L’Amarone nel bicchiere e nel risotto

Milano è stata la capitale del gusto, dal 4 all’11 maggio, e la vostra blogger non ha perso l’occasione per partecipare a qualche evento. Già ve ne ho parlato . Ora vi racconto la mia serata ai Caselli Daziari, uno degli incontri organizzati da ART (l’Associazione del settore degli articoli per la tavola, la cucina, il regalo e la decorazione della casa) con l’Associazione della Filiera Agroalimentare (ASSOFOOD), per promuovere lo stile e la bellezza dei prodotti per la tavola insieme alla cultura del buon cibo e del buon vino. In particolare ho avuto modo di partecipare alla serata che aveva come protagonista l’Amarone, ottimo vino della Valpolicella, al centro di una degustazione guidata e della realizzazione di un risotto. Me la potevo perdere, una serata così?

La prima cosa che mi è piaciuta è stata l’opportunità di entrare nel Casello Daziario: un tempo era il luogo di accesso alla città, e viene da sorridere a pensare che la mia Milano finiva lì. Oggi è stato restaurato e viene utilizzato per eventi.

Mi aggiro poi per le due ampie sale del piano terra: una è allestita con alcune tavole riccamente apparecchiate secondo un tema specifico: la tavola per il pesce, la tavola per la carne, la tavola per la verdura e la frutta, la tavola per la grigliata, la tavola per le tisane. Un trionfo di oggetti, accessori, articoli per l’ornamentazione della tavola. Nell’altra sala troneggia una magnifica e coloratissima esposizione di frutta e verdura di fronte alla quale è allestita una postazione per la degustazione di gelato artigianale, prodotto sotto i nostri occhi da una gelatiera super tecnologica. Assaggio con curiosità il gelato al kiwi e quello alla fragola e menta. Apprezzo molto questo abbinamento della fragola con la menta, lo copierò.

 

Salgo poi al piano superiore, dalle cui finestre si può godere il panorama su Porta Venezia, sui giardini pubblici di Via Palestro e sul Corso Buenos Aires. La bella sala è già attrezzata con tutto il necessario per cucinare un risotto con Amarone e trevisana, realizzato anche in questo caso con un elettrodomestico dell’ultima generazione, di quelli che basta mettere insieme gli ingredienti e il robot cucina tutto da solo, mentre la padrona di casa è seduta comodamente in salotto a degustare un aperitivo con gli amici. A me è capitato una volta di cucinare un risotto all’Amarone (col metodo tradizionale) e ricordo la viva sofferenza provata alla sola idea di mettere quel vino prezioso nella pentola con il risotto! Ne ho messo troppo poco e il risultato non è stato un gran che. La prossima volta ne metterò di più, vincendo la mia ritrosia, ma ricordandomi di procurarmi almeno due bottiglie di Amarone: non sia mai che poi ne manchi nei bicchieri!

La parte più spaziosa della sala è invece allestita con una decina di tavoli preparati per la degustazione dei vini, a cura di WineMI, la sigla che riunisce 5 enoteche storiche di Milano (La cantina di Franco, Enoteca Ronchi, Cantine Isola, Drogheria Radrizzani, Eno club): ogni posto a tavola è fornito di una tovaglietta con quattro calici da degustazione. Mentre i sommelier versano i vini della Valpolicella nei nostri bicchieri, un esperto svolge una serie di considerazioni sul senso del rapporto tra l’uomo e la sua vigna, sul contatto anche fisico con le sue foglie, per apprezzarne la diversità della forma, conoscere a fondo la pianta, verificarne lo stato di salute, percepirne le potenzialità. Si parla del nostro dovere di non tradire una storia del vino che è antica di 6000 anni. Mentre si assaggiano un Soave, un Valpolicella e un Valpolicella Ripasso, Donatella Galli, Presidente di ART, spiega che  ogni vino vuole il suo bicchiere giusto, per una degustazione che faccia apprezzare appieno l’aroma, il colore, i profumi, e per cogliere quindi in modo corretto tutte le sensazioni, quelle visive, olfattive e gustative.

Dulcis in fundo, è arrivato anche il momento della degustazione dell’Amarone, un grande vino, ricco di storia, di fascino, di nobiltà.

Grazie a chi ci guidava nella degustazione, ho imparato anche ad apprezzare il valore del c.d. “fond de verre”. Quando il bicchiere è ormai vuoto, rimane sul fondo qualche goccia di vino: se si aspetta qualche minuto e poi si tuffa il naso nel bicchiere, quelle poche gocce sprigionano un profumo straordinario, che rende pienamente il valore di quanto si è bevuto. Un proverbio francese dice: “La vérité est au fond du verre”, la verità è nel fondo del bicchiere. Come dire: “ha sempre l’ultima parola”. Quanta filosofia si può fare, mentre si degusta con la dovuta calma un buon vino.

Una frase ha sintetizzato bene lo spirito dell’incontro: non c’è il vino per il vino, ma il vino per la nostra felicità. E di felicità questa sera ne abbiamo ricevuta molta.

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