Westvleteren: la birra trappista n° 1 al mondo

Provate a pensare come reagireste se foste produttori di birra e se la vostra birra conquistasse la prima posizione nella classifica mondiale. Fareste i salti di gioia e comincereste ad avviare una adeguata operazione di marketing, approfittando del prestigioso riconoscimento. Ebbene, i produttori della birra Westvleteren XII, definita dal sito web americano www.rateBeer.com come la miglior birra del mondo, non hanno reagito così, anzi si sono molto preoccupati: perché sono monaci trappisti e la notizia ha dato loro una ribalta che non ricercavano e che mette a rischio il raccoglimento della loro vita monastica. Non producono e vendono la birra a scopo di lucro ma per il loro sostentamento e non cercano notorietà e gloria. 

Andiamo con ordine: già vi ho raccontato qualcosa sulla birra e in particolare su quelle d’abbazia.  I  Trappisti (Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza), sono famosi per la birra anche se dei 171 monasteri trappisti nel mondo in realtà solo otto la producono e hanno il diritto di fregiarsi del logo Authentic Trappist Product. Uno di essi si trova nelle Fiandre, vicino al confine con la Francia: è il Monastero di Saint Sixtus, nella località chiamata Westvleteren. La birra Westvleteren è contenuta in una bottiglia dalla forma affusolata e snella: è molto particolare perché non ha etichetta e tutte le informazioni sono sul tappo. Dal 1838 i monaci producono birra e la vendono per il sostentamento del monastero.

La loro vita scorre tranquilla nell’ora et labora, fino a quando la loro birra viene giudicata la migliore del mondo e la notizia si diffonde a macchia d’olio. Il quotidiano inglese The Indipendent  pubblica un articolo dal titolo “I monaci che producono la migliore birra del mondo pregano per una vita tranquilla(The Indipendent, 10 agosto 2005).  Padre Mark Bode, portavoce dell’abbazia, contattato dal giornalista afferma: “Sono preoccupato per la pubblicità che ne sarà fatta e per il tam tam mediatico che ci sarà intorno alla birra. Questo è un’arma a doppio taglio per noi, non nascondo che si tratti di un problema” .

In effetti da quel momento la pace del monastero rischia di essere compromessa ma i monaci trappisti si impegnano nel non lasciarsi prendere dal successo.

Un giornalista di USA Today, abituato evidentemente a rapportarsi con produttori attenti alle regole del commercio, li intervista e chiede come vogliono porsi nei confronti della concorrenza e se pensano di aprirsi alle vendite su larga scala. Padre Joris, che è a capo del birrificio, gli risponde: “La prima regola benedettina che noi seguiamo è l’umiltà, che inizia non mettendo a confronto se stessi con gli altri. Westvleteren è una Trappista; esistono altre sette birre trappiste, ognuna delle quali ha un proprio carattere che riflette la sua comunità. Sono tutte buone. Da dove dovremmo iniziare a competere? Come ogni uomo, dobbiamo essere in grado di vivere. Quindi dobbiamo cercare di guadagnarci da vivere “di” e “con” la nostra fabbrica. Non siamo produttori di birra. Siamo monaci. Produrre birra ci permette di essere monaci. Non c’è motivo di cambiare la situazione o fare più soldi. Se aumentassimo la produzione e ci aprissimo alla GDO, quest’attività cesserebbe di essere una parte integrante della nostra esistenza. Facciamo birra per vivere, non viviamo per fare la birra, quindi la produzione rimarrà a 4.500 ettolitri all’anno, con una vendita al pubblico tra i 70 e 75 giorni.” (USA Today, 10 marzo 2005) .

La produzione limitata rende dunque la birra dell’abbazia Saint Sixtus una rarità, aumentandone l’alone leggendario. Nessuna commercializzazione su larga scala, vendita nei negozi, figuriamoci nella grande distribuzione o con e-commerce. Il risultato? Ogni anno ci sono 1215 casse pronte per la vendita, troppo poche per accontentare tutte le richieste: il giorno fissato per la vendita al pubblico il paese è preso d’assalto, ci sono 3 Km di coda di automobili, la polizia deve dirigere il traffico, gli automobilisti attendono pazientemente per ore.

I monaci raccomandano ai loro clienti di non rivendere a loro volta la birra a fini speculativi, per evitarne la commercializzazione a prezzi esorbitanti, ma un prodotto così raro e pregiato subisce inevitabilmente un aumento della quotazione: nel web si trovano casse vendute a 450 dollari.

Ma di recente i monaci hanno dovuto affrontare un grave problema di ristrutturazione del monastero, a causa di crepe e avvallamenti che minacciavano la stabilità degli edifici. I lavori edili sono molto costosi e a quel punto i trappisti hanno deciso giustamente di sfruttare la fama della loro birra per lanciare una raccolta fondi: hanno creato un bellissimo cofanetto promozionale lanciando liniziativa Una birra per un mattone. Ecco cosa si legge sulla confezione: “Questa preziosa birra trappista viene prodotta e imbottigliata nel cuore dell’Abbazia di Saint Sixtus di Westvleteren. Vi è presentata nell’eccezionale cofanetto regalo prodotto in disponibilità limitata, allo scopo esclusivo di darci la possibilità di contribuire alle grandi opere di ampliamento e restauro del chiostro dell’Abbazia. Alla vostra salute!

Ancora una volta viene confermata la loro autentica vocazione: la produzione di birra è un aiuto al sostentamento dell’abbazia. Fanno birra per vivere, non vivono per fare la birra.

E ancora una volta il rispetto scrupoloso dell’Ora et labora benedettino è all’origine di un prodotto di eccellenza.

3 commenti su “Westvleteren: la birra trappista n° 1 al mondo

  1. […] integrante della nostra esistenza. Facciamo birra per vivere, non viviamo per fare la birra.» (Leggete qua il mio post dedicato a quella […]

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  2. […] mês de junho do presente ano (2016), o site da revista italiana “Pane & Focolare” trouxe a notícia de que os monges trapistas de São Sixto de Westvleteren prosseguem […]

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