Distillati di sapienza – I pasti in famiglia e la Regola di san Benedetto

Inauguriamo una nuova rubrica del blog: “Distillati di sapienza”. Segnalerò attraverso questa rubrica dei brani che sono significativi alla luce dei temi del blog.

Comincio con un estratto dal libro di don Massimo Lapponi “San Benedetto e la vita familiare” (Libreria Editrice Fiorentina, 2009). San Benedetto scrive la sua Regola per una comunità monastica ma i suoi consigli si rivelano molto preziosi anche per una comunità familiare: metterli in pratica significa vivere in famiglia i valori di carità, rispetto, collaborazione, armonia, arricchimento reciproco. L’Europa deve molto al monachesimo, anche a livello sociale ed economico; in una crisi spesso paragonata a quella che ha seguito la caduta dell’Impero Romano, diventa più che mai attuale il modello di vita proposto da san Benedetto, che ha dato un decisivo contributo all’edificazione dell’Europa. Anche la famiglia oggi è una istituzione in crisi, che può trovare aiuto e ispirazione nell’intramontabile insegnamento del santo di Norcia.

Già ho avuto modo di parlare dell’opportunità di consolidare la comunità familiare attraverso i pasti, vi suggerisco dunque la lettura di questo capitolo del libro di don Lapponi.

Proposte per una vita di famiglia ispirata alla Regola di san Benedetto.

I pasti.

Gli insegnamenti che una famiglia dovrebbe trarre dalla Regola di san Benedetto su questo argomento si potrebbero riassumere nei seguenti quattro punti: 1. il pasto deve essere preceduto dalla preghiera comune; 2. per quanto è possibile tutti rispettino gli orari stabiliti e siano presenti fin dalla preghiera iniziale; 3. nel mangiare e nel bere si rispetti la sobrietà e la mortificazione cristiana; 4. non è conveniente per una famiglia, che non è una comunità religiosa, il silenzio e la lettura a tavola, ma ciò non toglie che il pasto deve essere un momento di comunione umana e spirituale tra i presenti – come era uso presso tutte le culture tradizionali – specialmente oggi, quando gli impegni di lavoro e di studio tengono separati i membri della famiglia per quasi tutto il giorno. Per questo dovrebbe essere escluso l’uso della televisione durante i pasti e dovrebbe essere invece favorita la conversazione cordiale tra tutti. Ciò sarà tanto più facile se, come si è detto sopra, i lavori di cucina, di servizio, di lavatura e di riordino non ricadono tutti su una persona, ma sono condivisi caritatevolmente da tutti. [N.d.R.: in un capitolo precedente l’Autore sottolineava l’importanza educativa di distribuire il lavoro domestico su tutti i membri della famiglia].

Si può aggiungere che una nota assai importante per rendere più viva la gioia del pasto comune è la qualità della cucina e perciò il perfezionamento nell’arte culinaria. Anche questo è un aspetto che non è mancato nella tradizione della vita monastica e anch’esso rientra nel discorso già fatto sul valore educativo del lavoro artigianale.

A questo proposito è qui opportuno un accenno al problema dell’alimentazione, notevolmente cambiata in tempi recenti sia come qualità sia come quantità. Su questo cambiamento, che desta notevoli preoccupazioni per la salute fisica e psichica delle nuove generazioni e per un rapporto malsano che si instaura con il creato, hanno influito l’abbandono o la riduzione del lavoro domestico, la generale mancanza di amore per la casa e per l’attività artigianale, l’allontanamento dalla natura e l’urbanizzazione di massa, la diffusione di modelli di consumo offerti da società straniere altamente industrializzate e propagandati da una pubblicità martellante e invasiva, il conseguente oblio delle tradizioni alimentari mediterranee e altri fattori analoghi.

Ciò ha generato una cucina globalizzata, uniforme e priva di rapporti naturali con la produzione primaria degli alimenti. Spesso giovani e adulti, uomini e donne, insofferenti di impiegare il loro tempo nell’arte dell’alimentazione, optano per il cosiddetto fast food, con la conseguenza di assumere regolarmente cibi artefatti nocivi per la vita dell’organismo. A ciò si deve aggiungere l’eccesso nella quantità e il disordine negli orari, dovuti alla diffusa mancanza di ogni autodisciplina morale, considerata superata e improponibile nella moderna civiltà.

A queste gravi storture, che non bisogna affatto sottovalutare, si possono opporre per prima cosa i tre “ingredienti principali” formulati dagli esperti della sana alimentazione: genuinità, stagionalità e territorialità, cioè la cura di avere cibi non artefatti fin dalla loro remota origine, propri della stagione e prodotti nel territorio in cui si vive. Inoltre, come già è stato rilevato, è necessario rivalutare, in particolare per questo aspetto, il lavoro domestico e artigianale, l’amore alla casa, il valore del tempo in essa trascorso, la dedizione e i ritmi necessari per un impegno che richiede pazienza e precisione. Ripetiamo ancora che il coinvolgimento di tutti i membri della famiglia renderà più agevole alla madre il lavoro e sarà educativo per tutti. Infine è necessario riscoprire, anche per la nostra società, l’importanza dell’austerità, della sobrietà, della mortificazione, dei tempi di digiuno: tutte cose che ribadiscono l’attualità della Regola benedettina.

L’Autore:

Don Massimo Lapponi, nato a Roma nel 1950, sacerdote e monaco benedettino, è laureato in teologia tomista presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Roma). E’ docente di filosofia morale e di filosofia della religione presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo (Roma). Ha pubblicato vari libri e composizioni musicali.

 

3 commenti su “Distillati di sapienza – I pasti in famiglia e la Regola di san Benedetto

  1. Serena ha detto:

    Vero, bellissimo libro che ci è stato regalato dal nostro testimone: lettura molto piacevole e regole preziose

    Piace a 1 persona

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