fisico e ottima qualità dei cibi. L’Unesco definisce la dieta mediterranea patrimonio dell’umanità, scoprendo che noi da secoli sappiamo mangiare non solo cose buone ma anche sane.

Ma c’è un altro aspetto da considerare: la nostra è un’epoca di abbondanza, in Europa è lontano lo spettro della fame, delle carestie, delle privazioni causate dalla guerra. E’ una grande conquista ma questo benessere, questa offerta ricca e varia di cibi è accompagnata spesso da una mancanza di regole causate anche dalla crisi della famiglia. Oggi l’individualismo dominante lascia l’uomo solo di fronte alle sue pulsioni: davanti all’offerta sempre più ampia dei prodotti del supermercato, ci si chiede giustamente: Cosa fa bene? Cosa fa male? E non si sa più cosa scegliere. La preoccupazione non è solo quella della qualità, ma emerge la domanda che ossessiona la nostra generazione: Fa ingrassare?

La preoccupazione estetica è certamente un fenomeno dominante. Per carità, l’obesità è un problema, ma quando le nonne preparavano merende sane ai loro nipotini, che dopo correvano a giocare in cortile, di bambini in sovrappeso se ne vedevano pochi. Oggi mangiano merendine industriali piene di grassi e poi si mettono davanti ai videogiochi.

Il fatto è che la società dell’abbondanza è ossessionata dalla magrezza: un tempo essere troppo magra per una donna era segno di scarsa salute. Anthelme Brillat-Savarin scrive nel suo libro Fisiologia del gusto, che ho spesso citato per i suoi aforismi, che «la bellezza consiste soprattutto nella rotondità delle forme e nella eleganza delle curve». Parla della «gran disgrazia» delle magre. Le forme arrotondate erano l’icona della bellezza femminile: basta vedere le statue greche o qualche dipinto rinascimentale (quante donne che oggi si guardano con insoddisfazione allo specchio in quei periodi sarebbero state molto apprezzate per le loro forme morbide).

La top model anoressica è spesso considerata la nuova icona di bellezza e molte donne si sforzano di raggiungere quell’ideale femminile. Le patologie dell’anoressia e della bulimia sono in preoccupante crescita. Il cibo rischia di diventare un nemico: molte ragazze fuggono davanti alla vetrina di una pasticceria, come se avessero visto il demonio. Il marketing ne approfitta, con messaggi talvolta confusi e con poco fondamento scientifico: ed ecco pubblicità di prodotti light, con meno grassi (ma meno rispetto a che cosa?), con poche calorie, leggeri. Diete di ogni tipo vengono proposte dalle riviste femminili, dove già a gennaio inizia il terrorismo psicologico dell’avvicinarsi della prova costume.

Eppure abbiamo visto che l’ottima gastronomia e la salute possono andare a braccetto, la bontà che soddisfa la gola e l’ottima qualità dell’alimentazione possono (e devono) stare insieme. E’ importante ritrovare il gusto della tavola, anche per il benessere delle relazioni umane, per ricostruire la famiglia, la comunità, le amicizie.

C’è una speranza: tutta questa moda della cucina, veicolata da tante trasmissioni televisive, può aiutare a riscoprire il piacere della buona tavola. Dopo un lungo periodo di approccio trasandato al mondo del cibo, è motivo di soddisfazione vedere questo ritrovato interesse, che può portare benefici non solo al corpo ma anche allo spirito. E’così piacevole cucinare per i familiari, per gli amici, trascorrere con loro una serata intorno ad una bella tavola apparecchiata con cura, attenzione alla bellezza, amore e armonia!

Ogni tanto qualcuno mi chiede una ricetta: ecco gli ingredienti che vi suggerisco di utilizzare.

Prendete una tavola, copritela con una bella tovaglia, apparecchiatela con cura e bellezza, utilizzando i piatti e le posate del servizio buono, i bicchieri giusti, un bel centrotavola e magari una candela che aiuta sempre a fare atmosfera. Cucinate qualche manicaretto, scegliete una bottiglia di vino adeguato. Invitate gli amici e gustatevi la buona compagnia. Insaporite con una conversazione di qualità, ma senza trascurare la gioia e la spensieratezza. Condite il tutto col sorriso: il risultato è garantito, la magia è assicurata.

[Pane & Focolare, D’Ettoris Editori, 2016, pag. 149 – 153]

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