Alcuino di York era un grande uomo di cultura, teologo e filosofo: Carlo Magno lo chiamò alla corte di Aquisgrana affidandogli la Scuola Palatina, grazie alla quale venne dato grande impulso alla cultura del nascente Sacro Romano Impero. A chi gli chiedeva se sentiva nostalgia della sua patria, Alcuino rispondeva che non gli mancava nulla, a parte il vino. Affermazione curiosa, i vini inglesi non sono certo molto rinomati. Questione di clima: la latitudine e la scarsità di sole non favoriscono certo la maturazione delle uve e la conseguente vinificazione nell’isola britannica. In realtà, nel Medioevo il clima in Europa era molto più mite rispetto a quello attuale: gli inverni non erano rigidi e l’innalzamento della temperatura favorì l’agricoltura. Eric il Rosso, il Vichingo che scoprì la Groenlandia, la chiamò appunto “Green Land”, Terra Verde, in quanto ricca di pascoli e di foreste, mentre oggi sappiamo che è praticamente una distesa di ghiaccio. Quindi anche in Inghilterra il clima era più mite, nell’Alto Medioevo, e forse il vino del quale Alcuino sentiva la mancanza era meglio di quanto possiamo immaginare.
I meteorologi dicono che ai giorni nostri stiamo assistendo ad un nuovo fenomeno di innalzamento delle temperature: non so se sia per questo motivo, ma comunque anche in Inghilterra sta rifiorendo una viticoltura che alcuni esperti definiscono interessante, e persino la Regina Elisabetta ha deciso di dedicarsi alla produzione di vino, nella sua amata tenuta di Windsor. Nel 2011 alcuni viticoltori vennero incaricati di piantare quattro ettari di vigneto con uve Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, le stesse uve che vengono usate per lo Champagne. Le prime bottiglie di “Windsor Vineyard” sono state stappate nel 2013 in occasione dei festeggiamenti per il novantesimo compleanno della Regina Elisabetta. Quando sono state messe sul mercato a ridosso delle feste di Natale (abile operazione di marketing), sono andate a ruba. E’ in corso la nuova produzione e le bottiglie che attualmente riposano sapientemente nelle cantine si possono già prenotare al prezzo di 35 sterline (circa 40 €).
Il principe Filippo segue con grande interesse il progetto, supervisionato da Stephen Skelton, un consulente che nel 1976 ha piantato le prime viti a Chapel Down nel Kent e che ora è il maggiore produttore del Regno: con il suo spumante, fatto con lo stesso metodo dello champagne, hanno brindato alle loro nozze il principe William e Kate Middleton.
In conclusione, cresce l’interesse per il vino inglese, ci sono siti che propongono il turismo lungo le Strade del vino della verdissima campagna britannica. Non solo birra al pub: i sudditi di Sua Maestà stanno scoprendo il valore del loro vino e se c’è da festeggiare un matrimonio o una vittoria di Rugby non hanno più bisogno di fare acquisti all’estero, per stappare le bollicine. La qualità? Non vi so dire, ma teniamo presente che grazie ai progressi nella agronomia e nella biochimica, grazie all’alto livello universitario degli studi nel campo vitivinicolo, sono sempre più rari i produttori approssimativi e il mondo del vino sta andando sempre più verso una strada di ricerca dell’eccellenza, con una scelta accurata del vitigno adatto a quel territorio e con una altissima professionalità del lavoro nelle cantine.
E poi il vino, lo sappiamo, è anche cultura, emozione, atmosfera, risveglia ricordi e suggestioni. La Casa Reale inglese, con le sue simbologie, i riti, le parate e i matrimoni da favola suscita emozioni e ci riporta ad un mondo fatto ancora di ordine, di bellezza, di stile ed eleganza. Devo dire che mi divertirebbe l’idea di brindare a casa mia, con gli amici, con uno spumante prodotto con uve di Windsor, fermentato nelle cantine del maniero. Guardando il perlage nella flute, ripenserei a quando ho visitato quel castello (è bellissimo, andateci!), a quando ho scattato foto al Cambio della Guardia; penserei alla Regina che si fa stappare una bottiglia alla sua bella tavola, vedo il cameriere che le versa il vino in chissà quali magnifici bicchieri di cristallo, su una tavola apparecchiata con tovaglie e piatti che magari vengono dal corredo della Regina Vittoria.
Che dire? Dio salvi la Regina … e salvi anche l’enologia!
Dio Salve la Reina!
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