San Francesco e il Natale che cade di venerdì

Quest’anno Natale cade di venerdì. Capita spesso, diciamo ogni sei anni. Ma questo fatto mi fa venire in mente un episodio della vita di san Francesco d’Assisi, in un lontano Natale, quello del 1220. Anche quell’anno Natale era di venerdì e i suoi frati erano in grande dubbio: prevale il venerdì, quindi si fa astinenza dalle carni e si pratica la moderazione a tavola, o prevale la festa che si celebra anche con la gioia e la letizia di un bel pranzo abbondante?

Il cristianesimo non prevede cibi proibiti, ma conosce il valore dell’astinenza e del digiuno: si rinuncia a qualcosa di lecito in vista di un bene superiore, per fare penitenza, per offrire sacrificio per i peccatori. Così si allena la virtù della fortezza, ci si distacca dai beni materiali, si eleva lo spirito. Nel Medioevo c’erano molti giorni di astinenza dalle carni: il mercoledì e il venerdì, la Quaresima, le vigilie delle feste (ed erano tante le feste!). Si calcola che si facessero circa 150 giorni di astinenza, ogni anno.

E poi c’erano i giorni di digiuno vero e proprio. Ma digiunare di domenica era una colpa grave: la Regola di Cesario di Arles (VI sec.) prescriveva che la domenica: «non è assolutamente consentito digiunare, a motivo della Resurrezione del Signore. Se qualcuno digiuna di domenica, pecca».

Evidentemente, nessuno aveva chiarito il precetto ai frati di Assisi, che si interrogavano sul da farsi: rispettiamo l’astinenza o festeggiamo con un ricco banchetto? Un frate di nome Morico andò a presentare il quesito a Francesco, che rispose: “Tu pecchi, fratello, a chiamare venerdì il giorno in cui è nato per noi il Bambino. Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino la carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno”.

Continua così il suo racconto Tommaso da Celano, biografo del Santo: «Voleva che in questo giorno i poveri ed i mendicanti fossero saziati dai ricchi e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito. “Se potrò parlare all’Imperatore – diceva – lo supplicherò di emanare un editto generale, per cui tutti quelli che ne hanno la possibilità, debbano spargere per le vie frumento e granaglie, affinché in un giorno di tanta solennità gli uccellini e particolarmente le sorelle allodole ne abbiano in abbondanza”».

San Francesco amava il Natale, a lui si deve la bella tradizione del Presepe: per lui, che non risparmiava al suo corpo penitenze durissime, era un giorno speciale, da festeggiare con generosità, coinvolgendo tutto il creato. L’autore del Cantico delle creature vedeva tutto il mondo, animale, vegetale, minerale unito nel rendere gloria a Dio. Tutto doveva essere trascinato dalla nostra gioia all’arrivo del Salvatore.

Quindi anche noi festeggiamo il Natale con la dovuta solennità, anche a tavola.

Auguro a tutti i lettori del mio blog e alle loro famiglie:

Buon Natale!

 

Un commento su “San Francesco e il Natale che cade di venerdì

  1. […] e fuori dal comune. Ci sono anche aneddoti legati al cibo, e già ve ne ho raccontati due: quello del Natale che cade di venerdì, con i frati in dubbio se fare astinenza dalle carni o festeggiare adeguatamente la nascita di […]

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